A chiarimento di quanto riportato in maniera incompleta da alcuni organi di stampa, l’Aran sottolinea che la possibilità di adottare un’identità alias prevista dal contratto collettivo nazionale per l’Istruzione e la ricerca 2019-2021, è già contenuta in tutti i contratti del pubblico impiego 2019-2021 (funzioni centrali, funzioni locali e sanità) firmati nel 2022 e 2023, nei casi indicati dalla legge 164 del 1982.
Pertanto, non si tratta di una novità per il mondo della scuola, ma dell’applicazione di una norma già inclusa in tutti i contratti del pubblico impiego.
Il comunicato del Ministero
“In merito alla norma sull’identità alias per i docenti in transizione di genere, contenuta nel contratto di Istruzione, università e ricerca, si precisa che si tratta di una clausola già presente in tutti i contratti della pubblica amministrazione, da ultimi quelli sugli enti locali e sulla sanità”. Lo precisa il ministero dell’Istruzione e del Merito in una nota.
“La clausola trova fondamento in una legge del 1982 e in alcune sentenze della Corte costituzionale sulla transizione di genere – sottolinea – Consente il cambio del nome all’interno dell’istituto scolastico per coloro che abbiano già iniziato il percorso di transizione di genere, il che presuppone preventivi passaggi giudiziari e sanitari. La clausola è nata da un confronto tra i Sindacati e l’Aran”.
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