Cosa determina il fallimento dei  nostri studenti? Il sistema delle bocciature e le modalità di intervento. Ne parliamo con il DS Francesco Manno. Con proposta Scheda di autovalutazione periodica

Cosa determina il fallimento dei nostri studenti? Il sistema delle bocciature e le modalità di intervento. Ne parliamo con il DS Francesco Manno. Con proposta Scheda di autovalutazione periodica

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Ci sono numerose ragioni per cui gli studenti falliscono a scuola, e queste ragioni possono essere analizzate in vari modi. Alcune cause di fallimento scolastico tra gli studenti, però, sono tipiche, a cominciare con forse il più subdolo: la paura. Il fallimento è causato dalla paura, sia del fallimento stesso che del successo (la pura del percorso verso il successo scolastico, come lo percepiscono gli studenti). Sono moltissimi gli studenti che lasciano che la loro paura impedisca loro di completare le necessarie azioni che contribuiranno al loro successo scolastico.

Paura di fallire anche per gli studenti overachievers

Alcuni studenti rinunciano ai loro studi scolastici e interrompono di provare perché hanno paura di fallire questo percorso, più o meno articolato. Studenti che sono overachievers o che mancano di fiducia accademica possono sperimentare questo tipo di preoccupazione. Sarebbe necessario, però, far sapere loro che possono imparare dal fallimento quando questo si dovesse verificare; gli insegnanti possono aiutare a superare la paura del fallimento.

Mancanza di interesse o motivazione

Un altro motivo per cui alcuni studenti fanno male è collegato alla mancanza di interesse e di motivazione. Per consentire loro di collegare, in maniera più facilitata, il valore dei loro studi al mondo reale, i genitori, ma più ancora gli insegnanti, dovrebbero svolgere un ruolo motivante nella vita dei bambini, degli adolescenti e dei ragazzi. È fondamentale dare agli alunni la motivazione di cui hanno necessità per fissare e lottare e per raggiungere i propri obiettivi. Il loro percorso verso il successo può essere ostacolato dalla mancanza di entusiasmo o, cosa peggiore, dalla mancanza di interesse. Sarebbe, dunque, utile, dedicare un po’ di tempo a insegnare agli studenti il valore del cogliere le opportunità e di impegnarsi raggiungere il successo.

Un sistema valutativo in grado di leggere le competenze

Ultimo motivo, ma non meno importante, è l’inadeguatezza del nostro sistema di valutazione improntato, forse troppo spesso, sul voto inteso come punizione e premialità e non come misuratore delle competenze. È collegato al voto il tema, già per altro attenzionato, delle bocciature. Abbiamo voluto ascoltare, in merito il dirigente scolastico prof. Francesco Massimo Manno, alla guida dell’Istituto Comprensivo Perugia 8 di Perugia.

“Preside, si boccia ancora nelle scuole italiane. Tolti i casi collegati alla non frequenza, all’abbandono scolastico, alla dispersione per le più molteplici cause, la bocciatura ha più senso?

«In base alla mia esperienza professionale maturata ormai in oltre vent’anni di lavoro nelle scuole, “fermare” un/a alunno/a o uno/a studente ha senso solo nella misura in cui si ritiene che ripetere l’anno scolastico rappresenti un’ulteriore possibilità di riflessione e per permettergli di continuare ad usufruire delle opportunità offerte dalla scuola. Una scuola dotata di ricche risorse (economiche, ma anche strumentali e umane) riesce a introdurre tutte le misure necessarie per offrire agli alunni e agli studenti in difficoltà la possibilità di recupero; tuttavia, in assenza di tali risorse risulta molto più difficile offrire tale opportunità, vanificando il senso della “bocciatura”. Il problema è che per molte persone, anche nel mondo della scuola, la “bocciatura” viene vista in maniera sanzionatoria, talvolta punitiva e non come un’opportunità in più. Per rendere utile e proficua una maggiore permanenza nelle aule scolastiche è necessario che la società non la veda in maniera negativa e stigmatizzante, ma come un’ulteriore possibilità di apprendimento».

Non è possibile prevedere un percorso intensivo di recupero, in corso d’anno?

«Le istituzioni scolastiche prevedono, di norma, dei corsi di sostegno allo studio e di recupero delle competenze eventualmente non acquisite nei tempi programmati per la classe nel suo complesso e rivolti agli/alle studenti che non le hanno raggiunte e che ne hanno bisogno. Ciò non impedisce, tuttavia, che in talune circostanze si renda necessario dare la possibilità allo studente di ripetere l’anno scolastico, proprio per permettergli di raggiungere quegli obiettivi che per le più svariate ragioni (personali, familiari, sociali, di contesto o di altra natura) non sono stati raggiunti. Tali corsi di sostegno/recupero prevedono, però, un numero limitato di ore (si solito una decina), di certo non sufficienti per offrire il supporto didattico sperato. Anche questo aspetto dipende dalla generale scarsità di risorse economiche, oltre che dalla concomitanza con i numerosi impegni di natura burocratica (talvolta incomprensibili) che appesantiscono il lavoro del personale della scuola, riducendo il tempo a disposizione per le attività di natura prettamente didattica».

O, più ancora, non sarebbe, finalmente, più utile modificare e migliorare il nostro sistema di valutazione?

«La necessità di modificare e migliorare il nostro sistema di formazione e di valutazione è ormai impellente da molti anni, anche se è rimasto finora ampiamente e tragicamente inascoltato. La riflessione sulla opportunità o meno di fermare un alunno/studente e dargli la possibilità di ripetere l’esperienza non pienamente maturata durante un anno scolastico si accompagna alla necessità di rivedere il sistema di valutazione nel suo complesso. Alcune innovazioni didattiche messe in pratica nel nostro Paese propongono, ad esempio, di far ripetere l’anno scolastico a quegli studenti che non hanno raggiunto proficuamente gli obiettivi didattici magari con “credito”, ovvero con la possibilità di portare con sé le valutazioni positive in quelle materie in cui esse sono state raggiunte. Un’altra innovazione didattica in via di sperimentazione prevede invece di non valutare il percorso di apprendimento e maturazione culturale con i voti, ma con altre modalità meno sintetiche e più articolate che tengano conto dei progressi effettivamente raggiunti, piuttosto che di sottolineare quelli non raggiunti. In ogni caso, la revisione del sistema di valutazione degli alunni e degli studenti non può essere slegata dalla necessità di revisione del sistema di valutazione nel suo complesso (della singola istituzione scolastica, dei docenti, dei dirigenti scolastici e del sistema scolastico tutto)».

In allegato la “Scheda di autovalutazione periodica”

Si allega una proposta di “Scheda di autovalutazione periodica” in uso al Liceo Scientifico “Michelangelo Buonarroti” di Monfalcone (GO), diretto con magistrale competenza dal dirigente scolastico prof. ing. Vincenzo Caico.

Scheda di autovalutazione periodica

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