Assieme al recupero linguistico, che non ha tempi brevi per consentire l’inserimento nel gruppo classe a pieno regime, allora fu lasciato molto spazio alle materie non verbali, utilizzando linguaggi “universali”: l’arte, la musica, il corpo, che potrebbero consentire una partecipazione diretta dei nuovi, attraverso un approccio comunicativo peer e con modalità di piena immersione. All’epoca dei Balcani una tale impostazione risultò molto efficace anche per tessere rapidamente un rapporto con il territorio, il che ha migliorato l’integrazione della comunità nel suo complesso.
Gradualmente e nei tempi che il curricolo flessibile avrà programmato si potrà affrontare il problema linguistico, senza dimenticare il valore della lingua di provenienza, allargando così il curricolo medesimo alla dimensione interculturale utile anche agli italiani. Oggi tutto questo può essere potenziato dall’uso delle tecnologie dell’informazione e comunicazione.
Allo stesso modo si può intervenire per la scolarizzazione degli alunni provenienti dall’Ucraina per i quali l’inserimento rischia di non avere tempo sufficiente per conoscere ed approfondire un contesto culturale diverso dal proprio, mentre si può avere più facile integrazione se si tende a realizzare uno scambio, una condivisione, una comprensione tra persone che appartengono a contesti culturali diversi. Ciò consente di accrescere le competenze, in età differenti, non tanto dall’espansione dei contenuti, quanto dalla possibilità di sperimentare e riflettere sulle interazioni con persone di altre culture, non solo in ambito scolastico, ma anche sociale.
Vivere lo “spazio dell’incontro” sul piano delle relazioni interculturali attraverso le tre dimensioni del sapere, del saper fare e del saper essere, in modo da potenziare lo sviluppo delle competenze stesse, al fine di favorire scambi e relazioni nei vari ambiti nei quali si esprimono.
E’ necessario tenere insieme i diversi livelli della comprensione: linguistica, culturale, gestuale, comportamentale, emozionale e la capacità di tradurre concetti e pensieri da un universo culturale all’altro, attraverso un percorso di crescita e consapevolezza interculturale.
L’inserimento dei nuovi arrivati dovrà avvenire in scuole nelle quali sia attivo un “curricolo interculturale”, che pur costituendo la normalità nell’ispirazione all’ordinamento è completamente nuovo per la diversità della popolazione scolastica, multiculturale, alla quale si riferisce. L’offerta formativa della scuola deve quindi allargarsi al territorio dove la dimensione interculturale diventa ben presto un elemento imprescindibile dello sviluppo.
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, , Pubblicato da Orazio Niceforo
Assieme al recupero linguistico, che non ha tempi brevi per consentire l’inserimento nel gruppo classe a pieno regime, allora fu lasciato molto spazio alle materie non verbali, utilizzando linguaggi “universali”: l’arte, la musica, il corpo, che potrebbero consentire una partecipazione diretta dei nuovi, attraverso un approccio comunicativo peer e con modalità di piena immersione. All’epoca […]
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