Corte di Giustizia Europea: la «Carta del docente» spetta anche ai precari

Corte di Giustizia Europea: la «Carta del docente» spetta anche ai precari

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L’ordinanza

La decisione potrebbe aprire la strada a migliaia di azioni legali da parte dei prof supplenti, per rivendicare il diritto alla corresponsione della cifra per tutti gli anni di servizio prestati con contratto a tempo determinato

di Dino Caudullo

2′ di lettura

Tutti i docenti precari hanno diritto a ricevere la Carte elettronica da 500 euro. Dopo la recente sentenza con cui il Consiglio di Stato aveva aperto un varco alla possibilità per i docenti precari (di religione cattolica) di ottenere anch’essi, come tutto il restante personale di ruolo, la cosiddetta Carta elettronica del valore di 500 euro annui, cui era seguita una pronuncia del Tribunale di Torino, adesso il principio è stato sancito, con valenza certamente più rilevante, da parte della Corte di Giustizia Europea.

La legge 107/2015 ha istituito la Carta elettronica

La legge 107/2015 ha previsto l’istituzione di una Carta elettronica del valore nominale di 500 euro annui per l’aggiornamento e la formazione del docente, da utilizzare per l’acquisto di libri e di testi utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software, per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione, per rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali.

Prevista solo per i docenti di ruolo

Il Dpcm del 25 settembre 2015, nel definire le modalità di assegnazione e di utilizzo della Carta elettronica, ha tuttavia indicato come suoi esclusivi destinatari solo i docenti di ruolo a tempo indeterminato delle scuole statali, con esclusione quindi del personale non di ruolo.

Il Tribunale di Vercelli aveva rimesso la questione alla Cgue

Prima ancora che si pronunciasse il Consiglio di Stato sui precari di religione cattolica, con ordinanza del 16 luglio 2021 il Tribunale di Vercelli aveva chiesto alla Corte di Giustizia di pronunciarsi circa la compatibilità con la normativa comunitaria della disposizione di cui all’articolo 1, comma 121, della legge 107/2015, che esclude espressamente il riconoscimento e il pagamento di una determinata retribuzione aggiuntiva di 500 euro a favore del personale docente del ministero dell’Istruzione assunto a tempo determinato, in quanto tale retribuzione aggiuntiva costituirebbe una retribuzione per la formazione e aggiornamento del solo personale assunto con un contratto a tempo indeterminato.

La Corte di Giustizia dà ragione ai precari

Con ordinanza depositata lo scorso 18 maggio, di cui si è appresa notizia oggi, la VI sezione della Corte di Giustizia ha evidenziato che la clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla Direttiva 1999/70/CE, deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del ministero dell’Istruzione, e non anche al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di 500 euro all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti.

, 2022-05-27 09:02:00, La decisione potrebbe aprire la strada a migliaia di azioni legali da parte dei prof supplenti, per rivendicare il diritto alla corresponsione della cifra per tutti gli anni di servizio prestati con contratto a tempo determinato, di Dino Caudullo

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