di Guido Santevecchi
Sembra ormai imminente un test sotterraneo, l’ultimo provocò un sisma. Il Maresciallo sarebbe pronto al «first strike», l’uso preventivo in caso di pericolo per il regime
Dall’inizio dell’anno la Nord Corea ha lanciato più di 70 missili di tutti i tipi: i 23 a corto raggio di ieri erano destinati a spaventare i sudcoreani. Ma prima, Kim Jong-un ha esibito tutta la gamma dell’arsenale: ordigni a medio raggio, come quello che il 4 ottobre ha sorvolato il Giappone facendo scattare le sirene dell’allarme per la popolazione; ipersonici; cruise manovrabili in volo; a marzo aveva fatto diffondere un filmato in stile hollywoodiano sul decollo di uno Hwasong-17 intercontinentale, teoricamente capace di raggiungere il territorio degli Stati Uniti. E ancora: la sua propaganda ha mostrato le scie di missili partiti da un treno, tecnica che accresce la mobilità e la possibilità di occultare in tunnel ferroviari i dispositivi di lancio; il 10 ottobre Pyongyang ha annunciato che è stato sparato con successo un missile sottomarino da una postazione sotto un lago artificiale.
1 Quale sarà la prossima mossa di Kim?
Sembra ormai imminente e inevitabile un test nucleare sotterraneo, il settimo nella corsa nordcoreana alla più potente arma di distruzione di massa: l’ultimo, effettuato in galleria nel settembre 2017 con una bomba all’idrogeno, provocò un sisma oltre i 6 gradi sulla scala Richter.
L’amministrazione Biden, che per mesi ha volutamente ignorato la sfida di Kim, la settimana scorsa si è detta pronta a ogni contromisura «di medio e di lungo periodo, ad aggiustamenti del nostro atteggiamento militare». Ma ormai la Nord Corea è una potenza nucleare di fatto e va trattata con prudenza.
2 Che cosa vuole provare ancora il Maresciallo e perché?
Nel gennaio 2021 ha ordinato lo sviluppo di ordigni nucleari tattici da impiego sul campo di battaglia sudcoreano e di missili a corto raggio per portarli sull’obiettivo, alimentati a combustibile solido in modo di ridurre i tempi di preparazione al lancio. I test di quest’anno dimostrano che l’arsenale è stato approntato.
3 Perché questo numero record di lanci?
Non sono più solo provocazioni per tenere alta la tensione. Secondo gli analisti militari servono a far addestrare i suoi artiglieri per l’impiego reale in caso di guerra. Kim ha proclamato che la dottrina nucleare è cambiata: ora è pronto al «first strike», l’uso preventivo in caso di pericolo per il regime.
4 Vuole l’attenzione di Biden per trattare?
In questi mesi la Nord Corea è stata quasi ignorata dagli Stati Uniti, impegnati nella difesa dell’Ucraina e nel tentativo di dissuadere la Cina da un’impresa a Taiwan. Joe Biden certo non vuole e non può gestire un secondo e un terzo fronte asiatico oltre a quello europeo aperto dalla Russia. Ecco che, per ottenere attenzione e vantaggi negoziali, Kim ha bisogno di qualcosa di spettacolare (come il missile sopra il Giappone e la sequenza di ieri) e di terribile come un’esplosione nucleare.
5 Perché minaccia soprattutto Seul?
Ha spiegato su NK News Andrei Lankov, russo, laureato a Pyongyang e ora basato a Seul dove è considerato il massimo conoscitore di questioni strategiche nordcoreane: «Il programma nucleare di Pyongyang all’inizio era puramente difensivo. I Kim avevano paura, e a ragione, che senza armi nucleari il loro regime sarebbe stato rovesciato e loro avrebbero perso tutto, anche la vita» (la sorte di Saddam in Iraq e di Gheddafi in Libia, ndr). «Ma a questo stadio, da un punto di vista di deterrente difensivo, accrescere ancora l’arsenale non ha più senso» si tratterebbe di quello che i tecnici militari chiamano «overkill», una capacità distruttiva che eccede la necessità e spreca risorse. «Questo mi porta a sostenere che il suo sogno finale sia esercitare un controllo psicologico sulla Corea del Sud con il ricatto di un ordigno tattico», conclude il professor Lankov.
6 Servono ancora le sanzioni internazionali?
L’economia della Nord Corea è soffocata dall’embargo Onu, nonostante Cina e Russia ora lo stiano probabilmente violando e non siano disposte a sostenere una nuova stretta in Consiglio di Sicurezza. I diplomatici di Putin e Xi Jinping ripetono che le sanzioni fanno soffrire solo la popolazione. E comunque Kim non se ne cura: «Le sopporteremo per altri cent’anni ma non rinunceremo mai al nostro arsenale nucleare», ha detto a inizio ottobre. Una minaccia sempre più concreta e imminente è l’unica possibilità di Kim per costringere Seul (e forse Washington) a negoziare concessioni, contando sulla sponda di Mosca e Pechino. È la classica strategia di Pyongyang (usata con qualche risultato con molti presidenti americani, non solo con Donald Trump), adattata alla nuova instabilità internazionale. E più pericolosa. Purtroppo, secondo gli analisti, gli Stati Uniti ormai possono solo trattare un piano di contenimento dell’arsenale nucleare di Pyongyang.
2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 23:10)
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