Il ministro Adolfo Urso: rigassificatore a Piombino, aiuti alle imprese, sedi fiscali in Olanda. Tutte le risposte

Il ministro Adolfo Urso: rigassificatore a Piombino, aiuti alle imprese, sedi fiscali in Olanda. Tutte le risposte

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Il Ministero dello Sviluppo Economico ha cambiato nome ed è diventato ministero delle Imprese e del Made in Italy. Cosa cambia? «Non è una mera modifica lessicale, noi poniamo al centro non soltanto gli imprenditori ma anche chi collabora e dunque i loro dipendenti. L’eccellenza di questa attività è il made in Italy».

Riporterete allora in Italia le imprese che hanno spostato il domicilio fiscale all’estero?


«Il “reshoring”, il ritorno a casa, termine che viene utilizzato innanzitutto negli Usa per la nuova politica industriale americana, è sicuramente attuale anche in Italia»


Parliamo di sedi fiscali, quelle che l’hanno portata per esempio in Olanda, devono riportarla in Italia o no?


«Certo che sì, le incentiveremo a tornare. Ciò tocca anche la politica fiscale che dobbiamo realizzare. Uno dei problemi per cui vengono disattese le richieste degli investitori internazionali sono i tempi lunghi della nostra burocrazia. Per questo Palazzo Chigi ha appena approvato un decreto legge che consente al ministero di avocare a sé stesso ogni procedimento autorizzativo che fosse bloccato».

Il governo intende mobilitare 21 miliardi per imprese e famiglie nel 2023 contro il caro-bollette, aumentando il debito. Questi aiuti li date a tutte le imprese, anche quelle che fanno utili come è successo con il Covid o solo a quelle in difficoltà?

«Gli aiuti vanno dati ovviamente con criteri generali che riguardano tutte le imprese energivore».

Quindi anche le imprese che vanno bene saranno aiutate. Per quanti mesi saranno sufficienti questi soldi?


«Tendenzialmente noi proseguiremo sulla strada già indicata con Draghi di ripartire risorse per tutte le imprese energivore. Di nuovo c’è che noi cominciamo a estrarre più gas in Italia. Non ci limitiamo a gestire le emergenze come si è fatto in passato. Il gas in più estratto sarà destinato per il 75% alle imprese».

Quando questo gas sarà disponibile?

«È un decreto legge e quindi immediatamente operativo. Si è parlato di 12 miliardi di metri cubi di gas. Ma parliamo di ricognizioni sul mar Adriatico che risalgono a 25 anni fa».

Tra quanto tempo quella quantità di gas aggiuntiva sarà disponibile e ripartibile?

«Ovviamente man mano che le concessioni saranno date. Le aree riguardano soltanto l’Adriatico centrale, per intenderci, bisogna rispettare le procedure per quanto riguarda l’impatto ambientale. E l’impresa che acquisterà il gas italiano estratto dall’Adriatico lo pagherà decisamente meno».

Mesi, anni?

«Bisognerà attendere che ogni concessione abbia le autorizzazioni che riguardano l’impatto ambientale, e devono essere date dalle amministrazioni competenti».

Rigassificatore di Piombino: era previsto che entrasse in funzione entro aprile 2023, la nave è pronta, Snam ha fornito tutta la documentazione richiesta, il sindaco di FdI si oppone, si starà nei tempi?

«Bisogna anche ascoltare il territorio e noi lo faremo».

Però è da mesi che ci sono confronti con tutti gli enti coinvolti. «Avevamo da fare una legge di Bilancio. Non è che possiamo farci carico dei ritardi degli altri governi. È chiaro che dobbiamo assolutamente garantire che ci siano due rigassificatori galleggianti il primo entro aprile, il secondo nella seconda parte dell’anno. Lavoriamo su misure compensative per far capire ai cittadini che non vogliamo creare un’altra violenza al territorio dopo le inadempienze che loro purtroppo hanno subìto in passato».

