Cristina D’Avena: «Ai concerti di Jovanotti i fan chiedono autografi a me. I bimbi vogliono sposarmi»

Cristina D’Avena: «Ai concerti di Jovanotti i fan chiedono autografi a me. I bimbi vogliono sposarmi»

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di Elvira Serra

La cantante: «I miei show son i Puffi agli esami in università. Non fate il nome del mio fidanzato, in questo momento c’è maretta e non vorrei che cambiasse la situazione»

Le sarebbe piaciuto essere Laura Pausini?

«La stimo e mi piace tantissimo, ho visto i suoi concerti, ma no: mi piace essere quella che sono. Può dirmi anche Mina, la risposta è la stessa. Ho vinto 6 dischi di platino e 4 d’oro, quando bisognava vendere centinaia di migliaia di copie. Amo quello che faccio e lo porto avanti con coerenza».

E se non fosse diventata cantante?

«Avrei fatto la dottoressa, come mio padre Alfredo. Lui aveva tante specializzazioni, ma faceva il medico generico. Usciva la mattina alle 7 con la valigetta in mano e tornava la sera tardi: ogni giorno faceva 45 visite. E poi era il medico dell’Antoniano, mestiere che ha praticato fino alla morte, nel 2008: curava i bambini, i frati… Conosco ogni angolo di quel luogo».

A lei che medico sarebbe piaciuto diventare?

«Neuropsichiatra infantile. Ai miei concerti vengono tanti bambini speciali, le mamme mi scrivono per parlare con loro, mi dicono che dopo sono più tranquilli. Forse li aiuto lo stesso».

La leggenda narra che ha cantato la canzone dei Puffi anche all’Università.

«Certi esami erano degli show: il nome Cristina D’Avena, fuori dalla porta per l’appello, non passava inosservato. All’esame mi ritrovavo dietro i colleghi incuriositi, perché fino a quel momento ero soltanto una voce, cominciavano le prime apparizioni a Premiatissima o Superclassifica Show. Qualche docente faceva delle battutine su Gargamella, si figuri come stavo io…».

E adesso c’è qualcuno che le chiede consigli su come curarsi?

«Altroché! Mi mancano la tesi e pochi esami, mi è spiaciuto non laurearmi. Mio padre mi diceva che potevo fare qualsiasi lavoro, purché completassi gli studi».

È stato contento della sua carriera?

«Sì certo. Non ha fatto in tempo a vedere i duetti. Amava la musica melodica napoletana. Conoscendolo, mi avrebbe chiesto una canzone con un napoletano».

Cristina D’Avena è sorridente, allegra, riceve messaggi a raffica sui due cellulari e si scusa: «Ho appena fatto un concerto a Ortona, un delirio! Mi stanno mandando gli articoli. La gente piangeva, sono un personaggio che unisce tutte le generazioni: c’era una piazza strapiena; i più anziani seduti, la curva che urlava, i bambini che mi chiedevano le canzoni. Bellissimo! Avevamo tutti voglia di recuperare un po’ di normalità dopo il Covid». Ci incontriamo nella sede milanese della Warner, la casa discografica con cui sta pubblicando ogni mese, fino a ottobre, un vinile celebrativo dei suoi 40 anni di carriera: mille pezzi unici, numerati, con foto inedite e brani da Occhi di gatto a Mila e Shiro due cuori nella pallavolo. Anche se lei, a dirla tutta, dal 17 marzo 1968, quando si presentò sul palco dello Zecchino d’Oro con Il valzer del moscerino (e aveva tre anni e mezzo) non ha mai smesso di cantare.

Da quando fa partire la sua carriera?

«In effetti dal Valzer. Però la prima sigla dei cartoni animati l’ho pubblicata nell’82: era Bambino Pinocchio, di Augusto Martelli. Chi avrebbe immaginato che le sigle sarebbero diventate un genere musicale, o che nascessero i cosplay, ragazzi che si travestono da cartone animato».

Ha cantato 765 brani, venduto otto milioni di copie. Domanda impossibile: qual è la sua canzone preferita?

«Kiss me Licia. Beh, io sono stata Licia! Ho interpretato sia il telefilm che la canzone, è il top del top, qui dentro il mio cuore assieme al Valzer del moscerino. Poi ci sono Sailor Moon, Memole dolce Memole, Rossana…».

Ha inciso perfino la versione italiana di «My life is going on», della «Casa di carta».

«Il cartone è stato fatto solo per la sigla, purtroppo. Era un’operazione social».

È riuscita a far cantare le sue canzoni a Patty Pravo e Loredana Bertè!

«E non solo loro! Per i miei due Duets tutti gli artisti sono stati dolcissimi. Certo, non pensavo che Patty Pravo accettasse di fare la canzone dei Puffi: invece è molto ironica e le piace mettersi in gioco. Quanto alla Bertè, sinceramente credevo che mi dicesse no».

Dei duetti quale l’ha sorpresa di più?

«Ermal Meta ha fatto una versione di Piccoli problemi di cuore bellissima. Mi è piaciuta tanto anche Noemi con Lady Oscar: pensi che da bambina a Carnevale la vestivano da Lady Oscar, ha chiesto lei di farla, così come J-Ax ha voluto proprio Pollon».

Un duetto impossibile?

«Ah, con Chris Martin dei Coldplay! Prima o poi, visto che sono in Warner, ci riuscirò. Io glielo dico e ridico, magari il miracolo succede».

Jovanotti non le piacerebbe?

