di Pierluigi Panza
L’Ermitage di San Pietroburgo fu realizzato da Bartolomeo Rastrelli e Giacomo Quarenghi. C’è invece la firma del milanese Pietro Antonio Solari sulle torri del Cremlino a Mosca: dopo la sua morte (forse annegato dalle maestranze) i lavori furono completati da Marco Ruffo e da Aloisio il Milanese
E vabbé, per ordine di Putin abbiamo rischiato che il direttore dell’ Ermitage, Michail Borisovi Piotrovski si riportasse a casa 25 opere esposte in mostra a Milano, delle quali 19 di artisti italiani e altre sei di artisti europei. Nell’elenco ci sono Tiziano, Canova ma, soprattutto, statue e vasi di Carlo Albacini e dei Valadier acquistati nel Settecento in Italia da Caterina di Russia; non un artista russo era in prestito. E già questo è un segnale di come andarono le «cose dell’arte» nella Grande Madre Russia. Gli zar fecero shopping in Italia e chiamarono a costruire e decorare i loro palazzi architetti italiani sin dal Rinascimento. Del resto, uno va all’Ermitage vede Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Tiziano, Canova e, semmai, Rubens, Rembrandt, Monet, Matisse, Picasso… di russi non un granché. Pure l’ex Palazzo d’inverno degli zar, ovvero l’Ermitage, fu progettato da italiani: l’architetto Bartolomeo Rastrelli, chiamato nel 1716 da Pietro il Grande, era di famiglia fiorentina; gli interni furono eseguiti dal ticinese Giuseppe Lucchini sotto le direttive del bergamasco Giacomo Quarenghi. Così il resto della città.
La storia del Cremlino
Per non parlare del Cremlino a Mosca, dove proprio i milanesi la fecero da padroni. Pietro Antonio Solari, o Solaro (cugino del pittore Andrea Solario), era il figlio di Guiniforte Solari, il maggior architetto lombardo del XV secolo, scultore e lapicida presso i cantieri del Duomo, della Ca’ Granda e della Certosa di Pavia. Nel 1487 fu chiamato a Mosca per costruire la cinta difensiva dei palazzi che andavano costituendo il Cremlino. Delle venti torri disposte lungo le mura le più importanti sono sue. Sulla magniloquente Torre di ingresso, la Spasskaja che dà sulla Piazza Rossa, quella che gli ex dirigenti dell’Urss salivano per attendere alle loro sfilate militari, vi è apposta una lapide bianca con una scritto in latino: «Ivan Vasil’evic per grazia di Dio Gran Principe di Vladimir, Mosca, Novgorod, Tver, Pskov, Vjatka, Ugoria, Perm, Bulgaria e di altre regioni, e signore di tutta la Russia, nel trentesimo anno del suo regno ha fatto costruire questa torre eretta da Pietro Antonio Solari di Milano. Marzo 1491».
Solari a Mosca e la morte misteriosa
Solari, anche con maestranze milanesi costruì poi la torre Borovickaja, la torre Konstantino-Eleninskaja (che domina la cosiddetta scarpata di San Basilio), la torre Senatskaja e la torre Nikol’skaja sulla Piazza Rossa. Nel 1487 Ivan il Grande gli affidò pure l’incarico di edificare all’interno delle mura il cosiddetto Palazzo delle faccette pietra, che ricorda quello dei Diamanti di Ferrara con il suo caratteristico bugnato a punta. Solari, indicato in un documento milanese come «architectus generalis Moscovie», morì nel maggio 1493 in circostanze misteriose: si disse che fosse stato annegato da maestranze locali. Non aveva figli e fu affidata alla madre l’amministrazione dell’eredità. I lavori al Cremlino furono portati a termine da Marco Ruffo e da Aloisio il Milanese, architetto proveniente da Milano forse originario di Carcano, presso Como. Aloisio il Milanese costruì la torre Troickaja. Altre due torri del Cremlino, la Vodovzvodnaja (forse la più bella) e la Tajnickaja furono non di un milanese, ma pur sempre di un vicentino che viaggiò anche da queste parti, Antonio Gislardi. Inutile insistere perché pure l’architetto Osip Bove, il russo che costruì le altre torri, era di famiglia di origine napoletana. Dunque, il più dell’arte figurativa della Grande Madre Russia, il meglio di San Pietroburgo e di Mosca viene dall’Italia e, molto, da Milano: da Leonardo e Caravaggio al Cremlino.
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16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 08:23)
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, 2022-03-16 07:23:00, L’Ermitage di San Pietroburgo fu realizzato da Bartolomeo Rastrelli e Giacomo Quarenghi. C’è invece la firma del milanese Pietro Antonio Solari sulle torri del Cremlino a Mosca: dopo la sua morte (forse annegato dalle maestranze) i lavori furono completati da Marco Ruffo e da Aloisio il Milanese, Pierluigi Panza
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