di Silvia Turin
Misurata la quantit di anticorpi ottenuta con l’immunit ibrida: infezione pi successiva vaccinazione (ma anche il contrario). Migliori risultati quanto pi tempo passa tra i due momenti, fino a un anno. Indicazione per le campagne vaccinali
Un nuovo studio ha monitorato quale sia l’intervallo di tempo migliore (pi protettivo) tra un’infezione da Covid e una successiva vaccinazione di richiamo e ha scoperto che l’immunit pi forte quanto pi lungo il periodo che separa i due momenti. L’intervallo pi lungo misurato nello studio stato di 404 giorni.
Come e quando si sviluppano anticorpi migliori
La ricerca, condotta dall’Universit della Salute e della Scienza dell’Oregon (OHSU) e pubblicata sul Journal for Clinical Investigation Insight , ha voluto approfondire questa conoscenza per dare materiale scientifico ai decisori delle prossime campagne vaccinali. In questo studio — si legge nel sunto scritto dal team di scienziati —, esploriamo l’impatto della combinazione di vaccinazione e infezione, nota anche come “immunit ibrida”, e la sua tempistica sulla qualit e quantit di anticorpi suscitati in una coorte di 96 operatori sanitari. Le risposte anticorpali neutralizzanti contro tutte le varianti (incluso Omicron BA.2) sono state robuste e i titoli neutralizzanti sono significativamente migliorati quando gli intervalli tra l’infezione e il vaccino sono stati pi lunghi, in maniera direttamente proporzionale: la risposta immunitaria era uniformemente pi forte quanto pi lungo era il periodo di tempo tra i due momenti (ad arrivare anche a oltre un anno, appunto). Questo effetto si riscontrato anche quando prima c’era stata una vaccinazione e successivamente una reinfezione.
Il sistema immunitario impara poco alla volta
Le scoperte degli studiosi suggeriscono che l’entit, la potenza e l’ampiezza della risposta immunitaria ibrida sono tutte aumentate con un periodo di tempo pi lungo tra le esposizioni al virus (sia attraverso la vaccinazione che attraverso l’infezione naturale). Questo probabilmente correlato al fatto che la risposta immunitaria del corpo matura nel tempo, ha affermato il co-autore senior Marcel Curlin, professore associato di medicina presso la Scuola di Medicina dell’OHSU: Il sistema immunitario sta imparando, ha detto.
I risultati potrebbero estendersi alle dosi di richiamo del vaccino, una considerazione importante per le future strategie della campagna vaccinale, anche se, in questo caso, la risposta immunitaria stata misurata in persone sane (i richiami potrebbero essere consigliati su una base pi frequente tra le persone vulnerabili, pi anziane o immunocompromesse).
Richiami annuali?
Attualmente in Italia i richiami vaccinali sono consigliati a partire da 120 giorni dopo il contagio o un’altra dose vaccinale, ma per persone sane si potrebbe considerare se estendere questo tempo minimo.
Un comitato di consiglieri della Food and Drug Administration (FDA) si appena riunito la scorsa settimana proprio per iniziare a impostare il futuro della campagna vaccinale in Usa. Il comitato ha vagliato (ma non ha votato) le proposte per rendere i richiami vaccinali annuali, proprio come avviene per l’influenza, probabilmente in autunno e possibilmente con vaccini aggiornati. L’idea alla base rendere la vaccinazione meno complicata e confusa, con l’obiettivo finale di far vaccinare pi persone, indipendentemente da quante dosi abbiano gi ricevuto. L’agenzia si riunir di nuovo sullo stesso tema a fine maggio o inizio giugno di quest’anno per avere i vaccini pronti per l’autunno. Alle persone anziane, ai bambini piccoli e alle persone con un sistema immunitario compromesso potrebbero essere offerti pi appuntamenti vaccinali meno distanziati tra loro.
1 febbraio 2023 (modifica il 1 febbraio 2023 | 11:00)
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