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Non si ferma il dibattito sul merito, che anzi sta dando luogo a confronti e approfondimenti stimolanti, con sviluppi interessanti anche sul piano politico. Lo si è visto bene nel convegno promosso dalla Cisl scuola lo scorso 2 marzo intitolato “Sul merito. Ragioni e valori a confronto”. Al dibattito, moderato da Paola Guarnieri, giornalista della RAI e curatrice del settimanale “Tutti in classe”, è intervenuto il ministro del Mim Giuseppe Valditara.
Al centro del confronto, aperto da una introduzione di Paola Serafin, membro della segreteria nazionale CISL Scuola, è stata l’interpretazione del concetto di merito, la cui accezione in senso meritocratico è stata fortemente criticata dalla maggior parte dei relatori, a partire da Luigino Bruni, ordinario di economia politica all’Università LUMSA, che si è definito apertamente “meritocritico” tra gli applausi dei presenti. Nel mirino del professore non l’idea ma l’“ideologia” del merito, che legittima e anzi incrementa le disuguaglianze. Il merito è “al 90% un dono” (dipende dalla genetica, dalla famiglia, dagli incontri, dalla “vita”) non è il frutto di libere scelte individuali, e la meritocrazia non farebbe che aumentare le differenze di partenza. Compito della scuola è invece quello di ridurre le differenze valorizzando la singola persona e i suoi talenti.
Sulla stessa linea “meritocritica” si è collocato il pedagogista Francesco Magni, ricercatore dell’Università di Bergamo – collaboratore e discepolo di Giuseppe Bertagna, teorico della personalizzazione – che ha messo la dimensione relazionale al centro dell’azione pedagogica del “magister”, che aiuta ciascun alunno a sviluppare le proprie personali potenzialità in un un’ottica non competitiva (“non c’è un solo modo di essere bravi”) mentre la scrittrice Dacia Maraini, collegata on line al dibattito, pur concordando sulla critica alla meritocrazia, ha messo l’accento soprattutto sulle cause strutturali delle disuguaglianze, come l’eccessivo numero di alunni per classe, che a suo giudizio non dovrebbero mai essere più di 15.
Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, è stato l’unico dei relatori a difendere se non proprio la meritocrazia almeno la misurabilità del merito, inteso come raggiungimento di livelli adeguati di apprendimento da parte degli studenti. Per questo, prendendo le distanze dall’ottica personalistica e inclusiva dei primi due relatori (“la mia è una visione liberale”, ha detto) ha insistito sui ritardi e gli squilibri della scuola italiana che emergono dalle prove Invalsi e dalle comparazioni internazionali, considerando fondamentali la formazione iniziale e continua dei docenti, per i quali dovrebbe essere prevista una carriera con funzioni e retribuzioni differenziate. Temi sui quali la platea del convegno si è mostrata tiepida, se non perplessa, mentre ha mostrato di gradire le aperture del ministro Valditara verso la personalizzazione dei curricula e ha condiviso le conclusioni della segretaria generale della Cisl scuola Ivana Barbacci. Di questi due interventi diamo conto nelle notizie successive.
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