Da Udine alla Sicilia, premiate le cinque scuole più internazionali d’Italia

Da Udine alla Sicilia, premiate le cinque scuole più internazionali d’Italia

Spread the love

Il dossier

Il Rapporto 2022 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole, realizzato da Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos

di Redazione Scuola

5′ di lettura

La risposta alla crisi internazionale? L’internazionalizzazione della scuola italiana.

E’ quanto emerge dal Rapporto 2022 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca (www.scuoleinternazionali.org) promosso dalla Fondazione Intercultura e presentato nel corso di un incontro online con la partecipazione di Roberto Ruffino, segretario generale di Fondazione Intercultura, Diana Saccardo, ministero dell’Istruzione, Marcello Bettoni, Anp, Nando Pagnoncelli, Ipsos, Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, main partner dell’edizione 2022 dell’Osservatorio.

Cifre e percentuali

Il 46% delle scuole intervistate (con una comprensibile flessione rispetto al 54% della rilevazione del 2019) dichiara di avere/aver avuto almeno uno studente in uscita per programmi di mobilità individuale all’estero (di almeno un trimestre). Nonostante questo, a livello generale, per l’anno scolastico 2021/2022 le scuole secondarie di secondo grado segnano un indice di internazionalizzazione mediamente superiore a quello rilevato tre anni fa: da 44 a 46.Certo, nelle interviste il Covid viene citato spontaneamente come principale motivo di mancata partecipazione ai programmi di internazionalizzazione: oltre un quarto delle scuole risponde che diverse attività non sono ancora state ripristinate. I timori legati alla situazione sanitaria internazionale preoccupano soprattutto i docenti: nel 28% dei casi hanno diminuito l’interesse verso le attività di internazionalizzazione. Nel complesso studenti (88%), famiglie (70%), dirigenti (78%) e docenti (68%) continuano comunque a guardare con favore i programmi di mobilità studentesca.

Mobilità studentesca

Un tempo una scelta – e una sfida – raccolta da una nicchia di studenti, ormai la mobilità studentesca è un dato di fatto nell’ambito delle scelte formative degli adolescenti delle scuole superiori.Certo, sono ancora pochi rispetto al totale della popolazione scolastica, ma è un segnale incoraggiante il fatto che il 46% delle scuole dichiari di avere/aver avuto almeno uno studente in uscita per programmi di mobilità individuale all’estero (di almeno un trimestre), anche grazie all’ampio programma di borse di studio offerte da Intercultura. Un piccolo passo indietro rispetto al periodo pre-pandemico, in cui il dato era attestato oltre il 50%, ma un grande risultato, visto che un buon numero di Paesi nel mondo in questo momento sta avendo difficoltà ad accogliere lo stesso numero di studenti rispetto al passato. Rispetto a 3 anni fa, diminuiscono i partenti dalle regioni del Nord Est (-10%) e dal Sud/Isole (-11%), in particolare degli istituti professionali (-15%). Sempre a causa della pandemia, il periodo di permanenza all’estero si è ridotto: si è verificata una riduzione dei programmi di durata annuale (-9 p.p.) che si sono trasformati in programmi di durata più breve. Questo fenomeno ha perciò determinato un lieve aumento dei programmi semestrali e/trimestrali (in aumento rispettivamente di 3 ed 1 p.p.).I Paesi anglofoni, europei e non, rimangono le mete più comuni, ma si evidenzia da parte degli studenti di istituti tecnici/professionali e dal Nord Est e Centro Italia una più spiccata preferenza per le mete europee non anglofone che si sono distinte per una maggiore capacità ricettiva.Per motivi legati più che altro alle limitazioni della pandemia, anche il numero degli studenti in arrivo in Italia da altri Paesi subisce un marcato calo nel 2021/2022: solo il 19% delle scuole attesta la presenza di ragazzi stranieri ospitati per almeno un trimestre; era il 28% tre anni fa; il 26% sei anni fa. Anche in questo caso sono i programmi annuali a subire un rallentamento (-10 p.p.), stabili i semestrali/trimestrali.Nonostante il trend negativo delle partenze e degli arrivi internazionali non cambia l’apprezzamento da parte dei dirigenti scolastici che danno un bell’8,4 in pagella a queste esperienze, giudicate molto efficaci per la formazione interculturale e internazionale degli studenti.

Scuole internazionali anche grazie all’Educazione civica

E’ stabile il numero di scuole che aderiscono ad almeno un progetto internazionale: 78%. Le scuole più internazionali si confermano quelle più grandi, con almeno 40 classi (indice 51) e le attività che più sostengono un’elevata apertura all’internazionalizzazione risultano essere in particolare l’insegnamento linguistico extracurriculare e i progetti di mobilità studentesca: le scuole che li organizzano raggiungono in media un indice pari a 55. I valori più elevati (e in lieve aumento rispetto al passato), tra IIS e licei (rispettivamente 49 e 48). A livello territoriale, si registra un avanzamento più evidente nelle regioni del centro, il cui indice medio raggiunge quello delle regioni settentrionali (48). Il sud rimane l’area meno aperta alle dinamiche di internazionalizzazione, ma in continua crescita rispetto al passato (40 punti in media; +3 rispetto a tre anni fa).Un dato da sottolineare: l’attenzione della scuola italiana verso le tematiche interculturali e internazionali appare in crescita nell’ambito delle lezioni di educazione civica: lo attestano quasi tutti (96% ; +11 p.p. vs 2019)Lato personale scolastico, è interessante rilevare che nel 76% degli istituti sono presenti docenti referenti per l’internazionalizzazione/mobilità; il 72% delle scuole coinvolge gli Organi Collegiali nella progettazione/approvazione delle iniziative. Più della metà dei dirigenti e docenti referenti (56%) partecipano a corsi di formazione. Il finanziamento delle iniziative internazionali (corsi di lingua, progetti internazionali, docenti/assistenti madrelingua…) avviene prevalentemente attraverso la partecipazione a bandi (48%), tramite le famiglie/privati (34%) o dall’istituto stesso (30%).

Studenti sempre più poliglotti

Tre quarti degli istituti insegnano in ambito curriculare almeno un’altra lingua oltre l’inglese e un quinto ha attivato corsi linguistici extracurriculari (+3% vs 2019). L’offerta linguistica è stata potenziata dal 68% delle scuole: in ore aggiuntive rispetto a quelle richieste dal proprio ordinamento (39%) e/o grazie alla presenza di docenti/assistenti madrelingua (36%). In più della metà degli istituti anche i docenti (di lingue straniere, ma non solo) hanno partecipato a corsi di lingue negli ultimi tre anni. Una novità di questa ultima rilevazione: se da una parte l ‘insegnamento di tipo CLIL registra una battuta d’arresto (riguarda solo due terzi delle scuole), quasi la metà delle scuole italiane (45%) risulta attiva nell’impiego della metodologia del debate in lingua e la quasi totalità (86%) è coinvolta nella preparazione dei propri studenti per l’ottenimento di certificazioni linguistiche: per lo più organizzano/ospitano corsi preparatori e poco meno della metà è anche sede d’esame.

, 2022-10-19 08:49:00, Il Rapporto 2022 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole, realizzato da Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos, di Redazione Scuola

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.