Curiosa storia che ha come protagonista una docente in pensione. Carla Rosati, da poco in quiescenza, ha deciso di “svuotare” i cassetti della propria scrivania.
Il risultato è stato quello di trovare, tra le altre cose, numerosi bigliettini che servivano agli studenti per copiare durante i compiti in classe ancor prima degli smartphone o dell’intelligenza artificiale.
Al Corriere del Veneto spiega: “Lo studente trascorreva ore a trascrivere gli appunti, riepilogando il contenuto del capitolo e qualcosa, dopo tutta quella fatica, gli rimaneva in testa. Ma poi sono arrivate le fotocopie rimpicciolite, che non richiedevano neppure lo sforzo di sintetizzare il testo. Infine, con la diffusione degli smartphone, negli ultimi anni copiare è divenuto un esercizio vuoto, superficiale: nessun impegno, massima accuratezza ma niente che possa contribuire alla formazione del ragazzo. E se un docente li pizzica a barare non può certo requisirgli lo smartphone, ché magari rischia pure una denuncia”.
Poi afferma: “Negli ultimi anni avevo proprio l’impressione di essere diventata vecchia perché non riuscivo più a capirli, gli studenti. Arriva il momento in cui un insegnante deve andare in pensione lasciando spazio ai prof più giovani. Loro sì, che riescono a entrare in sintonia con i ragazzi. Con tutti quanti. Compresi quelli che copiano”.