di Silvia Turin
In poche settimane la variante ha soppiantato la precedente Delta ed è diventata predominante in tutto il mondo. E lo è ancora, perché si comporta in modo diverso: come si evolve e che cos’è la «convergenza»
È passato ormai un anno da quando, il 26 novembre del 2021, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato pubblicamente la scoperta di una nuova variante del coronavirus che avrebbe preso il nome di Omicron. Da allora in poche settimane, Omicron ha soppiantato la precedente Delta ed è diventata predominante in tutto il mondo.
L’evoluzione
Fino ad allora le varianti principali si erano succedute a distanza di mesi una dall’altra: le più diffusive sono state Alfa e Delta. Ma con Omicron tutto è cambiato: è la prima variante ad aver compiuto un anno e anche ora rappresenta al mondo il 99,9% di sequenze depositate (fonte Oms settimana dal 7 al 13 novembre). Per ora non è stata sostituita da altri lignaggi con altre sigle dell’alfabeto greco, ma invece è esplosa in centinaia di sottolignaggi, ognuno dei quali ha una propria nomenclatura alfanumerica, come XBB, BQ.1.1 e CH.1 .
Cosa rende Omicron diversa? Muta molto rapidamente rispetto alle varianti di più di un anno fa: per i primi mesi dalla sua nascita, le sottovarianti prodotte si sono sostituite l’una con l’altra; così la prima versione, BA.1, è stata sostituita da BA.2, poi da BA4-BA.5. Adesso si tratta piuttosto di uno «sciame» di ceppi derivati che offrono via via maggiore resistenza al nostro sistema immunitario e stanno eludendo alcuni anticorpi prodotti da precedenti infezioni da Omicron stessa.
La convergenza
La velocità di mutazione «interna» a Omicron è il suo vero vantaggio evolutivo. Un aiuto in questo senso lo ha dato la prevalenza di Omicron nel mondo: grazie all’elevato numero di infezioni, il virus ha avuto miliardi di opportunità di mutare. Ben Murrel, biologo computazionale del Karolinska Institutet di Stoccolma, e i suoi colleghi stanno monitorando più di 180 sottovarianti di Omicron che sono mutate in modo indipendente. Le sottovarianti sfuggono agli stessi anticorpi grazie a mutazioni negli stessi punti della loro proteina spike, mutazioni che queste varianti hanno sviluppato una indipendentemente dalle altre. Si chiama «convergenza», un processo evolutivo che porta ad esiti simili che Charles Darwin identificò circa 160 anni fa, quando esaminò come uccelli e pipistrelli avessero sviluppato separatamente ali che funzionano in modo molto simile. Forse è la competizione in corso nella moltitudine di sottovarianti a impedire a una di esse di subentrare, almeno per ora.
BA.5 e tutti i suoi lignaggi continuano a essere dominanti a livello globale, rappresentando il 73,0% delle sequenze (fonte Oms sopra citata), BQ.1 e i suoi 30 discendenti (tra cui Cerberus) sono al 27,3%, BA.2.75 (Centaurus) è aumentato al 6,6% e XBB (un ibrido di due diverse sottovarianti di BA.2) è arrivato al 3,8% mondiale.
Unica barriera (parziale) i vaccini aggiornati
Non sappiamo quale sarà la dinamica futura del SARS-CoV-2 (sembra impossibile ma lo conosciamo ancora poco), ma sappiamo che il tipo di evoluzione di Omicron mette a rischio soprattutto la tenuta degli anticorpi monoclonali, meno quella dei vaccini, anche perché sono stati aggiornati su Omicron. Gli studi condotti su persone che hanno ricevuto il richiamo bivalente, rivelano che i loro anticorpi neutralizzano meglio BQ.1.1 e altre nuove sottovarianti, a differenza degli anticorpi prodotti dal vaccino Covid originale. Meglio, ma in maniera parziale, che significa: con una buona tenuta nella difesa contro malattia grave e morte e meno buona rispetto alla possibilità di prendere il Covid.
Bene allora la quarta dose, che in Italia è offerta con i bivalenti aggiornati. Altra buona notizia nella storia dell’evoluzione del virus, è che anche le nuove sottovarianti non sembrano essere più letali delle prime forme di Omicron.
2 dicembre 2022 (modifica il 2 dicembre 2022 | 08:57)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-12-02 08:08:00, In poche settimane la variante ha soppiantato la precedente Delta ed è diventata predominante in tutto il mondo. E lo è ancora, perché si comporta in modo diverso: come si evolve e che cos’è la «convergenza», Silvia Turin