Da dove arriva l’energia? Da acqua e scarti del legno: l’azienda green delle Dolomiti

Da dove arriva l’energia? Da acqua e scarti del legno: l’azienda green delle Dolomiti

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di Elena Comelli

L’Azienda Elettrica Consorziale di Primiero (Trento) serve una comunità di 18mila persone distribuite in dieci Comuni della zona. Prezzi non toccati dall’inflazione e l’impegno per le rinnovabili

La storia comincia da lontano. Il nonno contribuì a costruire le dighe, il padre alla manutenzione delle centrali elettriche. Ora Ivan Fontana, classe 1980, è responsabile delle risorse umane nell’Acsm, il gruppo di imprese energetiche nato dall’Azienda Elettrica Consorziale di Primiero. Ma non è una storia di famiglia. È la storia di una comunità intera, composta da 18mila persone sparse su dieci Comuni, che l’energia se la fa da sola, dal 1902. Con le risorse rinnovabili che trova sul territorio: acqua e legno.

«I nostri 17 impianti idroelettrici producono 450 milioni di kilowattora all’anno, oltre dieci volte il consumo locale delle valli del Primiero e di Vanoi, mentre i due impianti di teleriscaldamento, alimentati dagli scarti del legno di foreste e segherie, servono sia gli abitanti dei paesi più alti, come San Martino di Castrozza, che quelli in valle, grazie ai 60 chilometri di tubazioni della nostra rete», spiega Fontana con fierezza. Il lavoro incessante per trasformare queste valli ai piedi delle Dolomiti in territori al 100% rinnovabili, certificati da Legambiente, è cominciato oltre un secolo fa ma non è mai terminato. Anzi, ogni anno si aggiunge un tassello.

Impatto zero

Man mano che si profilano con maggiore chiarezza i disastri dell’emergenza climatica e i danni economici derivanti dalla dipendenza dai combustibili fossili, gli sforzi della comunità per sganciarsi completamente dal gas e dal petrolio si moltiplicano, tanto che ormai il territorio gode del favore dei turisti a caccia di una vacanza a impatto zero. Il teleriscaldamento, che ad oggi produce 40 gigawattora termici all’anno e copre circa metà degli abitanti, è partito nei primi anni Duemila.

«Proprio in questo periodo stiamo allacciando altre centinaia di famiglie, in modo tale da permettere a chi lo desidera di eliminare la caldaia a gas o a gasolio», precisa Fontana. Dati i tempi le richieste sono tantissime, per cui la rete di teleriscaldamento viene continuamente ampliata, salvando molte famiglie e imprese dalla crisi energetica. «I nostri prezzi non dipendono dall’andamento delle quotazioni del gas e sono fermi da almeno sei anni, anche se ovviamente la crisi provoca qualche oscillazione anche nei costi della nostra materia prima, il cippato di legno», spiega Fontana.

Il legno che alimenta le centrali di teleriscaldamento proviene dalle foreste locali o limitrofe, nel raggio di 70 chilometri. Questo enorme patrimonio, che occupa il 60% del territorio, è di proprietà dei Comuni, una particolarità che accomuna tutti i territori appartenenti in origine all’impero austro-ungarico. L’utilizzo delle risorse segue criteri molto rigorosi, per non danneggiare i boschi e non eccedere nel loro utilizzo. A cadenza decennale ogni Comune effettua un corposo studio chiamato «piano di assestamento forestale», con cui si individuano le singole piante da tagliare (mai porzioni intere di bosco) per garantire il perfetto equilibrio di rigenerazione.

Grazie a una gestione ad elevata sostenibilità, tutte le foreste comunali del Primiero e Vanoi beneficiano della certificazione Pan European Forest Certification. Con questa selezione si stabilisce il valore di mercato del legname, che ammonta mediamente a circa 35.000 metri cubi l’anno. Resta sempre garantito, però, il tradizionale diritto per i cittadini di prelevare gratuitamente dai boschi comunali legna da ardere e legname per costruire casa.

Gli scarti del bosco

Gli scarti derivanti da questo lavoro, dalle costruzioni e dalle segherie alimentano il teleriscaldamento. «Un tempo questi scarti andavano smaltiti, con costi notevoli, mentre ora li valorizziamo nelle nostre centrali, dove si brucia soltanto legno non trattato, con una serie tale di filtri che dai nostri camini non esce quasi fumo», precisa Fontana, sempre attento all’impatto ambientale di ogni impianto. Perfino le linee elettriche, che sono tutte di proprietà di Acsm, sono state quasi completamente interrate per non avere «fili volanti», con grande beneficio paesaggistico e maggiore sicurezza del servizio, che non s’interrompe mai per un albero che cade sui cavi dell’alta tensione.

L’altra grande risorsa, l’acqua, viene sfruttata da sempre con altrettanta attenzione dalla comunità locale. Un tempo serviva come forza motrice per mulini, magli e segherie, mentre oggi si usa per la produzione di energia elettrica. «La rivoluzione industriale ha trasformato il modo di lavorare e oggi le segherie vanno a elettricità, che del resto produciamo sempre noi con la stessa acqua. Abbiamo mantenuto in funzione un’antica segheria per farla visitare ai turisti, ma si tratta soltanto di un impianto dimostrativo», sottolinea Fontana.

L’equilibrio

I 17 impianti idroelettrici di Acsm sono attentamente regolamentati per non creare conflitti con agricoltori e pescatori, rispettando al tempo stesso la bellezza delle montagne e delle aree protette, come il Parco Naturale di Paneveggio o le Pale di San Martino, che sono anche patrimonio dell’Unesco. Il Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche, prodotto a livello provinciale, disciplina per ogni corso d’acqua la possibilità massima di captazione e il deflusso minimo vitale, cioè la quantità d’acqua che deve essere rilasciata nei torrenti per garantirne la vitalità. Prima di assegnare una nuova concessione idroelettrica si sottopone l’impianto a una rigorosa valutazione d’impatto ambientale, su cui i Comuni locali hanno la possibilità di esprimersi.

L’ultimo tassello del mosaico che la comunità sta componendo per emanciparsi dalle fonti fossili senza rinunciare alla qualità della vita, anzi migliorandola, è la mobilità sostenibile. «Stiamo cercando di promuovere la diffusione dell’auto elettrica con 16 colonnine di ricarica installate fin dal 2011 e 17 mezzi elettrici ad uso dei Comuni. Abbiamo installato cinque ciclostazioni per le bici elettriche in bike sharing nei punti topici, per invitare i turisti a muoversi in questo modo invece che scorrazzare con la macchina, ma credo che per chiudere il cerchio ci vorrà ancora qualche anno», prevede Fontana. Nel frattempo, gli abitanti del Primiero continueranno a spingere per rendere la loro valle sempre più verde.

29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 00:31)

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, 2022-03-28 22:53:00, L’Azienda Elettrica Consorziale di Primiero (Trento) serve una comunità di 18mila persone distribuite in dieci Comuni della zona. Prezzi non toccati dall’inflazione e l’impegno per le rinnovabili, Elena Comelli

Pietro Guerra

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