Criptovalute, non solo Bitcoin: molte «piccole» falliranno e spariranno

Criptovalute, non solo Bitcoin: molte «piccole» falliranno e spariranno

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bitcoin

di Gabriele Petrucciani18 giu 2022

Criptovalute, non solo Bitcoin: molte «piccole» falliranno e spariranno

Non ci sono solo rialzi stratosferici. Quelli a tre o addirittura a quattro cifre. Dietro al mondo delle criptovalute ci sono anche «fallimenti», tentativi di truffe, ipotesi di riciclaggio, e nuovi token che nascono con le Ico (Initial coin offering) e che poi in alcuni casi scompaiono nel nulla. Quello delle monete digitali è diventato un vero e proprio percorso a ostacoli. In tutto il mondo oggi ce ne sono più di 17 mila (compresi anche token e stablecoin), e negli ultimi 10 anni si contano oltre 2 mila «fallimenti». È un mondo vasto, troppo, che nei prossimi anni è destinato a concentrarsi. La conseguenza? Che altre migliaia di criptovalute scompariranno. «Ci sarà una selezione naturale – conferma Massimo Siano, head of southern Europe di 21Shares –. Ne rimarranno comunque diverse, ognuna specializzata nel suo settore. Va anche detto, però, che siamo solo agli albori di questo nuovo ecosistema che si sta delineando. E magari la criptovaluta del futuro non è stata ancora inventata».

Crypto, i vincitori e vinti

Riconosce i vincitori e vinti del domani non è facile. Le cose da sapere sono tante. È una crypro proof of work o proof of stake? Quali sono i progetti della criptovaluta? Il management è affidabile? Tutte domande a cui i meno esperti non riescono a dare una risposta. «Per investire consapevolmente è fondamentale fare un lavoro di ricerca, cominciando dai siti proprietari, leggere il white paper, e guardare com’è fatta la governance – suggerisce Christian Miccoli, fondatore di Conio, broker italiano che consente di comprare e vendere bitcoin –. Servono competenze finanziarie e tecnico-informatica, oltre a conoscenze di business in senso lato». Insomma, un lavoro tutt’altro che facile. Il consiglio degli esperti è affidarsi alle criptovalute a più alta capitalizzazione, quelle più blasonate, di cui si conoscono già le caratteristiche e che hanno delle potenzialità legate all’evolversi di uno specifico settore o di un determinato trend. «Nel proof of stake (è un protocollo per la messa in sicurezza di una rete basato sul possesso di un certo ammontare di criptovalute, ndr), in particolare, una criptovaluta di successo deve attrarre smart contract (contratti intelligenti, ndr), che a loro volta devono essere utilizzati – argomenta Siano –. Il concetto è quello di networking: più smart contract riesci ad attrarre più crescerai di valore; più persone utilizzano il tuo network più sarai efficace».

Le insidie, tra «meme» e «penny coin»

Muoversi senza bussola può essere pericoloso e può portare a prendere scelte sbagliate. Un esempio? Seguire le mode del momento e magari investire nelle cosidette «meme coin». Sono monete digitali nate per scherzo, per divertimento, e il cui valore non è legato all’evolversi di uno specifico progetto. Ne è un esempio Dogecoin (o anche Shiba Inu), che è salita alla ribalta grazie a un «fenomeno Internet» alimentato da Elon Musk. A inizio 2021, quando il patron di Tesla ha cominciato a «cinguettare» su Dogecoin, il valore della criptovaluta si è letteralmente impennato, passando da 0,008 dollari a un massimo di 0,738 dollari. Da allora il «meme del cane» ha iniziato a scendere lentamente e oggi viaggia intorno a 0,55 dollari. Ma c’è anche un’altra moda che si sta diffondendo tra gli investitori, quella delle «penny coin»; monete digitali che valgono solo pochi centesimi e che, in assenza totale di informazioni, vengono acquistate nella speranza di trovare il «nuovo» bitcoin. «Per queste criptovalute, il rischio fallimento è molto alto – sottolinea Miccoli –. Le penny stock al 99% sono progetti che non hanno né capo né coda e che vengono lanciati sperando di avere fortuna».

Il caso Terra-Luna

Ma i pericoli si nascono anche tra le criptovalute più conosciute. Il recente caso di Terra-Luna ne è un esempio. Terra doveva essere una stable coin ancorata al dollaro e invece da un momento all’altro ha completamente azzerato il suo valore. In pratica il progetto è fallito, e stanno fallendo anche i diversi tentativi di salvataggio. Ma cosa è successo? «La stablecoin Ust di Terra sarebbe dovuta rimanere ancorata al valore di un dollaro grazie a un meccanismo di interscambio (mint and burn, coniare e bruciare, ndr) con un’altra criptovaluta denominata Luna – spiega Miccoli –. In pratica l’ancoraggio era garantito dal fatto che sarebbe stato sempre possibile emettere Luna. Ma a un certo punto il prezzo di Luna è andato talmente giù che, per garantire lo scambio a 1 dollaro con Ust, ne hanno dovuto emettere così tante da avvicinarsi al tetto massimo (cap) di emissione. In preda al panico, è stato di colpo aumentato il cap, ma ormai gli equilibri erano saltati. Tecnicamente il progetto Terra-Luna era fatto bene, ma non poteva stare in piedi. Per garantire l’ancoraggio a un dollaro della stable Ust dovresti avere sempre una domanda sufficiente di Luna», puntualizza. Nonostante il flop, però, Siano si mostra sempre fiducioso: «la sperimentazione nel settore ci vuole. E questo è stato un progetto sperimentale. Ora, sulla base di quello che è successo, le altre criptovalute potranno cambiare il loro algoritmo per migliorare. In molti settori si lavora attraverso la sperimentazione», precisa.

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, 2022-06-18 12:33:00, Non solo rialzi, il mondo delle criptovalute deve fare i conti anche con truffe, riciclaggio e nuovi token che nascono e poi scompaiono. Oltre 2 mial sono stati i cosiddetti «fallimenti» negli ultimi 10 anni, Gabriele Petrucciani

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