di Virginia PiccolilloRiforma della giustizia, salta la maratona notturna in commissione: «Ci sono ancora nodi irrisolti» Si è andati avanti fino a mezzanotte a votare, in commissione Giustizia alla Camera, la riforma del Csm. Ma i magistrati non la vogliono, i Cinque Stelle e il centrosinistra si turano il naso, la Lega aspetta l’incontro con il premier Mario Draghi sul fisco per capire se continuare o no a sostenerla, gli ex M5S fanno melina e Matteo Renzi si è sfilato del tutto. «L’azione di Bonafede era dannosa, quella della Cartabia è inutile», ha twittato il leader di Italia viva, definendo il risultato dell’accordo di maggioranza un «pannicello caldo». E ha concluso: «Meglio così. Ma non voteremo la riforma della giustizia». Una dissociazione che ha generato l’ironia dell’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: «Credo che nemmeno sappia di cosa sta parlando visto che la riforma Bonafede fu condivisa con tutte le forze di maggioranza, quindi anche con Iv», ha detto all’Adnkronos. Una posizione peraltro annunciata dall’opposizione in commissione del deputato renziano, Cosimo Ferri, al quale ieri Carlo Calenda ha alluso, evocando la sua presenza all’Hotel Champagne nella serata in cui si concordavano nomine costate a Luca Palamara la toga. «Matteo, questa posizione è sbagliata e anche paradossale visto che a prenderla è Cosimo Ferri, persona di qualità ma non propriamente estranea alle correnti del Csm e al sistema Palamara», ha twittato il segretario di Azione. E ancora: «Siate seri. La magistratura sta cercando di affossare la riforma». Così la tela di un accordo, intessuto di giorno dalla ministra Marta Cartabia, martedì sera ha mostrato rischi di disfacimento in aula. Di «nodi irrisolti» ha parlato anche l’ufficio di presidenza, revocando la seduta a oltranza. Ma al di là della mancanza di una norma transitoria per la nuova disciplina dei fuori ruolo, e altri articoli da aggiustare, il vero nodo sarebbe politico. Nei giorni scorsi era già serpeggiato il sospetto che la Lega volesse aspettare l’incontro tra il leader Matteo Salvini e il premier Mario Draghi per sciogliere ogni nodo sulla giustizia. In modo da avere maggiore potere di trattativa nella richiesta di non sottoporre il testo sul fisco alla fiducia. Domanda alla quale ieri si è unito anche il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani. Anche tra i renziani è risuonato lo stesso abbinamento: «Se si può evitare su argomenti controversi come giustizia e fisco di mettere la fiducia è meglio, sono questioni che richiedono una trasversalità alta», ha detto ieri la ministra Elena Bonetti. Per lei «non sarà certamente Italia viva a far cadere il governo». Ma a fare l’ago della bilancia, almeno sulla giustizia, sì. Resta l’opposizione dei magistrati a una riforma «punitiva» e per la quale Autonomia e Indipendenza paventa lo sciopero. Dopo la bocciatura dell’Anm, il coordinamento della corrente definisce la riforma «mortificante» e vi legge «la volontà di incidere unicamente sulle carriere dei magistrati». E non il «miglioramento della qualità e celerità della giurisdizione». Da lì l’idea dello sciopero «quale ultima possibilità di fermare una riforma che non danneggerà tanto i singoli magistrati, ai quali si dice di lavorare di meno e peggio, quanto piuttosto i cittadini». Anche Giancarlo Caselli parla di «logica sbagliata» riguardo al fascicolo che conterrà l’attività annuale svolta dal magistrato, la tempestività nell’adozione dei procedimenti e l’esito dei procedimenti nei gradi successivi: «Ci vedo una logica che considera come bulloni da produrre a cottimo anche i provvedimenti giudiziari». 13 aprile 2022 (modifica il 13 aprile 2022 | 07:33) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-13 05:36:00, Riforma della giustizia, salta la maratona notturna in commissione: «Ci sono ancora nodi irrisolti», Virginia Piccolillo