Covid in Cina, pericolo di nuove varianti non Omicron. Nel Paese uno su 5 sarebbe positivo

Covid in Cina, pericolo di nuove varianti non Omicron. Nel Paese uno su 5 sarebbe positivo

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di Silvia Turin

Oggi quasi 1 cinese su 5 risulterebbe positivo e pi il SARS-CoV-2 circola, pi probabile che nascano varianti significative, con caratteristiche di maggiore diffusivit o patogenicit

C’ preoccupazione da parte delle autorit sanitarie mondiali per la situazione dei contagi Covid in Cina: i numeri non sono forniti dal governo di Pechino, ma secondo quelli elaborati dagli istituti occidentali di analisi sanitaria, come la britannica Airfinity, quasi 1 cinese su 5 risulterebbe positivo, le terapie intensive sarebbero sature di pazienti e il numero dei morti avrebbe superato i 5.000 al giorno, come racconta (in questo articolo) Guido Santevecchi.

In arrivo turisti dalla Cina

In pi, l’abbandono della politica zero Covid da parte della Cina, ormai definitivo, sta per segnare gli ulteriori, ultimi passi: dall’8 gennaio Pechino riprender l’emissione e il rinnovo dei passaporti per l’estero e le prenotazioni per i viaggi verso l’Occidente sono gi numerose.
Oltre all’apprensione per i malati gravi in Cina, c’ allarme per le conseguenze epidemiologiche di una mole di contagi cos vasta: si potrebbero generare nuove varianti anche pi letali che dal Paese asiatico potrebbero diffondersi nel resto del mondo.
In Lombardia all’aeroporto di Malpensa ai viaggiatori in arrivo dalla Cina viene gi offerto un tampone facoltativo (e i positivi sarebbero molti). La misura serve proprio ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico. Ieri sera – hanno comunicato dalla direzione generale Welfare della Regione – erano stati eseguiti 210 tamponi con relativo sequenziamento.

La pericolosit della situazione cinese

Ma perch proprio le infezioni in Cina sarebbero cos preoccupanti riguardo allo sviluppo di nuove varianti? La probabilit di comparsa delle varianti cresce con l’aumentare della circolazione del virus e in Cina alcune previsioni tracciano due picchi di contagi con cifre abnormi: 3,7 milioni al giorno a met gennaio e 4,2 milioni al giorno a marzo. I virus a Rna come il coronavirus — spiega Paolo Bonanni, epidemiologo, professore ordinario di Igiene all’Universit di Firenze — ogni volta che si riproducono fanno degli “errori” chiamati “mutazioni”. Nella maggior parte dei casi le mutazioni non determinano cambiamenti importanti nella struttura del virus. Tuttavia, in termini probabilistici, pi un virus circola pi probabile che nascano varianti significative, con caratteristiche di maggiore diffusivit o patogenicit. come con una slot machine: pi tentativi vengono fatti, pi elevata la probabilit che emerga una combinazione pi diffusiva, o anche pi aggressiva del virus.

Una popolazione poco immune

Ed questo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanit (Oms) sulla situazione in Cina: a causa della politica zero Covid la popolazione locale praticamente naive, cio non ha quasi avuto precedenti esposizioni al virus SARS-CoV-2 e ha poca immunit. Non solo, gli anziani sono stati poco vaccinati (solo il 48 per cento dei cinesi tra i 70 e i 79 anni e il 20 per cento degli over 80 hanno ricevuto tre dosi) e i vaccini offerti, Sinopharm e Coronavac, si sono dimostrati molto meno efficaci di quelli utilizzati in Europa e Usa. In base alle stime disponibili, quindi, solo il 25% della popolazione cinese avrebbe un qualche grado di immunit a Omicron (vaccino o infezione), in confronto, in Italia l’84,4% della popolazione vaccinato, senza considerare i guariti.

Oltre Omicron

Il virus in Cina quindi libero di contagiare milioni di persone e di replicarsi e mutare milioni di volte. Ma c’ da tener presente un altro aspetto: la variante che potrebbe diffondersi potrebbe non essere Omicron. E questa un’altra grande fonte di preoccupazione: Mentre nei primi due anni di pandemia si sono create nuove varianti con ceppi diversi tra loro (Alfa, Delta, Beta, Omicron), nell’ultimo anno si sono sviluppate solo sottovarianti di Omicron — spiega l’epidemiologo — che rappresentano un segnale di tendenza all’endemizzazione del virus grazie ai vaccini. Il problema oggi che in Cina, con una circolazione del virus cos elevata, potrebbe effettivamente nascere una variante completamente nuova e molto distante dal ceppo Omicron, magari capace di superare la protezione offerta finora dai vaccini in uso. Ci troveremmo allora in una situazione pi pericolosa, che ci potrebbe portare a livelli di malattia grave, ospedalizzazione e morte che non conoscevamo da tempo, sottolinea Paolo Bonanni.
La stessa Omicron, lo stanno dimostrando gli ospedali cinesi, non cos mite: Omicron non meno letale – conferma Bonanni —. Piuttosto la sua aggressivit si confrontata con un sistema immunitario allenato dalle vaccinazioni o dall’infezione e per questo la sua gravit risultava attenuata. Anche un recente studio conclude che, se Omicron non avesse incontrato una popolazione vaccinata come quella occidentale (o comunque immune alla malattia), sarebbe stata letale come il ceppo Wuhan (ma meno della variante Delta).

Monitoraggio e richiami vaccinali

Quello che possiamo fare noi oggi sono i richiami vaccinali (soprattutto dei fragili) per prepararci ad un’eventuale nuova variante diffusiva che potrebbe pi facilmente crearsi con i milioni di infezioni in Cina. Pare infatti molto improbabile che la protezione data dai vaccini si possa totalmente azzerare, mentre potrebbe abbassarsi proporzionalmente di pi in chi non abbia fatto richiami recenti, conclude Bonanni. Importante non farsi trovare impreparati, sia come singoli, sia come comunit: quel che sta succedendo in Cina quel che sarebbe potuto avvenire da noi se non avessimo avuto vaccini efficaci. Dal punto di vista del tracciamento fondamentale poi il sequenziamento dei positivi per intercettare in tempo l’ingresso di nuove varianti.

28 dicembre 2022 (modifica il 28 dicembre 2022 | 12:14)

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