di Fiorenza SarzaniniL’inchiesta per i presunti crimini di guerra compiuti dai russi in Ucraina. Il destino di Vladimir Putin e dei comandanti sarà deciso dal giudice italiano Rosario Aitala Comunicazioni tra soldati intercettate tramite i sistemi satellitari, racconti dei testimoni, verbali dei prigionieri di guerra : l’inchiesta per crimini di guerra compiuti dai russi si concentra sugli attacchi con vittime civili. Ma si allarga anche agli stupri contro donne e bambini denunciati in diverse città dell’Ucraina. Le prime verifiche svolte dal pool investigativo coordinato dal procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia, Karim Khan, confermano che alcune vittime non avrebbero resistito al dolore e alla vergogna e si sarebbero tolte la vita. È l’ultimo orrore che i giudici intendono perseguire pur nella consapevolezza che non sarà la minaccia di un processo a fermare le azioni brutali dei russi. I singoli episodi saranno giudicati dai tribunali ucraini. Ma la Corte si occuperà di chi ha impartito gli ordini, di quella catena di comando che ha pianificato le aggressioni contro i cittadini inermi. A prendere la decisione finale sui mandati di cattura ed eventualmente il rinvio a giudizio sarà un giudice italiano, Rosario Aitala che presiede il collegio istruttorio. Spetterà a lui – protagonista delle principali istruttorie della Corte, l’ultima quella che ha portato davanti ai giudici il capo della milizia accusata di aver fatto 300 mila vittime civili e 3 milioni di profughi in Darfur – valutare le accuse contro i generali di Vladimir Putin . Trascinare in aula il presidente russo è tutt’altro che scontato. Perché per emettere un mandato di cattura servono prove che colleghino le atrocità al livello politico. E perché per giudicarlo è obbligatorio arrestarlo. È un ostacolo che al momento appare insormontabile. La Russia non ha infatti aderito alla Corte e così rimane impigliata nella sua giurisdizione solo perché l’Ucraina ha accettato per due volte la giurisdizione del tribunale internazionale, nel 2014 e nel 2015. La Corte può indagare, ma Mosca non collaborerà e questo vuol dire che la cattura dei responsabili potrà avvenire soltanto all’estero. Le fosse comuni come atto di potereMariupol, Bucha, Kramatorsk, Makariv sono i luoghi della barbarie, è lì che si scava ancora per trovare le fosse comuni dove sono stati gettati i civili. E poi si va oltre, seguendo il filo dei racconti dei sopravvissuti, i filmati raccolti dai giornalisti, i video girati da chi c’era. Gli investigatori che lavorano con Kahn raccolgono reperti, ascoltano testimoni, archiviano le conversazioni registrate sui canali militari. Il materiale messo a disposizione dai servizi segreti tedeschi che sono riusciti a captare i colloqui dei soldati russi si sta rivelando prezioso per confermare la carneficina e dare un’identità a comandanti e gregari. Ma ora bisogna compiere il passo successivo: raccogliere le prove da consegnare al giudice che dovrà poi valutarle per emettere gli eventuali mandati di cattura. Un lavoro che non potrà essere breve. Come spiega proprio il giudice Aitala nel suo ultimo libro «i crimini internazionali non sono espressioni di mera malvagità, ma soprattutto atti politici funzionali alla conquista, all’esercizio e alla conservazione del potere. Il sangue impregna il potere, il quale giustifica il sangue». Le violenze sessuali di donne e bambiniLa Corte ha deciso di avviare un’indagine sugli stupri ritenendo la violenza sessuale il crimine di guerra più atroce e vigliacco, lo sfregio più brutale alla dignità delle donne inteso dai carnefici come gesto supremo di disprezzo all’intera comunità. Anche su questo è però necessario ricostruire ogni caso, trovare vittime e carnefici. Per mettere in stato di accusa i comandanti potrebbe però essere sufficiente dimostrare che sapevano e non hanno impedito le aggressioni ripetute nei confronti di donne e bambini. È la «responsabilità da comando per reati commessi dai subordinati». Una forma di imputazione che potrebbe essere seguita anche per il bombardamento dell’asilo di Luhansk, nell’Ucraina orientale, e poi quello di Chernihiv, cittadina a nord di Kiev. Per arrivare al processo dovrà essere individuato l’esecutore, il pilota dell’aereo da cui è stata sganciata la bomba. E poi risalire nella catena di comando per contestare i crimini di omicidio di civili e di attacco deliberato contro beni non di interesse militare. A risponderne sarà il comandante del reparto e via via più in alto, fino allo Stato maggiore. L’obiettivo è condurre davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja soltanto i vertici. Sullo sfondo la guerra di aggressione mossa dalla Russia, vietata dal diritto internazionale che consente l’uso della forza armata solo per legittima difesa. La scelta degli investigatori internazionali è chiara: perseguire ogni atrocità per ottenere il massimo risultato possibile. E in questa strategia rientra la contestazione di un altro delitto: l’assedio per impedire l’approvvigionamento di cibo. Si tratta di un crimine che ha come vittime proprio i civili e quindi ritenuto uno delle atrocità più gravi e odiose. Anche in questo caso è indispensabile individuare i comandanti responsabili. Il destino segnato dello zar PutinPer farlo si utilizzano i dossier riservati raccolti dagli 007. Viaggia sul canale Sigint dei servizi segreti occidentali la cronaca in diretta dei massacri, così come le immagini che i satelliti restituiscono per documentare ogni fase del conflitto. Lo scambio tra 007 è continuo, così come la selezione dei dossier da inviare a L’Aja. Il lavoro di analisi dei documenti potrebbe durare settimane, mesi, e via via saranno concesse le autorizzazioni a utilizzarli negli atti di accusa. Fino a valutare il mandato di arresto. È la condizione necessaria per poter avviare il processo per crimini di guerra. L’obiettivo immediato dell’inchiesta è il livello operativo che ha ordinato di massacrare i civili ucraini. La condizione indispensabile per portare Putin in aula è la cattura, eventualità ritenuta allo stato impossibile. Ma non sarebbe un fallimento: un mandato di arresto, in queste condizioni, sarebbe già una condanna, uno stigma esteso a tutto lo Stato aggressore e una limitazione pesantissima dell’agibilità politica e della libertà di movimento di politici e generali, che finirebbero sulle liste dell’Interpol e rischierebbero l’arresto in tre quarti del mondo. 13 aprile 2022 (modifica il 13 aprile 2022 | 07:29) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-13 05:32:00, L’inchiesta per i presunti crimini di guerra compiuti dai russi in Ucraina. Il destino di Vladimir Putin e dei comandanti sarà deciso dal giudice italiano Rosario Aitala, Fiorenza Sarzanini