Circa il 23 % della popolazione scolastica europea frequenta istituti di formazione privati, commissionati o meno dai rispettivi Ministeri dell’Istruzione a livello locale. I motivi sono molteplici, e concernono elementi di natura organizzativa, logistica o semplicemente legata alla volontà di seguire un particolare corso o piano di studi. In numerose realtà la crisi del sistema scolastico e la relativa chiusura delle sedi – vedasi il caso anglosassone e irlandese – hanno obbligato il Ministero a finanziare direttamente istituti privati con il fine di garantire il servizio anche nelle aree più remote e rurali del paese. I costi di mantenimento di tali reti scolastiche di natura privata – a seguito sia dell’inflazione che delle nuove norme retributive evase da numerose realtà europee – si è innalzato notevolmente, tanto da compromettere le rette annuali per le famiglie che continuano, in situazioni economico-sociali complesse, a ricevere finanziamenti diretti su base del reddito spesso non sufficiente. Lo scenario di scuole completamente private, alcune finanziate attraverso fondi pubblici ed istituti invece completamente pubblici pare essere il nuovo sistema gradito dai vari Ministeri dell’istruzione a livello europeo che non hanno intenzione di confrontarsi con tagli diretti, ma con una rimodulazione delle risorse da dedicare con la partecipazione di soggetti anche privati.
Il caso irlandese: rette da capogiro e il fallimento dell’integrazione pubblico-privato
Il dibattito delle ultime settimane nell’isola fu relativo a dei maxi-fondi, di importo pari o superiore a 125 milioni di Euro, devoluti dal Ministero dell’Istruzione locale per salvaguardare l’integrità del sistema scolastico privato, tanto da scatenare una severa reazione dei contribuenti e della popolazione più in generale. L’anno scorso le scuole private hanno ricevuto dallo Stato finanziamenti per oltre 128 milioni di euro, poiché la somma spesa per progetti edilizi è aumentata di 2,6 milioni di euro rispetto all’anno precedente. I dati forniti al portavoce del Partito laburista per l’istruzione Aodhán Ó Ríordáin mostrano che la spesa statale per l’istruzione privata tra il 2018 e il 2023 è stata pari a 588 milioni di euro. Ó Ríordáin ha dichiarato all’Irish Mirror che, una volta pagati gli stipendi degli insegnanti, non crede che lo Stato debba fornire ulteriore supporto economico a tali enti. Il Dipartimento dell’Istruzione paga gli stipendi degli insegnanti e degli Assistenti con Bisogni Speciali (SNA) nelle scuole private. Tali istituti non ricevono, tuttavia, “sovvenzioni capitate” utilizzate dalle istituzioni pubbliche per pagare i costi di gestione delle scuole. Nonostante i finanziamenti disposti a livello nazionale per gli istituti privati, le famiglie si trovano a fronteggiare rette da capogiro, le quali sono in progressivo aumento: Irish Times ha ipotizzato che il costo delle rette per alunno si aggirano, in media, ad oltre 10.000 Euro mensili, con le conseguenti critiche per via delle importanti sovvenzioni statali ricevute dal settore.
Rette legate al reddito?
Nonostante la complessa situazione delle società europee in questo periodo, caratterizzato da crisi ed aumento vertiginoso dei costi di consumo, le scuole private offrono solo in alcune realtà delle agevolazioni per famiglie con reddito medio-basso. Sono ancora viste, più che un sistema scolastico decisamente utile ed integrativo a quello statale, come elementi elitari che limitano l’accesso per questioni economiche. Tuttavia, la situazione in alcuni paesi si è mossa verso il diritto allo studio globale, garantendo l’accesso di numerosi studenti a tali istituti mediante borse di studio pubbliche o sovvenzionamenti: noto il caso svedese e danese, ove i Ministeri hanno realizzato un’importante rete di collaborazione con gli istituti scolastici privati con il fine di garantire l’inserimento della popolazione studentesca proveniente da famiglie con difficoltà. In via generale le scuole private sono ancora concepite come un sistema elitario ed alternativo a quello pubblico, ma in numerose realtà del Nord Europa, caratterizzate dalla presenza di aree isolate a bassa densità di popolazione, queste divengono un importante alleato per garantire, anche sulla base del reddito delle famiglie, il diritto allo studio.
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