Chi ha finanziato i partiti alle elezioni? A Forza Italia mezzo milione dai figli di Berlusconi, a FdI l’aiuto dal Twiga, il flop del Pd

Chi ha finanziato i partiti alle elezioni? A Forza Italia mezzo milione dai figli di Berlusconi, a FdI l’aiuto dal Twiga, il flop del Pd

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di Claudio Bozza

In 700 pagine il registro dei finanziatori delle forze politiche: il record della Lega, il balzo di Fratelli d’Italia (3,5 milioni) e il picco negativo del Pd. Facciamo i conti in tasca alla campagna elettorale più anomala della storia: chi e quanto ha finanziato

Nella cassaforte di Fratelli d’Italia, per sostenere la campagna elettorale che ha portato la prima donna a Palazzo Chigi, sono arrivati finanziamenti da aziende che operano nel settore militare e della Difesa, ma anche dal Twiga, il lussuoso bagno della Versilia della coppia Briatore-Santanchè, con la seconda poi diventata ministra del Turismo. Ci sono poi i conti di Forza Italia, salvati in buona parte dai 5 figli di Silvio Berlusconi con mezzo milione di euro. E poi la Lega, regina incontrastata con oltre 6 milioni raccolti, che tra le centinaia di sostenitori conta pure il sindacato dei gestori di slot machine e scommesse e un’azienda produttrice di sigarette elettroniche, spesso difese da Salvini (ex fumatore di tabacco “vero”). E c’è infine il Pd, le cui casse sono rimaste molto più vuote del solito perché, evidentemente, anche finanziatori e imprese storicamente amiche sono stati scoraggiati dai sondaggi. Un fund raising, quello del Nazareno, che è stato di fatto pareggiato anche dalla piccola federazione tra Azione e Italia viva. Analizzando le oltre 700 pagine del registro dei finanziatori dei partiti, depositato e aggiornato per legge presso la Camera, emerge un quadro assai interessante, che denota come i grandi finanziatori abbiano virato radicalmente le rispettive bussole avendo fiutato lo storico cambiamento politico al timone del Paese.

FRATELLI D’ITALIA

TRENTAMILA EURO DAI CANDIDATI IN COLLEGI

BLINDATI. E L’AIUTO DI SANTANCHÈ-BRIATORE

Al partito della premier Giorgia Meloni, che 10 anni fa conquistò l’1,96% e stavolta si è affermato primo partito con il 26%, non sono più arrivate le briciole degli esordi. In previsione di una grande vittoria, il forziere meloniano ha raccolto da inizio anno almeno 3,5 milioni. Una cifra importante, mai vista in Via della Scrofa, che dopo aver coperto le spese della campagna servirà anche per ampliare la sede e rafforzare l’organico del fu “partitino”, che ora poggia su una decina tra dipendenti e collaboratori: il Pd, per avere un paragone, ha circa 130 assunti. Una fetta importante del totale è stata versata da tutti i candidati che potevano contare su un seggio blindato: 30 mila euro a testa, oltre ai versamenti mensili. In cima alla lista dei finanziatori più curiosi c’è il tandem di Flavio Briatore e Daniela Santanchè, co-proprietari del Twiga: dalla società del bagno di Marina di Pietrasanta sono arrivati 26 mila euro nelle casse di FdI, partito decisamente contrario alla messa a bando per le concessioni balneari, come l’Ue impone da tempo secondo la legge Bolkestein. (Proprio nei giorni scorsi, Santanchè ha venduto le sue quote del Twiga suddividendole tra il suo compagno Dimitri D’Asburgo e il suo socio Briatore)

Santanchè è poi diventata ministro del Turismo e, però, subito incappata nel vortice di un’inchiesta della procura di Milano per il crollo di Visibilia, concessionaria pubblicitaria fondata proprio da Santanchè. Altri 40 mila euro sono arrivati da Paola Ferrari, ex conduttrice Rai de La Domenica sportiva e moglie di Marco De Benedetti. Poi ci sono i 10 mila donati dalla Red Lions srl, holding che controlla l’impero della pummarola Mutti, che ha sostenuto pure Azione di Carlo Calenda con 25 mila euro. Ben 100 mila euro sono arrivati da Giulia Cosenza, già deputata di An, e timoniere della Milano investimenti spa, società attiva nel campo delle costruzioni. Marco Rotelli, della famiglia che guida il gruppo ospedaliero privato San Donato, ha versato 30 mila euro non solo a Fratelli d’Italia, ma praticamente a tutti i partiti. Dalla Drass Galeazzi srl, azienda del settore della Difesa sono arrivati 10 mila euro; l’impresa con sede a Livorno, come evidenziato dal sito di fact checking Pagella Politica, è iscritta all’Aiad, sindacato del settore, costola di Confindustria, che fino a poco tempo fa era presieduto dall’esponente di FdI Guido Crosetto, poi nominato ministro della Difesa.

