di Lilina Golia
La procura aveva chiesto 24 anni per il dottor Mosca, aperto un fascicolo contro i suoi accusatori. «Sono pronto a tornare al mio lavoro e lo faccio a testa alta»
«Sono pronto a tornare al mio lavoro in ospedale e all’università e lo faccio a testa alta perché tutto quello che ho me lo sono guadagnato con le mie forze». La Corte d’Assise presieduta dal giudice Roberto Spanò ha assolto Carlo Mosca, ex primario quarantanovenne del Pronto Soccorso di Montichiari, accusato dell’omicidio volontario di Angelo Paletti, 79 anni di Calvisano, e di Natale Bassi, sessantunenne di Ghedi.
Il fatto non sussiste, è stato stabilito, così come è stato disposto di inviare gli atti alla Procura perché si proceda per calunnia nei confronti di Michele Rigo e Massimo Bonettini, principali accusatori di Mosca. La pubblica accusa, rappresentata dal pm Federica Ceschi, aveva chiesto una condanna a 24 anni di carcere per il medico. I fatti risalgono al marzo 2020, all’inizio dell’ondata pandemica che aveva messo a dura prova gli ospedali nell’accoglienza e nella cura dei pazienti. L’ipotesi era che Mosca avesse somministrato farmaci venefici — succinilcolina, bloccante neuromuscolare, e propofol, anestetico con effetto ipnotico, utilizzati per l’intubazione dei pazienti — perché «nel suo efficientismo ha visto queste persone come un ostacolo al funzionamento del pronto soccorso», ha sottolineato il pm nella requisitoria.
L’accusa aveva individuato in un «eh, sì» l’ammissione confessoria di Mosca, rispondendo a un collega che gli chiedeva se avesse usato i farmaci. Ma il riferimento, ha evidenziato la difesa degli avvocati Elena Frigo e Michele Bontempi, era ai soliti farmaci per intubare — morfina, Serenase, Valium — colto nell’intercettazione telefonica di una conversazione con un collega. Le indagini erano partite dalla denuncia dell’infermiere Michele Rigo, sostenuto dal collega Massimo Bonettini, che si era rivolto ai Carabinieri di Mantova. Carlo Mosca era stato arrestato e messo ai domiciliari nel gennaio del 2021. Inizialmente gli era stata contestata l’uccisione di quattro pazienti. Poi, uno dei casi era stato depennato dall’elenco dei casi sospetti perché non era stato possibile condurre accertamenti medico legali. Ieri, inoltre, il pm Federica Ceschi, nella sua requisitoria aveva chiesto l’assoluzione per la morte di Ernesto Nicolosi, ottantenne di Carpenedolo, perché la ricostruzione testimoniale risultava viziata da una commistione di ricordi. La corte ha accolto la tesi della difesa secondo cui Bassi e Paletti «sono morti per cause naturali». Si trattava di persone con uno stato di salute già gravemente compromesso, in cui la polmonite interstiziale da Covid si è rivelata letale. «Manca un movente. Nessuno ha mai visto Mosca somministrare i farmaci e manca la prova anatomopatologica della morte» aveva sottolineato il collegio difensivo.
È stato poi ipotizzato che il propofol, ritrovato nel campione cerebrale di Angelo Paletti in quantità 100 volte inferiore rispetto ai valori di rilevabilità, sia stato somministrato da qualcuno post mortem per corroborare i sospetti sull’ex primario. «Quella sera sono morti altri pazienti, ma non sono oggetto di questo processo perché non sono stati seguiti dal dottor Mosca», ha evidenziato l’avvocato Bontempi. Particolare attenzione è stata dedicata a tre fiale, vuote, due di succinilcolina e una di propofol la mattina successiva alla morte di Natale Bassi, trovate e fotografate in un cestino diverso da quello in cui non avrebbero dovuto essere smaltite. In nessuno dei pazienti sono state rinvenute tracce di succinilcolina. “Aveva ordinato farmaci per lenire il dolore. La succinilcolina era stata solo nominata”. Ci sono poi i tempi scanditi in automatico dal computer per la compilazione delle cartelle cliniche a scagionare Mosca, che la sera del decesso di Bassi aveva seguito altri malati.
Contraddittorie e inattendibili le testimonianze. «I denuncianti si sono convinti della colpevolezza di Mosca, costruendo prove attraverso una chat e le foto del cestino per diffondere i sospetti», ha sottolineato ancora Bontempi. «Forse lo hanno fatto per malcontento. So che uno lavora al Civile. L’altro è ancora a Montichiari. Ma a questo punto la sua presenza è incompatibile col mio ritorno», ha commentato Mosca dopo la sentenza. Ci sono volute 11 ore, tra udienza e camera di consiglio, prima di arrivare al verdetto. «Papà sono libero, adesso arrivo da te», la prima telefonata di Mosca. «Domani passo la giornata con mia figlia che non vedo da due anni e mezzo». L’abbraccio con la moglie. La vita ricomincia.
1 luglio 2022 (modifica il 1 luglio 2022 | 21:59)
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, 2022-07-01 20:25:00, La procura aveva chiesto 24 anni per il dottor Mosca, aperto un fascicolo contro i suoi accusatori. «Sono pronto a tornare al mio lavoro e lo faccio a testa alta»,