Covid e virus influenzali (aggressivi): cosa possiamo aspettarci per il futuro?

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di Laura Cuppini

Bonanni (Società di Igiene): «Per l’influenza siamo a un livello di incidenza che solitamente si riscontra intorno alla prima settimana di gennaio: siamo in anticipo di quasi due mesi»

Sars-CoV-2 continua a circolare (e a mutare) e i virus influenzali hanno fatto la propria comparsa, mostrandosi subito piuttosto aggressivi. Ci aspetta un inverno difficile? Partiamo dall’influenza. I medici di medicina generale, riuniti al 39° congresso della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), hanno lanciato l’allarme: «Quest’anno l’epidemia influenzale ha già raggiunto livelli elevati — ha sottolineato Alessandro Rossi, responsabile area Malattie infettive Simg —. I casi che abbiamo riscontrato noi medici di famiglia sono numerosi, soprattutto nella popolazione giovanile e nei bambini. Dobbiamo impegnarci a proteggere la popolazione fragile estendendo la campagna vaccinale, rivolgendoci soprattutto a over 65, a chi è affetto da co-morbosità e ai soggetti immunocompromessi, che possono avere conseguenze su ospedalizzazioni e decessi. Dobbiamo impegnarci da adesso alle prossime settimane, cogliendo anche l’occasione per proporre le cosomministrazioni: il vaccino antinfluenzale può fare da driver per la dose booster contro Covid e per altre coperture contro infezioni virali o batteriche dalle gravi conseguenze come pneumococco o Herpes Zoster, che rappresentano una minaccia per la popolazione fragile».

Vaccinarsi quanto prima

«I dati relativi all’influenza in queste prime settimane di novembre indicano un tasso di incidenza salito già al 6,6 per mille abitanti, con picchi del 19,6 per mille nella popolazione pediatrica da 0 a 5 anni, che è quella più colpita e che fa da principale fonte di diffusione dell’infezione nella popolazione — ha evidenziato Paolo Bonanni, componente del gruppo «Vaccini e politiche vaccinali» della SItI (Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) —. Oggi siamo a un livello di incidenza che solitamente si riscontra intorno alla prima settimana di gennaio: siamo in anticipo di quasi due mesi. Questo non significa che si debba avere un andamento simile a quello che si avrebbe a gennaio, ma è comunque un motivo di allarme, e rappresenta un invito a procedere con le vaccinazioni quanto prima. In questa prima fase abbiamo riscontrato una lentezza nelle adesioni». «In Australia c’è stata la stagione peggiore degli ultimi 5 anni. Prevediamo 8-10 milioni di casi, pari a quelli di una stagione “florida”, poi dipenderà anche dal meteo. I sintomi tipici, lo ricordiamo, sono l’insorgenza brusca della febbre e un contemporaneo sintomo respiratorio. Spesso sono indistinguibili dal Covid in una fase acuta» ha osservato Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano, in un incontro che si è tenuto al «Tempo della Salute».

Nuove varianti Covid

E passiamo a Sars-CoV-2. Sappiamo che alcune varianti scalzano le precedenti, soprattutto in termini di capacità di trasmissione (contagio), superando alcune barriere costruite dai vaccini e dalle precedenti infezioni. I vaccini non bloccano la diffusione, ma la limitano, e soprattutto scongiurano la malattia grave. Negli Stati Uniti la sottovariante BQ.1 (soprannominata Cerberus) e il suo sottolignaggio BQ.1.1, risultano responsabili di metà dei casi di Covid. Hanno superato, in prevalenza, la variante BA.5 (Omicron 5). Succede anche in Europa, dove le tipologie BQ sono prevalenti in Francia e Gran Bretagna. In Italia, l’ultima survey sulle varianti effettuata dall’Istituto superiore di sanità relativa mostra ancora la predominanza di BA.5 (pari al 91,5%), ma le sequenze BQ.1 e BQ.1.1 sono in significativo aumento. Come scrive il New York Times Dan Barouch, capo del Centro per la virologia e la ricerca sui vaccini di Beth Israel Deaconess, ha scoperto che la nuova variante BQ.1.1 è circa sette volte più resistente alle difese immunitarie rispetto a BA.5 e 175 volte di più rispetto al coronavirus originale (ceppo Wuhan).

Crollo delle prenotazioni

Vaccinarsi contro Covid e influenza è dunque cruciale. «La reimmissione del personale sanitario non vaccinato ha fatto crollare le prenotazioni vaccinali. È ancora fondamentale vaccinarsi, invece, non solo per i fragili, ma anche per gli altri e per senso di responsabilità — ha detto Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani e della Federazione Società scientifiche di Medicina di laboratorio, ospite insieme a Pregliasco al «Tempo della Salute». «Dobbiamo smettere di parlare di quarta o quinta dose: parliamo di richiamo — ha aggiunto Pregliasco —. A 4-6 mesi dalla guarigione o dall’ultima vaccinazione dobbiamo fare un richiamo. In futuro pensiamo a una vaccinazione annuale. È un’opportunità per tutti e diventa stringente per i soggetti a rischio e per il personale sanitario. Si rileva una “stanchezza vaccinale”, anche nelle persona anziane, ma i dati sono a favore dell’immunizzazione».

Donne incinte e bambini

È importante vaccinarsi anche in gravidanza, sia contro Covid che contro l’influenza: «Da anni la vaccinazione antinfluenzale è consigliata vivamente alle donne incinte, come quella contro difterite, tetano, pertosse — ha dichiarato Pregliasco —. Negli studi fatti, anche la vaccinazione contro il Covid ha dimostrato di proteggere mamma e bambino: l’infezione da coronavirus in gravidanza può essere più grave». È importante anche proteggere i bambini: «I bambini morti o finiti in terapia intensiva anche in Italia ci sono stati: il rischio è superiore a morbillo o virus simili, soprattutto lo è stato nella prima fase — ha ricordato Pregliasco —. Ad oggi parlo di “opportunità” in particolare per i bambini a rischio, perché questo virus può davvero dare problemi. Gli effetti avversi, per esempio la miocardite di cui si è tanto parlato, è dieci volte più probabile con il virus che con la vaccinazione».

22 novembre 2022 (modifica il 22 novembre 2022 | 16:14)

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, 2022-11-22 15:28:00, Bonanni (Società di Igiene): «Per l’influenza siamo a un livello di incidenza che solitamente si riscontra intorno alla prima settimana di gennaio: siamo in anticipo di quasi due mesi», Laura Cuppini

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