FORZA ITALIA

TRA LUGLIO E SETTEMBRE RACCOLTI 1,7 MILIONI.

DAL PARTITO-AZIENDA AL PARTITO-FAMIGLIA

Da inizio anno Forza Italia ha ricevuto almeno 3,2 milioni di finanziamenti. La fetta più ampia è arrivata tra luglio e settembre, dopo l’addio di Draghi: 1,7 milioni. Scorrendo l’elenco dei sostenitori saltano subito all’occhio cinque nomi: Eleonora, Luigi, Marina, Piersilvio e Barbara, i figli di Berlusconi che hanno versato 100 mila euro a testa nelle casse del partito fondato dal padre. Mentre Fininvest, la cassaforte di famiglia, ha donato 100 mila euro. Altri 93 mila arrivano da Adriano Galliani, senatore uscente, amministratore delegato del Monza e da sempre braccio destro di Berlusconi. Circa 26 mila sono stati versati da Renato Schifani, ex presidente del Senato e da poco eletto governatore della Sicilia. Una buona fetta del tesoretto azzurro arriva dai parlamentari: a quelli che avevano un seggio sicuro era stato intimato, con tanto di lettera ufficiale del tesoriere, di versare 30 mila euro a testa. Anche per Forza Italia, partito anti Bolkestein, ha rilevanza la questione balneare: da Paola Marucci, moglie del senatore (non rieletto) Massimi Mallegni e proprietaria di hotel e un bagno in Versilia, sono arrivati 15 mila euro.

LEGA

IL RECORD DI SALVINI: CI SONO I MILITANTI

MA ANCHE LE SIGARETTE ELETTRONICHE

Il partito di Matteo Salvini, finito sotto al 9%, nonostante il deludente risultato alle Politiche del 25 settembre ha comunque attirato l’interesse dei finanziatori privati, evidentemente convinti che la Lega sarebbe stata il perno per spingere il centrodestra a Palazzo Chigi. Dall’inizio del 2022, il Carroccio ha incassato almeno 6,5 milioni, molti dei quali arrivati dai territori, specialmente al Nord, dove il partito denota ancora buon radicamento. I candidati nei collegi blindati, oltre ai 3 mila di contributo mensile durante la legislatura, hanno versato 20 mila euro a testa. Ma a qualcuno è andata male lo stesso: Mario Barbuto, presidente dell’Unione italiana ciechi, quei soldi li ha dati, ma poi ha perso nell’uninominale a Palermo. Analizzando la galassia dei sostenitori salviniani emerge il sostegno rilevante delle università private e telematiche.

Un nome su tutti: i 100 mila euro arrivati dal Monte Finanziario europeo srl, società riconducibile a Pietro Luigi e Martina Polidori, figli di Francesco, fondatore di Cepu. Altri 50 mila sono stati versati da Vaporart (furono 100 mila nel 2018), produttore di sigarette elettroniche. Basta una rapida ricerca su Google per ritrovare i video dello “Svapo day”, la protesta che Salvini organizzò contro il paventato aumento delle accise sulle e-cigarette. Altri 43 mila euro sono stati ricevuti da Assotrattenimento 2007, associazione che riunisce i gestori di slot machine e scommesse. Da annotare anche una curiosità in particolare: la Lega Nord (oggi soppiantata da Lega per Salvini premier dopo le vicissitudini giudiziarie) risulta ancora iscritta al registro dei partiti e continua a ricevere finanziamenti, come i 6 mila euro a testa dai ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli.

PARTITO DEMOCRATICO

SPARITE LE GRANDI AZIENDE. PERÒ

C’È UN GENEROSO IMPRENDITORE

Il Pd era dato come “perdente” da tutti i sondaggi della vigilia; questo fattore ha condizionato in maniera pesante il fund raising del Nazareno, che storicamente riceveva finanziamenti massicci anche da molte grandi aziende. Aziende che, stavolta, sono sparite quasi del tutto. Il partito di Letta ha raccolto solo 1,2 milioni tra luglio e agosto, mentre il totale tra gennaio e settembre è di circa 3,5 milioni. La parte del leone l’hanno fatta i piccoli sostenitori a livello locale, oltre ai candidati nei collegi “blindati” che hanno versato 15 mila euro a testa. Tra gli aiuti più generosi salta all’occhio quello di Francesco Merloni, 97 anni, ex ministro della Dc con sette legislature alle spalle e amico personale di Enrico Letta. Merloni, oggi presidente onorario del colosso degli elettrodomestici Ariston Thermo, ha versato 100 mila euro nelle casse dem. Molto curioso è invece il nome di Gianfranco Librandi, che tramite la Milano Krea design srl (azienda di mobili) ha donato 60 mila euro al Pd.

