di Elena Comelli
L’allarme del presidente di Fondazione Symbola sui limiti della campagna elettore in tema di crisi energetica. «Fonti rinnovabili unica salvezza per ambiente ed economia, ma la politica italiana sta andando indietro»
La crisi del gas rischia di trasformarsi in crisi economica, in un Paese che dipende dal metano non solo per scaldarsi, ma anche per accendere la luce e mandare avanti le industrie. Si aggiungano poi i danni dell’emergenza climatica, con il Po in secca e gli incendi a catena, la pandemia, i conflitti e le disuguaglianze: il futuro non sembra luminoso. La soluzione, però, esiste: ogni impresa e ogni cittadino sono chiamati a mettere in campo e in comune i propri talenti, puntando sulla sostenibilità, l’efficienza e le fonti rinnovabili. Chi lo ha già fatto, oggi non teme la crisi del gas. Chi non l’ha fatto dovrebbe farlo quanto prima. «Da questo dipende la competitività dell’Italia in Europa e nel mondo», commenta Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola.
Si fa presto a dire «competitività», ma passare ai fatti è molto più difficile…
«Bisogna invece passare dalle parole ai fatti, prendendo esempio da chi è già più avanti. La sostenibilità non è una predica da anime belle, ma è composta di azioni concrete molto potenti, che ognuno di noi può e deve fare. Molte aziende e molti cittadini lo stanno già facendo, ma la politica è terribilmente in ritardo. La politica italiana su questo fronte è ferma e dalla campagna elettorale sembra addirittura che si stia andando indietro».
Che cosa c’è che non va nella campagna elettorale?
«Se noi continuiamo a non vedere il peso della crisi climatica, che in questi mesi ha colpito l’Italia e l’Europa con una serie di disastri sempre più gravi anche dal punto di vista economico (come dimostrano i danni all’agricoltura provocati dalla siccità e dalle alluvioni), se continuiamo a ignorare le misure urgenti che andrebbero prese per far fronte sul lungo termine alla crisi energetica, come il ricorso massiccio alle fonti rinnovabili, l’Italia resterà sempre più vulnerabile degli altri Paesi».
Ma ormai tutti sono d’accordo sui temi della sostenibilità, di qualsiasi schieramento politico siano…
«È un accordo solo teorico, che alla prova dei fatti non viene tradotto in pratica, anzi, si fa di tutto per bloccare i progressi in questo senso. Bisogna rendersi conto che invece è molto urgente assumersi questa sfida nel concreto. Come dice l’apertura del nostro Manifesto di Assisi – che abbiamo lanciato all’inizio del 2020 insieme con il Sacro Convento, Coldiretti, Confindustria, Anci, e al quale hanno aderito tantissimi soggetti diversi – affrontare con coraggio la crisi climatica è necessario, ma è anche un’occasione per rendere la nostra economia più capace di competere. Solo a partire dall’assunzione di questa sfida si costruisce una nuova economia, che è più conveniente. Per dirla brutalmente, essere buoni non è solo eticamente valido, ma conviene».
Nella pratica, che cosa bisogna cambiare?
«Prima di tutto è inutile parlare di diversivi. Che si parli di nucleare nelle condizioni in cui siamo è un errore madornale: la potenza nucleare nel mondo cala, mentre le rinnovabili corrono sempre di più, l’anno scorso sono cresciute di quasi 200 gigawatt globalmente. E questo non per motivi ideologici, ma perché installare impianti solari o eolici costa meno e rende di più del nucleare. Non c’è gara, fine della fiera. Il ricorso alle fonti rinnovabili è la via principe, più rapida e più conveniente, per abbassare le bollette e rendere il Paese indipendente dal punto di vista energetico. Chi parla d’altro fa un danno all’economia italiana».
Possiamo fare qualche esempio virtuoso in questo senso?
«L’esempio principe di una transizione energetica riuscita e molto remunerativa è quello di Enel, che si è trasformata sotto la guida di Francesco Starace nel più grande operatore privato delle rinnovabili al mondo, con oltre 53 gigawatt di capacità nel 2021, proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania, davanti ad altri leader del settore come EdF (44 gw), Iberdrola (38 gw) e Engie (34 gw). Nel frattempo, Enel è diventata anche la prima azienda italiana per capitalizzazione, superando Eni e Fiat (ora Stellantis). È la migliore dimostrazione che essere buoni conviene».
11 settembre 2022 (modifica il 11 settembre 2022 | 17:43)
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, 2022-09-12 04:47:00, L’allarme del presidente di Fondazione Symbola sui limiti della campagna elettore in tema di crisi energetica. «Fonti rinnovabili unica salvezza per ambiente ed economia, ma la politica italiana sta andando indietro» , Elena Comelli