Covid nel prossimo inverno: tra varianti Cerberus, Centaurus e una stagione influenzale vivace

Covid nel prossimo inverno: tra varianti Cerberus, Centaurus e una stagione influenzale vivace

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Il Covid sembra in fase discendente, ma l’influenza si annuncia «vivace». Come potrebbe presentarsi la coabitazione dei due virus quest’inverno? Ne abbiamo parlato al Tempo della Salute con Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani e della Federazione Società scientifiche di Medicina di laboratorio e Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano nell’incontro condotto da Laura Cuppini.

I nuovi test

La riflessione è partita dagli scenari più prossimi sul Covid (nuove varianti e platea dei vaccinati) e su come distinguere i sintomi tra le due patologie. Quali sono i test disponibili attualmente? «Ci sono test complessi dal punto di vista tecnologico ma che sono arrivati a fornire il risultato utile tra i 20 minuti e le 2 ore — ha detto Pierangelo Clerici —: sono in grado di definire se ci sia un virus o un battere, cosa da non poco, e poi stabilire quale sia il virus. Questa chiarezza è fondamentale nei percorsi terapeutici». Ad oggi in Pronto Soccorso c’è un test che (a norma di legge) è valido solo per il Covid (antigenici), gli altri virus sfuggono. I test di nuova generazione potrebbero essere la svolta dal punto di vista operativo e delle cure.

Quali previsioni per l’influenza?

Si è parlato poi delle regole sull’isolamento dei positivi (arrivato a 5 giorni): «Nel prossimo futuro si deve ribadire che c’è una responsabilità sociale. A volte con l’influenza il contagio è stato sottovalutato. Spesso si andava in giro malati. Dovremmo acquisire la consapevolezza che hanno gli asiatici: la mascherina deve essere portata per proteggere gli altri», ha specificato Pregliasco.

In merito all’influenza, le previsioni sono di una stagione marcata: «In Australia è stata la stagione peggiore degli ultimi 5 anni. Prevediamo 8-10 milioni di casi, pari a quelli di una stagione “florida”, poi dipenderà anche dal meteo. I sintomi tipici, lo ricordiamo, sono l’insorgenza brusca della febbre e un contemporaneo sintomo respiratorio. Spesso sono indistinguibili dal Covid in una fase acuta», ha osservato Pregliasco.

Chi deve fare la quarta dose?

Parlando di aderenza alla campagna vaccinale a che punto siamo? «È determinante vaccinarsi, stanno passando messaggi sbagliati — ha osservato Clerici —. La reimmissione del personale sanitario non vaccinato ha fatto crollare le prenotazioni vaccinali. È ancora fondamentale vaccinarsi, invece, non solo per i fragili, ma anche per gli altri e per senso di responsabilità».

Rispetto alla quarta dose, chi la deve fare davvero? «Dobbiamo smettere di parlare di quarta o quinta dose, non lo facciamo con l’antifluenzale, non facciamolo con il SARS-CoV-2: parliamo di richiamo. A quattro-sei mesi dalla guarigione o dall’ultima vaccinazione dobbiamo fare un richiamo. In futuro pensiamo a una vaccinazione annuale — ha detto Pregliasco —. È un’opportunità per tutti e diventa stringente per i soggetti a rischio e per il personale sanitario. Si rileva una “stanchezza vaccinale”, anche nelle persona anziane, ma i dati sono a favore dell’immunizzazione».

Quale vaccino fare?

Quale vaccino fare adesso? Ci sono tre possibilità in Italia (vaccini basati su Wuhan, bivalenti su Omicron BA1 e su Omicron BA4 e BA5), si può scegliere? Pregliasco: «Non è come i telefonini, non corriamo dietro al nuovo modello. I vaccini funzionano bene tutti, l’importante è farli. Adesso è stato appena approvato un vaccino basato sulla variante Beta, ormai scomparsa, anche questo comunque andrebbe bene, perché contiene elementi che sono adatti a un richiamo». Clerici ha confermato: «Non è un ristorante in cui si sceglie un menù: è come un treno con la locomotiva. La locomotiva è sempre la stessa, sono i vagoni a cambiare, ma il motore è lo stesso e funziona».

Il Long Covid

Chi non si vaccina ha più probabilità di prendere il Covid, ma anche di incorrere nel Long Covid. Un terzo delle persone, al di là della forma di Covid avuta, è colpita da Long Covid. «Il coronavirus è un “brutto virus” che lascia sintomi simili alla fibromialgia. Il vaccino protegge anche dal Long Covid», ha confermato Pregliasco. C’è un nuovo studio appena pubblicato su Nature che ribadisce un altro dato noto: le infezioni ripetute creano maggiori problemi di salute. Un altro motivo per vaccinarsi.

Il vaccino in gravidanza

Vaccinarsi in gravidanza: c’è ancora riluttanza, a volte spinta da qualche medico di base che lascia «libera scelta». «Da anni la vaccinazione antinfluenzale è consigliata vivamente, come quella contro difterite, tetano, pertosse — ha dichiarato Pregliasco —. Negli studi fatti, anche la vaccinazione contro il Covid ha dimostrato di proteggere mamma e bambino: l’infezione da coronavirus in gravidanza può essere più grave».

Vaccinazione e bambini piccoli

Vaccinazioni e bambini, anche su questo tema c’è riluttanza, che cosa possiamo dire? «I bambini morti o finiti in terapia intensiva anche in Italia ci sono stati: il rischio è superiore a morbillo o virus simili, soprattutto lo è stato nella prima fase — ha ricordato Pregliasco —. Ad oggi parlo di “opportunità” in particolare per i bambini a rischio, perché questo virus può davvero dare problemi. Gli effetti avversi, ad esempio la miocardite di cui si è tanto parlato, è 10 volte più probabile con il virus che con la vaccinazione. Quando si sta bene, i rischi sono sottovalutati. Qui la comunicazione ha fallito davvero», ha concluso Pregliasco.

11 novembre 2022 (modifica il 11 novembre 2022 | 15:27)

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, 2022-11-11 18:07:00, Quali sono le prospettive nei prossimi mesi? Il SARS-CoV-2 circola ancora in modo sostenuto ed è cominciata la stagione influenzale, che potrebbe essere pesante , Silvia Turin

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