Librandi, parlamentare eletto con Scelta civica, poi passato al Pd e infine a Italia viva, è un imprenditore renziano doc, tanto da aver versato a Open, la fondazione dell’ex premier (oggi liquidata), la bellezza di 800 mila euro. Ma non è finita, perché alle ultime elezioni Librandi era candidato con +Europa, partito sostenuto con altri 100 mila euro. «Non ci vedo niente di male» spiega Librandi a 7. «Ho finanziato la politica sperando di dare all’Italia una situazione di stabilità». Tra i politici salta poi all’occhio Elly Schlein, ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna e oggi deputata, che pur non essendo iscritta al Pd ha versato al Nazareno un totale di 12 mila euro divisi in due tranche. E ora sta preparando la sfida alla segreteria per il dopo Letta.

AZIONE-ITALIA VIVA

LA MODA SI MOBILITA. MA ANCHE

LE ACCIAIERIE E I GRANDI POLI DELLA SANITÀ

Il tandem degli “amici per forza” formato da Carlo Calenda e Matteo Renzi, viste le istanze rappresentate, grazie a molti imprenditori generosi ha raccolto circa 3 milioni da inizio anno. Partiamo dai sostenitori del leader di Azione. In testa c’è Pier Luigi Loro Piana con 75 mila euro, mentre altri 20 mila sono arrivati sempre dalla moda (gruppo Zegna) e 10 mila da Renzo Rosso di Diesel. Il patron di Prada Patrizio Bertelli ha versato 50 mila euro, mentre da Luciano Cimmino (gruppo Yamamay-Carpisa) 20 mila. Dal patron di Ferrarelle Carlo Pontecorvo sono arrivati 10 mila euro; 30 mila da Cremonini, colosso delle carni. Tremila da Marco Tronchetti Provera e 30 mila da Guido Maria Brera, il finanziere scrittore milanese. Le acciaierie Arvedi hanno versato ad Azione 50 mila euro, e sempre dall’acciaio sono arrivati 30 mila euro da Antonio Marcegaglia; mentre un totale di 80 mila da Gianfelice Rocca del gruppo Humanitas e vertice di Techint. C’è infine Alberto Bombassei, già ai vertici di Confindustria e oggi presidente onorario di Brembo, che ha fatto un bonifico di 50 mila euro.

Molto serrata, specie nella parte finale della campagna, la raccolta fondi di Italia viva, che ha incassato quasi un milione in 20 giorni a settembre. Al partito di Renzi, in attesa che il Terzo polo nasca formalmente, sono arrivati 25 mila euro da finanziatori storici come Davide Serra, finanziere e fondatore di Algebris. È di 50 mila euro il bonifico di Giovanni Tamburi, finanziere con partecipazioni Amplifon, Alpitour, Moncler, Hugo Boss. Daniele Ferrero, “mago” del cioccolato con il marchio Venchi (ma nemmeno parente dei Ferrero di Alba), ha finanziato Renzi con 30 mila euro, oltre ai 100 mila del passato. Il patron di Diesel Renzo Rosso ha dato 10 mila euro, come a Calenda. Ben 100 mila euro è invece il finanziamento di Lupo Rattazzi, presidente di Neos air e figlio di Susanna Agnelli. Dall’acciaio sono poi annotati 30 mila euro da Emma Marcegaglia. E infine sono rilevanti i 100 mila euro bonificati dal monegasco Manfredi Lefevre D’Ovidio, fondatore della Silversea cruises e re (quasi) assoluto delle crociere di lusso.

MOVIMENTO 5 STELLE

LA REGOLA: NIENTE SOLDI DA PRIVATI.

L’EX LUIGI DI MAIO HA RACCOLTO 300 MILA EURO

Da statuto il M5S non accetta finanziamenti da imprenditori e aziende private. Sono ammessi sono sostegni contenuti, raccolti grazie a donazioni online, oltre ai versamenti da mille euro mensili versati da tutti gli eletti nell’arco della legislatura. Il partito di Giuseppe Conte da inizio anno ha raccolto meno di un milione di euro e, vista la bocciatura a livello burocratico, non ha potuto incassare nemmeno il 2 per mille, voce che per gli altri partiti è molto importante per il bilancio. Lo scissionista grillino Luigi Di Maio, ex ministro degli Esteri, con Impegno civico è riuscito a raggranellare circa 300 mila euro da aziende varie. Un mini tesoretto che però, a fronte dello 0,6% incassato alle elezioni, è servito per fare eleggere un solo parlamentare: Bruno Tabacci, per di più di un altro partito.

26 novembre 2022 (modifica il 26 novembre 2022 | 08:54)

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, 2022-11-26 08:00:00, In 700 pagine il registro dei finanziatori delle forze politiche: il record della Lega, il balzo di Fratelli d’Italia (3,5 milioni) e il picco negativo del Pd. Facciamo i conti in tasca alla campagna elettorale più anomala della storia: chi e quanto ha finanziato, Claudio Bozza

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