Da Tecnicadellascuola.it: Lo stipendio dei prof? Sempre basso. Come riportano i titoli del quotidiano La Sicilia del 1951/52 Pasquale Almirante

Da Tecnicadellascuola.it: Lo stipendio dei prof? Sempre basso. Come riportano i titoli del quotidiano La Sicilia del 1951/52 Pasquale Almirante

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Lo stipendio dei docenti? Sempre basso e sempre trattati mali. Nonostante battaglie e scioperi dalle parti del Governo si è pensato che il sego non valesse la candela, in una sorta di compromesso dentro il quale si compensavano le poche ore di lavoro col poco stipendio. 

E questa faccenda dello stipendio, dei compensi e del salario non risale solo a questi tempi,  o a tempi anche meno recenti, ma si spalma negli anni anche più antichi, a oltre settant’anni fa (e sicuramente anche prima)  come abbiamo avuto modo di appurare sfogliando le pagine del quotidiano “La Sicilia” di Catania dal 1951 al 1952. E pare proprio, leggendo gli articoli, che la loro professione sia stata da sempre ritenuta sacrestana e i loro uffici meritevoli di solo qualche pacca sulla spalla.

Ma andiamo a vedere come commentava il nostro giornale dell’intero marzo 1951 quelle richieste, riportando solo i titoli. 

In prima pagina si legge che i docenti stanno chiedendo aumenti al Governo De Gasperi il cui ministro della Pubblica Istruzione, Gonella, tiene duro. Gli annunci continuano a ripetersi in ordine sparso, fino a quando il 18 maggio viene riportato: “Saranno punti i professori che non si presentano al lavoro”. Come, può essere? ci chiediamo. Ed ecco il giorno dopo: ”I professori attendono che vengono soddisfatte le loro richieste”. 

24 giugno 1951

Andiamo avanti fino al 24 giugno: “Non si riconosce agli statali il diritto di sciopero”, a cui fa seguito, dopo due giorni, un altro titolo: “Gli statali decisi a difendere il diritto di sciopero”. Sfogliamo ancora velocemente, convinti che si tratti ormai di giorni per la risoluzione della vertenza e invece il 16 gennaio del 1952 (sei mesi dopo) ci trafigge il titolo: ”Ancora sui miglioramenti agli statali: si discute”; e il 24: ”Riavviato il dibattito sugli statali”.

A questo punto la curiosità ci prende. Il 26/2 abbiamo a caratteri cubitali: “Il nuovo aumento non sarà inferiore a 2.000 lire al mese.” Pensiamo che sia un aumento congruo per i tempi e invece il primo febbraio: ”Da rifare la legge sui miglioramenti agli statali.” E il giorno appresso: ”Si dovrà rifare la legge”, e come se non bastasse questo titolo, il giorno appresso Antonio Prestinenza, il direttore del giornale, apre la prima pagina con un suo editoriale inquietante: “Diminuire lo stipendio agli statali”. 

Può essere, ci chiediamo, che il direttore si impantani contro un ceto sociale così devoto al suo foglio? E infatti dalla provocazione del titolo, passando al testo si capisce che la paventata inflazione conseguente agli aumenti non può fermare i giusti riconoscimenti. Intanto, da quando si è aperta la controversia è già passato quasi un anno e nulla si è visto, mentre di sfuggita ci colpisce il titolo dell’8 febbraio: “Pugni a Montecitorio per l’ammissione di Grecia e Turchia nel Patto atlantico. Ingrao ha scatenato la tempesta”. Anche negli anni cinquanta c’erano le botte al Parlamento? 

29 febbraio 1952 arrivano 2000 lire

Ma ritorniamo agli statali i quali finalmente il 29 febbraio 1952 possono leggere: “Fra qualche giorno l’acconto agli statali, da 15.000 a 50.000 lire al mese”. Caspita, ecco perché non ci fu intesa quel 26 gennaio quando si proposero appena 2.000 lire. Ma è chiusa dunque la vertenza? Neanche a parlarne, perché ancora il 6 aprile si parla di possibile approvazione, finché il 1 maggio viene finalmente annunciato che entro il 10 dovrebbe succedere qualcosa di positivo sulla busta. 

Lavoratori Italiani bloccati al porto: clandestini che vogliono emigrare

Il respiro di sollievo per i colleghi del tempo è però distratto da un altro titolo che richiama l’odierna legge Bossi-Fini e gli sbarchi di extracomunitari nelle coste siciliane: “Occhi aperti alle frontiere contro gli espatri clandestini. Severa e segreta l’opera di repressione”. Il porto di Catania è diventato un colabrodo da cui un centinaio di nostri connazionali tentano di espatriare verso l’Europa che non li vuole: chi l’avrebbe mai detto che fossimo trattati come oggi gli extracomunitari? E chi l’avrebbe mai detto che settanta anni fa si discutesse di diritto di sciopero degli statali? Ma se un dubbio ci ha colpito, una sicura certezza non ci ha mai abbandonato: quella dell’eterna lotta per fame che gli insegnanti hanno dovuto da sempre sostenere contro tutti i Governi di questa singolare Repubblica. 

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