La generazione Z, spesso dipinta come “dipendente” dai social media e influenzata dagli influencer, è oggetto di uno studio approfondito nel libro bianco intitolato “Schermi futuri”.
Questo libro, realizzato in collaborazione con Ipsos e diretto dallo psichiatra Paolo Crepet, esplora il tema del rapporto tra la generazione Z e i social media, analizzando i legami sociali e le nuove comunità che si sono sviluppate.
L’indagine coinvolgeva 1200 ragazzi attivi sui principali social media come TikTok, Instagram, Twitch, Facebook, YouTube e Twitter, e si concentrava sui loro comportamenti e sull’autopercezione di sé. Durante lo studio sono state identificate otto diverse comunità all’interno della generazione Z, ognuna con caratteristiche e atteggiamenti distinti.
Tuttavia, secondo Crepet, intervistato dal Corriere della Sera, è importante comprendere che i giovani sono molto più complessi di come vengono spesso descritti. Non tutti sono costantemente immersi nei social media, ma ci sono diverse sfaccettature e diversi tipi di personalità all’interno di questa generazione.
Il libro affronta anche il tema dell’educazione scolastica e l’importanza di fornire supporto emotivo e opportunità ricreative per i giovani. Crepet suggerisce che le scuole dovrebbero offrire attività extrascolastiche come danza, teatro e altre forme di intrattenimento per aiutare i ragazzi a uscire dal disagio e a sviluppare un senso di appartenenza. Inoltre, suggerisce che la tecnologia potrebbe essere utilizzata come strumento di apprendimento, ad esempio incorporando la ricerca su Google o YouTube come materie scolastiche.
Quando si tratta di temi come ansia e autolesionismo, Crepet sottolinea la necessità di evitare generalizzazioni e di basarsi su studi approfonditi. Sebbene alcuni casi tragici possano verificarsi, è importante affrontare il tema in modo appropriato, coinvolgendo gli studenti in discussioni e fornendo loro strumenti per affrontare il dolore.
Infine, Crepet riflette sul ruolo degli adulti e sulla loro relazione con la tecnologia. Sottolinea che i quarantenni, che sono cresciuti senza la stessa esposizione alla tecnologia, possono spesso imitare i comportamenti dei loro figli sui social media, arrivando anche a geolocalizzarli. Crepet ritiene che questa “fratellizzazione genitoriale” possa essere problematica e che sia importante mantenere un ruolo guida come genitori.
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