La mancata firma al contratto nazionale da parte di Uil Scuola era nell’aria da giorni, anzi da settimane.
Negli ultimi tempi, più di una volta il segretario nazionale Giuseppe D’Aprile si era lasciato andare a dichiarazioni non particolarmente ottimistiche.
L’annuncio di queste ore non arriva dunque inaspettato.
Ma adesso si conoscono nel dettaglio le ragioni che hanno indotto uno dei tre sindacati confederali a “rompere” con Cgil e Cisl.
“I Contratti nazionali di lavoro – spiega D’Aprile – si sottoscrivono perché sono migliorativi rispetto al testo precedente e non è questo il caso. È stata una decisione difficile, abbiamo lavorato fino all’ultimo momento, in tutti i modi, per introdurre modifiche nelle parti che riteniamo lesive dei diritti del personale”.
Il segretario elenca i punti più controversi: “Il nodo politico sulla mobilità, la mancata valorizzazione del personale Ata, la precarizzazione del lavoro delle segreterie, l’assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero e la parte dedicata alle relazioni sindacali, che non convince”.
Una delle questioni che più di altre ha convinto la Uil Scuola a non firmare riguarda la mobilità.
“È evidente – spiega D’Aprile – che, se un contratto si sottopone ai vincoli di legge, perde la sua natura pattizia e ha poca ragione di esistere”.
Osservazione del tutto legittima, in quanto Uil Scuola (e per la verità anche altri sindacati) speravano che nel contratto venisse scritto una volta per tutte che la mobilità deve essere sottratta a ogni vincolo di legge.
Il punto è, come più volte abbiamo scritto, che questo risultato può essere raggiunto solo con una legge che demandi totalmente alla contrattazione l’intera materia.
Per il momento le norme generali, ribadite anche dal “Decreto Madia” del 2017, stabiliscono che i contratti collettivi possono derogare da una legge a meno che la legge stessa non stabilisca che la disposizione è inderogabile.
E questo è appunto il caso dei vincoli alla mobilità introdotti all’epoca del Ministro Fioramonti alla fine del 2019 e che sono stati successivamente “ammorbiditi” ma mai cancellati del tutto.
Ma ci sono anche altre questioni che a Uil Scuola non piacciono.
“Nell’impianto normativo del contratto – chiarisce D’Aprile – vengono implementate ulteriormente le mansioni di tutto il personale ATA. Una inaccettabile ulteriore attribuzione di ruoli per cui i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e i Dsga, già oberati di incombenze a volte estranee alle loro mansioni, saranno soggetti ad ogni tipo di lavoro con riferimenti generici alla formazione senza che essa venga imputata a carico dell’Amministrazione”.
“Il tutto – conclude D’Aprile – in cambio di una irrisoria valorizzazione economica che assolutamente non trova riscontro con i carichi di responsabilità e di lavoro del personale, falcidiato negli anni passati da politiche di tagli lineari e non razionali. Fare sindacato, significa fare delle scelte e significa farle con responsabilità e coerenza. Da sempre, affermiamo la necessità che la scuola torni al centro dell’agenda dei premier”.
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