di Emanuele Buzzi e Maria Teresa MeliIl capo dei 5 Stelle sale al Quirinale e chiarisce: «Non vogliamo la crisi» Conte non arretra, ma rilancia. Punge il Pd («non siamo una succursale, pretendo rispetto»), tiene il punto sulla questione armi e sale al Colle da Sergio Mattarella . Il leader M5S è stato sorpreso dal vedere subito sui media i temi della conversazione con Enrico Letta di mercoledì. Nel corso del colloquio Conte — pur registrando la diversa posizione dem — ha chiarito che «per il Movimento la posizione sulle spese militari non è frutto di estemporanee convenienze ma di profonda convinzione nei valori e nei principi M5S». L’asse con i dem vacilla e l’ex premier torna a caldeggiare una legge elettorale proporzionale. Per Conte, che ieri ha riunito il consiglio nazionale, è importante avere scongiurato la strettoia del 2024 e respinto l’accelerazione degli investimenti nel settore militare. Il Movimento ha comunque intenzione di proseguire la sua battaglia chiedendo lumi sull’incremento della spesa anno per anno. Con questi presupposti, il presidente M5S ha incontrato il capo dello Stato. «Da Mattarella si è parlato di tutto, della situazione economica e sociale, del Def, della situazione internazionale e di varie altre cose», dice Conte. L’ex premier ha rassicurato il capo dello Stato delle posizioni anti-putinane del M5S e ha chiarito che «non vogliamo una crisi». Dal Quirinale derubricano l’incontro a uno dei periodici faccia a faccia che il capo dello Stato ha con i leader, un incontro cordiale, disteso, sul quale non pesava un rischio di crisi di governo. Il Pd è è in allarme. Anche se il decreto Ucraina è passato tranquillamente con 214 voti favorevoli e 35 contrari (molti gli assenti, 25 ingiustificati, il M5S Petrocelli ha votato no e Conte ne ha annunciato l’espulsione). Letta non si aspettava l’offensiva di Conte. Dà la linea i suoi: «Non rispondiamo alle provocazioni e non abbassiamo la guardia. È in atto una grande campagna mediatica, c’è il rischio che il governo venga destabilizzato, dobbiamo impedirlo». Al Nazareno si teme che l’obiettivo dell’ex premier non sia solo Draghi ma anche il Pd. Secondo Orfini Conte ha la tentazione di «andare alle elezioni da solo» e «si sta smarcando per vedere se cresce nei sondaggi». Orfini va all’attacco: «Letta e Guerini hanno avuto fin troppa pazienza. È chiaro che qui il merito non c’entra niente, sfido chiunque a trovare una coerenza in Conte». Ma anche la pazienza di Guerini, evidentemente, ha dei limiti, se il ministro della Difesa tiene a precisare che sulle spese militari «non c’è stata una mediazione ma una conferma degli obiettivi», al contrario di quello che dice Conte (mentre nel M5S puntano l’indice contro il cortocircuito comunicativo del Pd, che prima parla di mediazione dem poi ritratta). Un altro pd, Fausto Raciti, non crede che l’ex premier voglia la crisi ora: «Vuole fare il partito del Fatto, assorbire Leu e cercare di prendere il nostro elettorato più di sinistra». Simona Malpezzi non nasconde che i pd «sono preoccupati» per atteggiamenti che «hanno rischiato di mettere in crisi la stabilità di governo e la nostra credibilità internazionale». Letta però invita i suoi a «voltare pagina»: «Ora ci vuole massima attenzione a costi sociali della guerra e all’impennata dell’inflazione». Perciò è al lavoro una task force guidata da Misiani che la settimana prossima presenterà una pacchetto di misure urgenti per le famiglie e le imprese 31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 22:37) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-31 20:24:00, Il capo dei 5 Stelle sale al Quirinale e chiarisce: «Non vogliamo la crisi», Emanuele Buzzi e Maria Teresa Meli