Si avvicina la fine dello stato di emergenza, che non sarà prorogato alla scadenza, prevista per il 31 marzo. Con la sua cessazione, questi poteri straordinari verranno meno e, a partire da aprile, la vita delle persone dovrebbe gradualmente tornare a somigliare a quella che si conduceva prima della pandemia, a meno che la situazione epidemiologica non peggiori.
La roadmap del “ritorno alla normalità” è stata in parte anticipata dallo stesso governo.
Il premier Mario Draghi, in uno degli ultimi interventi pubblici, ha affermato che si metterà fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli.
“Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze”, ha aggiunto.
Novità sono previste anche per la scuola: “Con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo, le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto”, ha spiegato Draghi.
In base a quanto ha anticipato il presidente del Consiglio, nei prossimi mesi gli studenti non dovranno più indossare le Ffp2. Più in generale, però, “cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto”.
Da aprile sparirà anche il sistema delle zone colorate che si basava su tre indicatori: la percentuale di posti letto occupati in terapia intensiva, quella relativa ai letti disponibili nei reparti ordinari e l’incidenza settimanale (nuovi casi di positività al Covid-19) ogni 100mila abitanti.
Come ha confermato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, inoltre, il 15 giugno scadrà invece l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e quello di presentare il Super Green Pass – o certificato rafforzato – per accedere al luogo di lavoro.
“Nei prossimi giorni il Governo emanerà un decreto dove verrà stabilito un vero e proprio cronoprogramma, certamente dal 1 aprile inizierà una fase di allentamento di misure restrittive. Fin da subito ci saranno delle situazioni dove il green pass non sarà necessario. Ad esempio gli spazi all’aperto, nei bar e nei ristoranti, da aprile non sarà più necessario richiedere il green pass. E poi arriveremo a una estate senza più restrizioni”, ha detto l’esponente del governo.
Lo stato di emergenza via il 31 marzo
I Governi Conte II e Draghi hanno prorogato sei volte lo stato di emergenza: il 29 luglio 2020, il 7 ottobre 2020, il 13 gennaio 2021, il 21 aprile 2021, il 23 luglio 2021 con il decreto legge 105 e il 24 dicembre 2021 con il decreto legge 221. L’ultimo decreto legge ha prorogato lo stato di emergenza nazionale fino al 31 marzo 2022 e oggi Draghi ha annunciato che non sarà ulteriormente esteso.
Resta in dubbio la posizione del Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario per l’emergenza. L’articolo 122 comma 4 del decreto legge 18/2020 stabilisce che “il Commissario opera fino alla scadenza dello stato di emergenza. Del conferimento dell’incarico è data immediata comunicazione al Parlamento e notizia nella Gazzetta Ufficiale”. Per decidere un’eventuale proroga del ruolo del generale Figliuolo servirà quindi una nuova norma.
Con la cessazione dello stato d’emergenza verranno meno i poteri straordinari del governo e della protezione civile, come la possibilità di operare in deroga alle leggi vigenti per motivi sanitari. Resta da gestire il lavoro da remoto. Servono accordi individuali tra azienda e lavoratore. Unica eccezione è la Pubblica amministrazione dove esistono già accordi individuali per normare il lavoro da remoto.
Con la fine dello stato emergenziale, anche la campagna vaccinale passerà dal Governo alle singole Regioni. Probabile che quasi tutti gli hub vengano smontati, mentre sarebbero medici di famiglia, pediatri e strutture ospedaliere a inoculare il vaccino anti Covid-19.
, 2022-03-09 10:26:00, Si avvicina la fine dello stato di emergenza, che non sarà prorogato alla scadenza, prevista per il 31 marzo. Con la sua cessazione, questi poteri straordinari verranno meno e, a partire da aprile, la vita delle persone dovrebbe gradualmente tornare a somigliare a quella che si conduceva prima della pandemia, a meno che la situazione epidemiologica non peggiori.
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