Covid a Pechino, chiuse 40 stazioni della metropolitana (e a Shanghai disinfettante a tappeto)

Covid a Pechino, chiuse 40 stazioni della metropolitana (e a Shanghai disinfettante a tappeto)

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di Guido Santevecchi

Nella Capitale cinese sono emersi 450 casi in cinque round di test, ma per la politica dello «Zero Covid» il governo gioca d’anticipo bloccando i mezzi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DA PECHINO

Pechino non deve essere una nuova Shanghai. È chiaro l’obiettivo degli strateghi dello «Zero Covid», che nella capitale stanno giocando d’anticipo, per evitare che la variante Omicron imponga lo stesso lockdown asfissiante imposto per più di cinque settimane alla megalopoli di Shanghai. Il focolaio individuato il 25 aprile nel distretto di Chaoyang è stato circoscritto imponendo già cinque tornate di tamponi ai 3,5 milioni di abitanti della zona e a un’altra quindicina di milioni di cittadini di altri quartieri. Sono emersi solo 450 casi in cinque round di test, ma per non correre rischi, per non far correre i contagi, da oggi sono stati sbarrati gli ingressi delle circa 40 stazioni della metropolitana nella zona centro-orientale di Pechino dove sono concentrati uffici, ambasciate, complessi residenziali, shopping mall di lusso, ristoranti e locali notturni che di solito richiamano molte decine di migliaia di persone al giorno. Le 40 stazioni della metro chiuse sono tutte quelle delle 5 linee che attraversano Chaoyang e rappresentano circa il 10 per cento del totale nella metropoli (Pechino ha 24 linee di metropolitana, con 428 stazioni). I treni nel quartiere sotto osservazione anti-Covid passano e si fermano solo per permettere ai viaggiatori di cambiare linea, dove ci sono snodi. Fermate sospese anche per molte linee di autobus che attraversano Chaoyang.

Le autorità continuano a dire che la situazione di Pechino è ancora critica, oggi sono stati dichiarati 50 contagi, ma i lockdown non sono generali e asfissianti come a Shanghai. Sono chiusi in casa solo gli abitanti dei comprensori dove sono stati riscontrati casi di positività. Ai dipendenti degli uffici di Chaoyang è stato detto di lavorare da casa, i ristoranti possono fare solo consegne a domicilio, per salire sui mezzi pubblici bisogna esibire un test negativo ottenuto entro le 48 ore, chiuse le attrazioni turistiche come la Città proibita.

La gente di Pechino resta in allarme, teme sempre di finire come quella di Shanghai e si è premunita facendo scorte alimentari per un eventuale lungo assedio sanitario. Ma al momento la sensazione è che le autorità della capitale abbiano il controllo della situazione e siano in grado di evitare il caos e le proteste che a Shanghai hanno umiliato il Partito locale.

Per contribuire alla sensazione di maggior flessibilità rispetto a Shanghai, le autorità di Pechino hanno accorciato la durata della quarantena per chi arriva dall’estero: dovranno passare 10 giorni sotto osservazione in un Covid hotel e poi altri 7 giorni di isolamento a domicilio. Negli ultimi due anni la prescrizione era stata di 21 giorni in totale di isolamento, di cui i primi 14 almeno in un centro sorvegliato. È tutt’altro che una grande riapertura agli stranieri (e ai cinesi che dall’estero vogliono tornare a Pechino), perché i voli per gli aeroporti della capitale sono sempre pochissimi, non più del 5% di quelli di pre-pandemia.

Arrivano segnali incoraggianti da Shanghai . Oggi i casi sono stati 4.600, ancora in calo rispetto al picco di 27 mila del 13 aprile. In totale, tra i quasi 700 mila contagi individuati dall’1 marzo, si sono contati ufficialmente 491 morti. Mentre alla maggioranza dei 26 milioni di abitanti viene consentito di uscire di casa, ma senza avventurarsi ancora oltre qualche passeggiata a corto raggio, la megalopoli è attraversata da squadre di operatori in tuta ermetica che irrorano di disinfettante marciapiedi, mura e portoni dei palazzi, cortili, anche le ringhiere sul lungo fiume. Pulizie ossessive prima della riapertura.

5 maggio 2022 (modifica il 5 maggio 2022 | 11:34)

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, 2022-05-05 11:39:00, Nella Capitale cinese sono emersi 450 casi in cinque round di test, ma per la politica dello «Zero Covid» il governo gioca d’anticipo bloccando i mezzi, Guido Santevecchi

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