Da architetto a insegnante, pronto a cambiare vita a 43 anni: mi vergogno a definire la scuola come un ripiego. Potrei fare sostegno

Da architetto a insegnante, pronto a cambiare vita a 43 anni: mi vergogno a definire la scuola come un ripiego. Potrei fare sostegno

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Non sempre la strada dell’insegnamento si prende per passione. Può anche capitare che i casi della vita ti portino a sposare questa professione per necessità. Con un futuro tutto da scrivere. È il caso di Stefano, architetto 43enne di Bologna, che faceva fatica con piccoli incarichi a partita Iva, ad andare avanti. Per lui uno stipendio da insegnante di circa 1.400 euro al mese con contributi, malattia e ferie pagate sono “una manna dal cielo”.

Un “salto nel buio” come lo definisce lui, il passaggio alla cattedra per chi non ha mai avuto nessuna esperienza in questo campo, ma la sensazione che si viva meglio da maestri che architetti.

La storia è raccontata da ‘Repubblica’. Il futuro insegnante dimostra però grande rispetto per la scuola (“mi vergogno a considerarla come un ripiego, ma non è colpa mia, è il sistema di selezione che non funziona”).

E alla domanda relativa all’insegnamento di sostegno, Stefano non si tira indietro: “accetterei, anche se non ho idea di cosa sia un Piano didattico personalizzato, non sono mai stato vicino a un bambino con una disabilità fisica severa, ma mi ha convinto un’amica che lo fa, dicendomi che se non starò io con quel bambino, nessuno se ne curerà”.

L’architetto ha già mandato la Mad e adesso attende una chiamata dalle scuole. Sa già come funziona il procedimento, la chiamata dei dirigenti e i requisiti che servono: “ho chiesto agli amici insegnanti di suggerire il mio nome nelle scuole dove lavorano”.

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