Le compensazioni sono già state decise: 600 milioni. Se il territorio dice no dove lo mettete quel rigassificatore?

«Si deve fare comunque nel Nord Tirreno, ma io credo che si possa fare a Piombino. Bisogna soltanto agire con modalità diverse del passato, dove sono state fatte promesse non mantenute».

Raffineria Lukoil di Priolo, l’azienda è russa, adesso c’è l’embargo sul petrolio russo, per comprare su altri mercati le banche non gli danno le linee di credito. Si ferma o va avanti?

«Le sanzioni al petrolio russo scattano dal 5 dicembre. Ma dobbiamo rifornire l’azienda di petrolio dopo questa data, questo il punto».

Quindi la Sace darà le garanzie per comprare petrolio su altri mercati?

«L’azienda ci ha chiesto una lettera che certifica che non è sottoposta a sanzioni. Se poi ci sono altre necessità, interverremo per garantire la continuità produttiva. Sui siti produttivi è possibile esercitare la golden power in caso di acquisizioni, che oggi consente di porre condizioni sui livelli occupazionali». Sull’auto elettrica l’Italia è in grado di attirare produttori stranieri e di chiedere a Stellantis garanzie sui livelli occupazionali? «Assolutamente sì. Anche perché possiamo utilizzare le risorse che sono contenute in alcuni programmi europei. E perché ci sono i fondi per l’automotive già stanziati: 8,7 miliardi di euro».

Sono fondi al 2030, e utilizzati per gli incentivi, non per aiutare le imprese ad andare verso la transizione.

«Gli incentivi li stiamo monitorando perché vogliamo capire quelli che tirano di più e meglio. Il nostro obiettivo è realizzare i semiconduttori e le batterie in Italia in una logica europea».

Ci sono 70 mila posti a rischio.


«Gli investimenti vanno concordati con le Regioni, ho già incontrato il presidente della Regione Piemonte Cirio, sabato incontrerò Zaia, poco fa mi è arrivata una richiesta via WhatsApp del presidente dell’Anfia Scudieri. Noi operiamo insieme alle categorie produttive
».

8 novembre 2022 | 22:28

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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, 2022-11-08 21:31:00,

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha cambiato nome ed è diventato ministero delle Imprese e del Made in Italy. Cosa cambia? «Non è una mera modifica lessicale, noi poniamo al centro non soltanto gli imprenditori ma anche chi collabora e dunque i loro dipendenti. L’eccellenza di questa attività è il made in Italy».

Riporterete allora in Italia le imprese che hanno spostato il domicilio fiscale all’estero?


«Il “reshoring”, il ritorno a casa, termine che viene utilizzato innanzitutto negli Usa per la nuova politica industriale americana, è sicuramente attuale anche in Italia»


Parliamo di sedi fiscali, quelle che l’hanno portata per esempio in Olanda, devono riportarla in Italia o no?


«Certo che sì, le incentiveremo a tornare. Ciò tocca anche la politica fiscale che dobbiamo realizzare. Uno dei problemi per cui vengono disattese le richieste degli investitori internazionali sono i tempi lunghi della nostra burocrazia. Per questo Palazzo Chigi ha appena approvato un decreto legge che consente al ministero di avocare a sé stesso ogni procedimento autorizzativo che fosse bloccato».

Il governo intende mobilitare 21 miliardi per imprese e famiglie nel 2023 contro il caro-bollette, aumentando il debito. Questi aiuti li date a tutte le imprese, anche quelle che fanno utili come è successo con il Covid o solo a quelle in difficoltà?

«Gli aiuti vanno dati ovviamente con criteri generali che riguardano tutte le imprese energivore».

Quindi anche le imprese che vanno bene saranno aiutate. Per quanti mesi saranno sufficienti questi soldi?


«Tendenzialmente noi proseguiremo sulla strada già indicata con Draghi di ripartire risorse per tutte le imprese energivore. Di nuovo c’è che noi cominciamo a estrarre più gas in Italia. Non ci limitiamo a gestire le emergenze come si è fatto in passato. Il gas in più estratto sarà destinato per il 75% alle imprese».

