di Lorenzo Cremonesi, inviato a Kiev
Oleg Zhdanov, ex alto ufficiale dell’esercito: «I Neptune, sono difficili da intercettare, ma ne abbiamo pochi In 3 o 4 giorni Mosca inizierà un diluvio di fuoco»
«Abbiamo ottenuto un successo rilevante. Colpire con due missili Neptune e sostanzialmente mettere fuori gioco l’incrociatore lanciamissili Moskva, la nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, significa danneggiare fortemente la marina militare di Putin e l’intero apparato d’attacco contro l’Ucraina», sostiene il 66enne Oleg Zhdanov, ex alto ufficiale prima dell’esercito sovietico, quindi ucraino, docente di cose militari considerato tra i commentatori più esperti a Kiev.
Ci fornisce i dettagli dell’operazione?
«La nave si trovava a circa 25 km al largo di Odessa con oltre 500 marinai a bordo. Sappiamo che i due missili sono stati sparati da una base vicino a Odessa, hanno fatto esplodere la Santa Barbara e la nave è sbandata, pare stia affondando, comunque non sarà più utilizzabile. Il mare era agitato al momento, c’erano unità turche che incrociavano non troppo lontano e pare abbiano salvato una cinquantina di marinai, gli altri potrebbero essere morti».
E i Neptune?
«Sono missili entrati in funzione solo all’inizio dell’anno, ne possediamo un numero limitato, hanno un raggio di circa 200 chilometri e una testata capace di portare 300 chili di esplosivo. Li producono le nostre industrie militari che sviluppano un vecchio modello sovietico».
Come mai non sono stati intercettati dai russi?
«Il Moskva è stato varato nel 1982, venne poi modificato e aggiornato nel 2001, ma rimane un modello obsoleto. Le sue difese non sono state in grado di intercettare i Neptune, armi modernissime che volano sul pelo dell’acqua».
Cosa pensa dell’attesa offensiva russa nel Donbass?
«Il nuovo comandante russo, Alexander Dvornikov, intensificherà i bombardamenti sulle città, non a caso lo definiscono il “macellaio della Siria”. Colpiranno anche Kiev con missili balistici, visto che lo stesso ministero della Difesa a Mosca ha comunicato che intendono aggredire i nostri centri decisionali. Ci stiamo attrezzando con i missili terra-aria. Le nostre ferrovie, anche lontane dal fronte, diventano obbiettivi possibili».
E sul fronte di terra?
«Stiamo bombardando le colonne corazzate che si avvicinano al Donbass, nelle ultime ore abbiamo distrutto oltre 40 tank e cingolati in movimento tra Kharkiv e Izium. Lo stesso facciamo nella zona di Kherson e i suoi aeroporti, dove colpiamo i rinforzi della 22esima brigata russa che arrivano via aria».
E le armi da Usa e Inghilterra come i missili anti-tank Javelin e Nlaw? «Sono stati fondamentali per difenderci, sono molto superiori a quelli russi. Di fatto siamo stati in grado di impedire il loro controllo del nostro spazio aereo, ormai possiedono meno missili e concentrano l’aviazione solo in brevi raid di sostegno alle loro truppe di terra. Ma adesso stiamo chiedendo le armi necessarie per contrattaccare come carri armati, blindati, cannoni a lunga gittata e jet. Possono inviarci anche vecchi tank russi, noi siamo in grado di modernizzarli in meno di due settimane».
Quando comincerà la seconda fase della guerra?
«Crediamo nei prossimi tre o quattro giorni, inizierà con forti bombardamenti. La nostra intelligence sostiene che sono pronti ormai, le formazioni d’attacco sono in posizione, vogliono cercare di accerchiare le nostre truppe a est di Kramatorsk».
Mariupol è persa?
«Non posso dire, combattono ancora, resistono. Ma se i russi intendono attendere la caduta totale di Mariupol prima di attaccare, allora potrebbero passare altre due o tre settimane. E intanto noi potremmo già organizzarci e contrattaccare per liberare Mariupol assieme a tutto il Sud del Paese».
I russi hanno usato armi chimiche a Mariupol?
«Non abbiamo elementi per rispondere. Forse hanno usato qualche cosa di non convenzionale per saggiare la reazione occidentale».
15 aprile 2022 (modifica il 15 aprile 2022 | 07:17)
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, 2022-04-15 06:36:00, Oleg Zhdanov, ex alto ufficiale dell’esercito: «I Neptune, sono difficili da intercettare, ma ne abbiamo pochi In 3 o 4 giorni Mosca inizierà un diluvio di fuoco», Lorenzo Cremonesi, inviato a Kiev