di Antonio Carioti
Due le fasi della flottiglia. La prima in cui i mezzi italiani portarono a segno incursioni contro le basi britanniche del Mediterraneo. E la seconda in cui Borghese decise, dopo l’armistizio, di schierarsi contro gli Alleati e al fianco dei nazifascisti
La X flottiglia Mas è passata alla storia come unità combattente della Repubblica sociale italiana, responsabile di violente rappresaglie ed esaltata negli ambienti neofascisti: per questo la maglietta celebrativa indossata da Enrico Montesano ha suscitato diffusa riprovazione. Ma la vicenda di questa unità dei mezzi d’assalto della Marina italiana è per la verità più complessa, non si esaurisce nella scelta del comandante Junio Valerio Borghese di continuare la guerra, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, contro gli angloamericani e al fianco dei nazisti.
Innanzitutto il motto latino sul retro della maglietta di Montesano, Memento audere semper («Ricordati di osare sempre»), corrispondente alla sigla Mas, nasce in una fase storica precedente alla Rsi e allo stesso fascismo. Lo coniò il poeta Gabriele d’Annunzio nel 1918, durante la Prima guerra mondiale, in seguito alla cosiddetta «beffa di Buccari», l’incursione di Motoscafi armati siluranti (l’acronimo Mas significa anche questo) in una baia dove si trovavano all’ancora navi della flotta austro-ungarica. Poi bisogna considerare che la X Mas era in origine un’unità della Regia Marina e che non tutti i suoi appartenenti aderirono alla Rsi. La stessa denominazione di X fu assunta solo nel marzo 1941, in ricordo della Decima legione prediletta da Giulio Cesare: in precedenza era la I flottiglia Mas.
Insomma la storia della X Mas va divisa in due fasi. La prima vide i mezzi d’assalto italiani compiere audacissime incursioni nelle basi britanniche del Mediterraneo – Suda (Creta), Gibilterra, Malta, Alessandria – ottenendo in alcuni casi significativi successi. L’episodio più importante fu quello di Alessandria, quando gli incursori della X Mas, nel dicembre 1941 entrarono nel porto egiziano sui loro siluri a lenta corsa, i cosiddetti «maiali» e affondarono una petroliera e due corazzate nemiche. Nel maggio 1943 il comando della X Mas fu affidato a Borghese, nato nel 1906, che si era distinto per le azioni compiute dal suo sommergibile Sciré. E pochi mesi dopo si pose il problema di scegliere che fare dopo la conclusione dell’armistizio. Una parte degli incursori rimase fedele al re e andò a costituire un’unita chiamata Mariassalto, che combatté al fianco degli Alleati contro i tedeschi. Ad essa si unirono anche alcuni militari della X Mas che erano stati fatti prigionieri dai britannici dopo aver compiuto l’impresa di Alessandria.
A La Spezia invece, dove c’era la base principale della flottiglia, Borghese manifestò la sua intenzione di proseguire la guerra insieme ai tedeschi. E la X Mas, che mantenne la sua denominazione, venne impiegata come unità terrestre contro gli Alleati, per esempio sul fronte di Anzio e Nettuno, ma soprattutto nella repressione della guerriglia partigiana. Questo secondo impegno vide i fanti di marina al comando di Borghese commettere anche crimini di guerra, di cui è testimonianza la famosa e macabra immagine di un giovane impiccato con al collo un cartello con la scritta «Aveva tentato con le armi di colpire la Decima». Dopo la guerra Borghese fu processato, ma se la cavò con una condanna lieve e venne subito scarcerato. Fu anche per un breve periodo presidente onorario del Movimento sociale italiano. Nel 1968 creò una sua organizzazione di estrema destra, il Fronte nazionale, alla guida della quale tentò un colpo di Stato immediatamente abortito, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Si rifugiò poi nella Spagna franchista, dove morì in circostanze poco chiare il 26 agosto 1974.
14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 13:16)
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