Cosa fanno agenti  di Pechino «infiltrati» nelle comunità cinesi di  Milano e New York

Cosa fanno agenti di Pechino «infiltrati» nelle comunità cinesi di Milano e New York

Spread the love

di Federico Rampini

L’indagine del Senato Usa: Controllano il dissenso nella diaspora. Il Guardian: L’Italia il Paese pi infiltrato. Spiano gli espatriati, rimpatriano forzatamente i dissidenti

La polizia cinese in mezzo a noi, a casa nostra. La presenza di agenti cinesi nei paesi occidentali nota da anni, spesso cominciata in epoche in cui rapporti con Pechino erano pi distesi o perfino idilliaci. Certi Stati – Italia inclusa – accolsero volentieri la cooperazione fra le proprie forze di polizia e quelle della Repubblica Popolare: poteva essere utile per contrastare la criminalit cinese, disporre di agenti in trasferta che parlano il mandarino, il cantonese, o dialetti delle varie comunit di immigrati. Dai flussi di immigrazione clandestina alle attivit illecite delle Triadi mafiose (narcotraffico, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo), il know how delle forze dell’ordine cinesi era benvenuto.

Per lungo tempo i governi occidentali hanno chiuso gli occhi sul danno collaterale di questa cooperazione: i poliziotti cinesi che agiscono sul nostro territorio possono anche spiare i loro concittadini, segnalare i dissidenti, reprimere le manifestazioni di protesta. Oggi questo rischio balzato in primo piano. Dopo che la Repubblica Popolare stata percorsa da proteste contro i lockdown e le quarantene, la diaspora cinese nel mondo ha visto aumentare i segnali di disaffezione dal regime. Un tempo non era cos. Per esempio, tra i numerosi studenti cinesi nelle universit occidentali, in passato prevaleva il nazionalismo. Era raro – mi baso anche su esperienza personale – imbattersi in studenti cinesi nelle universit americane o europee che avessero opinioni critiche su Xi Jinping. La popolarit del presidente era alta. I quasi tre anni di Covid zero hanno intaccato questa fiducia.

Quando hanno cominciato a trapelare le notizie sulle prime manifestazioni di protesta in Cina, nelle comunit di cinesi espatriati c’ stata una diffusa solidariet. Ma questo rende sempre pi controversa la presenza di poliziotti cinesi nei nostri paesi: sono in grado di schedare gli studenti che contestano Xi, segnalarli a Pechino, con conseguenze pesanti per loro e per i loro familiari rimasti in patria. Di colpo, l’esistenza di una vasta rete di “commissariati cinesi all’estero” diventa un problema. Il quotidiano inglese The Guardian ha sostenuto di recente che l’Italia il paese con il pi alto organico di agenti cinesi sul proprio territorio. Secondo The Guardian la citt di Milano sarebbe stata un “laboratorio” per le forze dell’ordine cinesi, per operazioni di spionaggio sulla comunit di espatriati e perfino qualche ritorno forzato di dissidenti. La fonte citata dal giornale una ong spagnola attiva nella tutela dei diritti civili, secondo la quale esisterebbero un centinaio di questi “avamposti esteri” della polizia cinese nel mondo. La stessa fonte cita indagini in corso in almeno dodici paesi occidentali tra cui Canada, Germania, Olanda.

Negli Stati Uniti l’Fbi ad avere aperto un’inchiesta su un commissariato di polizia cinese che sarebbe attivo a New York. Lo ha confermato ufficialmente il direttore della polizia federale, Christopher Wray, aggiungendo che l’obiettivo dell’indagine mettere fine alle attivit di polizia cinesi sul territorio Usa. Parlando davanti ad una commissione del Senato, Wray ha detto che l’Fbi al corrente dell’esistenza di centri di polizia cinesi all’interno degli Stati Uniti. Ha aggiunto che le loro attivit violano la nostra sovranit, aggirano le garanzie del nostro sistema giudiziario, e ignorano le regole sulla cooperazione internazionale tra forze dell’ordine.

La risposta ufficiale delle sedi diplomatiche cinesi negli Stati Uniti, che questi agenti distaccati all’estero assistono e aiutano i propri concittadini in pratiche consolari come i rinnovi di passaporti, carte d’identit e patenti. Il capo dell’Fbi parlando al Senato di Washington ha manifestato invece profonda preoccupazione per l’attivit degli agenti cinesi. Wray ha detto che la polizia federale americana collabora con diverse altre polizie occidentali in queste indagini, visto che la longa manus del Grande Fratello di Pechino ha una portata globale. Tra i primi governi occidentali a entrare in azione si segnala l’Irlanda che di recente ha intimato alla Cina di chiudere un centro di polizia attivo a Dublino. Il capo dell’Fbi ha confermato che in testa alle missioni dei poliziotti cinesi all’estero c’ la schedatura e la repressione dei dissidenti.

Il partito comunista cinese – ha dichiarato Wray al Senato – sta esportando la sua repressione nel cuore degli Stati Uniti. Spiano, inseguono, perseguitano e ricattano i loro concittadini che esprimono critiche verso il regime. Tra le prime risposte dell’Amministrazione Biden c’ una revisione delle procedure per la concessione dei visti, nel tentativo di impedire che Pechino assegni poliziotti e spie alle proprie sedi diplomatiche. Una prima incriminazione da parte del Dipartimento di Giustizia Usa ha colpito sette cittadini cinesi accusati di costringere un loro connazionale a tornare in Cina con metodi coercitivi; altri cinque cinesi sono stati incriminati con l’accusa di avere cospirato per silenziare dissidenti che vivono negli Stati Uniti.

6 dicembre 2022 (modifica il 6 dicembre 2022 | 18:22)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-06 18:12:00, L’indagine del Senato Usa: «Controllano il dissenso nella diaspora». Il «Guardian»: «L’Italia il Paese più infiltrato. Spiano gli espatriati, rimpatriano forzatamente i dissidenti», Federico Rampini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.