«Eh, mi pare una missione impossibile… Ci siamo conosciuti tantissimi anni fa, entrambi agli esordi. Ci incrociavamo quando lui lavorava per Cecchetto e io cantavo le mie prime sigle. Sono sempre andata ai suoi concerti, non ho mai chiesto i biglietti, mi piace viverlo da fan. Poi, certo, succedono cose simpatiche quando i suoi fan mi riconoscono e mi chiedono le foto».

A lui quale canzone affiderebbe?

«Tazmania o Fiocchi di cotone per Jeanie (le intona, ndr), sono canzoni più di nicchia. Un altro che mi fa impazzire è Antonello Venditti».

Intanto Mina ha fatto una sua cover.

«La notizia mi è arrivata dai fan. Ha cantato Sempre attento al regolamento, cambiando le parole; è diventata Tu dimmi che città. Era una canzone che mi aveva scritto il figlio Massimiliano Pani. Mi ha inorgoglita e sorpresa».

A lei quale cover piacerebbe incidere?

«Che sia benedetta di Fiorella Mannoia, con cui arrivò seconda al Festival di Sanremo. La trovo vicina al mio modo di essere e di cantare».

Del suo primo Sanremo, nel 2016 da super ospite, che ricordo ha?

«Un’emozione unica. Ero talmente agitata sulla sedia che il truccatore temeva di dovermi mandare sul palco con gli occhi uno diverso dall’altro. Ci arrivai a furor di popolo, grazie a una petizione di All Music. Per fortuna con la scalinata mi hanno aiutato Andrea Pellizzari e Max Brigante, altrimenti inciampavo di sicuro».

C’è tornata nel 2019 per duettare con Shade e Federica Carta.

«Se andassi la terza volta sarei più tranquilla».

Si candida alla conduzione?

«Pure coconduttrice sarebbe meraviglioso!».

Se le offrissero una fiction o un programma cosa sceglierebbe?

«La fiction mi piacerebbe molto, mi mancano molto i miei telefilm. Certe scene mentre giravamo Kiss me Licia… Gli attori erano modelli, non è che sapessero proprio recitare, faticavano a imparare le battute. Non che io fossi meglio…».

Quindi tornerebbe sul luogo del delitto?

«Ma certo! Oggi Cristina è diventata produttrice: facciamo un telefilm come un talent».

Maria De Filippi deve preoccuparsi?

«Ma no, non a caso si chiama fiction!».

Altri sogni da realizzare?

«Mi piacerebbe un musical a teatro, amo il contatto con il pubblico! Potrebbe essere una rivisitazione di una favola, ambientata ai nostri giorni. Tipo: “Che fine ha fatto Cenerentola?”».

E secondo lei che fine ha fatto oggi?

«Forse ha aperto un bel negozio di scarpe e di gonne».

Un po’ come lei.

«Io ho il mio marchio di scarpe: My Heart Shoes. E ora c’è una piccola aziendina che realizza le mie gonne: si chiama My5».

La cosa più matta che hanno fatto i suoi fan?

«Tantissime! Prendono, partono e vengono ovunque noleggiando i pullman. Anche a Sanremo me li sono trovata davanti all’Ariston: alcuni venivano dalla Sicilia e dalla Sardegna. Un’altra cosa meravigliosa è stata cantare una mia canzone e stampare un vinile con le loro voci».

Com’è lavorare con la propria sorella? Liti?

«Sempre! Ma il bello è anche quello: questi sono i rapporti più importanti. Mi sento un po’ la sua mamma, è cresciuta con me. E nel suo lavoro è bravissima, sa come la penso, anticipa quello che direi io, a volte pure troppo!».

Se le dico casa, casa dov’è?

«Casa è Bologna. Ma Milano è la mia seconda casa, da quando ho cominciato a lavorare».

Quando aveva la guardia del corpo?

«Giuseppe! Mio padre gli aveva chiesto di seguirmi perché non si fidava, ero ancora minorenne. Poveretto, quante gliene ho fatte passare… Lo costringevo a dire bugie a mio padre e lui si disperava: “Io sono carabiniere a cavallo, non le dico le bugie!”».

Ha appena scritto un libro di favole. A quando un’autobiografia?

«Il giardino delle Fiabe è uscito per Ape Junior: sono dieci storie che parlano di rispetto per l’ambiente, le avevo scritte durante il lockdown. L’autobiografia in effetti me la stanno chiedendo, sarebbe bellissimo».

Non parla mai del suo fidanzato. Sui social le viene accreditato Mass…

«No, non dica il nome!, che in questo momento c’è maretta e non vorrei che cambiasse la situazione. Sono riservatissima».

Continua a ricevere proposte di matrimonio?

«Sì, l’ultima qualche giorno da, da un bambino di sei anni».

Le manca un figlio?

«No e spero che non diventi un rimpianto. Ogni tanto mi chiedo come sarebbe stato se ne avessi avuto uno».

Avrebbe avuto un guardaroba principesco a disposizione.

«In un magazzino conservo tutto: abiti di scena, vhs, giochi. Ogni tanto vado e me li guardo. Se avessi avuto figli mi avrebbero detto: basta mamma!».

Non le è ancora passata la paura di volare?

«No, dovrei fare uno di quei corsi con gli steward…».

Guardi che se Chris Martin accetta di duettare vorrà farlo a Londra. Lei non sale nemmeno su un traghetto…

«Per Chris supererò le mie paure!».

11 maggio 2022 (modifica il 12 maggio 2022 | 07:56)

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, 2022-05-12 12:24:00, La cantante: «I miei show son i Puffi agli esami in università. Non fate il nome del mio fidanzato, in questo momento c’è maretta e non vorrei che cambiasse la situazione», Elvira Serra

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