Quando questo gas sarà disponibile?

«È un decreto legge e quindi immediatamente operativo. Si è parlato di 12 miliardi di metri cubi di gas. Ma parliamo di ricognizioni sul mar Adriatico che risalgono a 25 anni fa».

Tra quanto tempo quella quantità di gas aggiuntiva sarà disponibile e ripartibile?

«Ovviamente man mano che le concessioni saranno date. Le aree riguardano soltanto l’Adriatico centrale, per intenderci, bisogna rispettare le procedure per quanto riguarda l’impatto ambientale. E l’impresa che acquisterà il gas italiano estratto dall’Adriatico lo pagherà decisamente meno».

Mesi, anni?

«Bisognerà attendere che ogni concessione abbia le autorizzazioni che riguardano l’impatto ambientale, e devono essere date dalle amministrazioni competenti».

Rigassificatore di Piombino: era previsto che entrasse in funzione entro aprile 2023, la nave è pronta, Snam ha fornito tutta la documentazione richiesta, il sindaco di FdI si oppone, si starà nei tempi?

«Bisogna anche ascoltare il territorio e noi lo faremo».

Però è da mesi che ci sono confronti con tutti gli enti coinvolti. «Avevamo da fare una legge di Bilancio. Non è che possiamo farci carico dei ritardi degli altri governi. È chiaro che dobbiamo assolutamente garantire che ci siano due rigassificatori galleggianti il primo entro aprile, il secondo nella seconda parte dell’anno. Lavoriamo su misure compensative per far capire ai cittadini che non vogliamo creare un’altra violenza al territorio dopo le inadempienze che loro purtroppo hanno subìto in passato».

Le compensazioni sono già state decise: 600 milioni. Se il territorio dice no dove lo mettete quel rigassificatore?

«Si deve fare comunque nel Nord Tirreno, ma io credo che si possa fare a Piombino. Bisogna soltanto agire con modalità diverse del passato, dove sono state fatte promesse non mantenute».

Raffineria Lukoil di Priolo, l’azienda è russa, adesso c’è l’embargo sul petrolio russo, per comprare su altri mercati le banche non gli danno le linee di credito. Si ferma o va avanti?

«Le sanzioni al petrolio russo scattano dal 5 dicembre. Ma dobbiamo rifornire l’azienda di petrolio dopo questa data, questo il punto».

Quindi la Sace darà le garanzie per comprare petrolio su altri mercati?

«L’azienda ci ha chiesto una lettera che certifica che non è sottoposta a sanzioni. Se poi ci sono altre necessità, interverremo per garantire la continuità produttiva. Sui siti produttivi è possibile esercitare la golden power in caso di acquisizioni, che oggi consente di porre condizioni sui livelli occupazionali». Sull’auto elettrica l’Italia è in grado di attirare produttori stranieri e di chiedere a Stellantis garanzie sui livelli occupazionali? «Assolutamente sì. Anche perché possiamo utilizzare le risorse che sono contenute in alcuni programmi europei. E perché ci sono i fondi per l’automotive già stanziati: 8,7 miliardi di euro».

Sono fondi al 2030, e utilizzati per gli incentivi, non per aiutare le imprese ad andare verso la transizione.

«Gli incentivi li stiamo monitorando perché vogliamo capire quelli che tirano di più e meglio. Il nostro obiettivo è realizzare i semiconduttori e le batterie in Italia in una logica europea».

Ci sono 70 mila posti a rischio.


«Gli investimenti vanno concordati con le Regioni, ho già incontrato il presidente della Regione Piemonte Cirio, sabato incontrerò Zaia, poco fa mi è arrivata una richiesta via WhatsApp del presidente dell’Anfia Scudieri. Noi operiamo insieme alle categorie produttive
».

8 novembre 2022 | 22:28

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