di Claudio BozzaI fedelissimi dell’ex premier negano. Ma i governisti temono che si sfili l’appoggio esterno: non è il momento di indebolire l’esecutivo. Il ruolo dei sondaggi (negativi) Più che dal «campo largo», dal tam tam che filtra dalle truppe grilline, Giuseppe Conte sembra essere tentato da un appoggio esterno a Draghi. Il capo M5S pare essersi ancora più convinto che la linea della «responsabilità e dell’unità nazionale» non lo stia affatto premiando. L’ultimo segnale è stato il dato sui consensi nel recente sondaggio Ipsos per il Corriere che dà il M5S al minimo dopo il 32,7% del 2018 . Urge, quindi, cambiare rotta. E tra i rappresentanti dell’ala governista del Movimento stanno aumentando i timori che il loro leader, dietro le quinte, stia preparando uno strappo che potrebbe consumarsi prima dell’estate. Nonostante i fedelissimi dell’ex premier neghino, con nettezza, di voler aprire una crisi in un momento così delicato, i segnali inversi che l’opposizione interna sta annotando sono molteplici. La linea anti Draghi contro l’invio di nuove armi, per il leader Conte è ormai un mantra. E ieri, su Il Fatto, la vicepresidente Taverna ha avvertito: «Il governo? Non si resta a ogni costo». Il 21 giugno, il premier Draghi arriverà in Senato per fare delle comunicazioni, due giorni prima del Consiglio europeo. È un’occasione che i Cinque stelle a trazione contiana aspettavano da tempo. Per questo stanno preparando una risoluzione contro gli aiuti all’Ucraina, che, messa ai voti, potrebbe rivelarsi assai insidiosa per la tenuta della maggioranza. Mariolina Castellone, capogruppo a Palazzo Madama che si è assai avvicinata all’ex nemico Conte, starebbe discutendo i contenuti del documento anche con pezzi di Lega che, sulle armi, la pensano come il leader M5S (e sopratutto come Salvini). Potrebbe essere questo «incidente politico» a spingere il presidente M5S a uscire dal governo. Senza contare che, entro fine giugno, si dovrà votare il «dl aiuti» con norme pro inceneritori. Per Conte è però essenziale arrivare forte alla boa del 21. Ma le variabili che lo precedono sono rilevanti. La prima: il 7 giugno, al tribunale di Napoli, è in programma la discussione del nuovo ricorso presentato dal gruppo di ribelli grillini sulla seconda votazione dello Statuto M5S. A febbraio i giudici avevano già azzoppato la leadership di Conte, e un’altra decisione analoga infliggerebbe un colpo durissimo. La seconda variabile: il 12 giugno si vota per le amministrative. La fronda anti Conte si aspetta un’altra serie di risultati deludenti . E se Conte dovesse comunque staccare la spina al governo, il rischio di una scissione dei gruppi parlamentari diventerebbe più che probabile. Intanto, fino al voto nei Comuni, i parlamentari vicini a Di Maio abbiano scelto la consegna del silenzio, per poi far scattare eventualmente il redde rationem. Dall’ala governista, una battuta la concede però Sergio Battelli: «Siamo in una fase delicatissima, tra il superamento della crisi pandemica, la guerra in Ucraina e la necessità di spendere al meglio i fondi del Pnrr. Non è quindi assolutamente il momento di scossoni e turbolenze», dice al Corriere il presidente della commissione Affari europei, vicino al ministro Di Maio. Battelli fa intendere che il suo monito non è rivolto al solo Conte, ma al Movimento tutto: «Non discuto delle battaglie sui temi, che sono sacrosante visto che la dialettica costituisce un arricchimento per il Paese — aggiunge —, ciò che bisogna evitare è di indebolire il governo mettendolo quotidianamente in discussione». 30 maggio 2022 (modifica il 30 maggio 2022 | 07:27) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-30 08:33:00, I fedelissimi dell’ex premier negano. Ma i governisti temono che si sfili l’appoggio esterno: non è il momento di indebolire l’esecutivo. Il ruolo dei sondaggi (negativi), Claudio Bozza