di Luca Bergamin
L’insenatura è riconosciuta Sito di Interesse Comunitario e costituisce una delle meraviglie naturalistiche nell’Area marina protetta di Punta Campanella
La leggenda e la letteratura latina vogliono che nella Baia di Ieranto le sirene abbiano prosperato a lungo, incantando i marinai. Oggi questa insenatura è riconosciuta Sito di Interesse Comunitario e costituisce una delle meraviglie naturalistiche nell’Area marina protetta di Punta Campanella, soprattutto per l’alto livello di specie animali e vegetali, la ricchezza geologica che testimonia il suo altissimo livello di biodiversità. Salire i gradini che dal borgo di Nerano prima si inerpicano sopra il promontorio sul quale si trova, praticamente nascosta dalla vegetazione, la villa dove lo scrittore britannico Norman Douglas visse per un felice periodo della sua vita dedicandosi alla scrittura del famoso La terra delle sirene, e poi scendono giù in picchiata nella radura dove crescono indisturbati e selvaggi la ginestra, il rosmarino, il ginepro e l’euforbia, richiede attenzione e spirito di avventura. Poi, però, si viene ripagati da un bagno indimenticabile e pieno di significati. Dopo gli atti di pirateria condotti in queste mari e terre dai saraceni, infatti, l’era industriale portò al vilipendio paesaggistico di Ieranto dove fu costruita una cava dell’Italsider. La cavatura della roccia calcarea durò a lungo, portando conseguenze dannosissime all’ecosistema e all’estetica di questo luogo mitico. E ovviamente gli scheletri cementizi non si sono potuti togliere interamente.
Da qualche anno, però, le cure del Fai hanno consentito un recupero importante di questa baia campana posta davanti ai Faraglioni di Capri che adesso, alla luce del restauro ambientale, è meta di appassionati di immersioni, bird watching, trekking botanici e sede anche di laboratori di apprendimento per ragazzi. Sono molte le iniziative messe in atto durante l’estate dal Fondo per l’ambiente italiano che ha lottato strenuamente dalla fine degli Anni Ottanta riuscendo a evitare ulteriori speculazioni edilizie e ha profuso impegno affinché anche la flora originale tornasse come in passato: così nelle zone più elevate si incontrano il pino marittimo, il carrubo, persino il pino d’Aleppo, così come, l’asparago selvatico e il caprifoglio. Il ricambio di acque derivante dalla confluenza del Golfo di Napoli con quello di Salerno favorisce la presenza di elementi nutrienti e dunque la presenza di oltre duecento specie di organismi marini, così come calandosi con la maschera si possono riconoscere praterie di posidonia oceanica. Ed è bello assistere ai tuffi spensierati dei ragazzi da quelle piattaforme che un tempo servivano per altri scopi decisamente più deleteri.
25 luglio 2022 (modifica il 25 luglio 2022 | 17:02)
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