l’editoriale Mezzogiorno, 12 aprile 2022 – 09:24 di Sergio Talamo Taranto e Brindisi stanno per vincere un altro premio-fedeltà alla causa dell’economia italiana. Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha scelto Bari per l’annuncio: una nave-rigassificatore del gas liquido – la cosiddetta Fsru (floating storage and regasification units) – sarà ormeggiata sin dal primo semestre 2023 nei porti dove c’è un allacciamento alla rete Snam. In gioco cinque miliardi di metri cubi annuali di gas. Per avere un’idea, la fornitura che l’Italia sta trattando con l’Algeria per liberarsi della dipendenza dalla Russia è di nove miliardi. «A differenza dei rigassificatori fissi – dice Cingolani – la nave la ormeggi dove c’è un tubo del gas e in Italia ci sono diversi punti di innesco: puoi farla a Brindisi, Taranto o a Piombino… Potrebbe essere collocata a Taranto dove c’è pescaggio e allaccio diretto alla rete». La nave-rigassificatore funziona in modo semplice: è attraccata in porto o a poca distanza, riceve il gas liquido da altre navi, lo trasforma e lo immette con un tubo nella rete nazionale. Il dibattito “guerra o condizionatori” si rivela quindi per ciò che è, una provocazione per smuovere le coscienze dei cittadini, sfibrate da due anni di pandemia. La realtà è che l’Italia, non potendo influire direttamente sulla guerra, procede in modo spedito verso un nuovo modello di approvvigionamento energetico, per fare a meno dei trenta miliardi di metri cubi annui che arrivano da Mosca (sui 70 totali di cui il Paese ha necessità). E di questo modello, la Puglia è asse centrale. Del resto, il ricorso ai rigassificatori off shore consente la necessaria duttilità e un impatto minore sul territorio: «Quando la transizione sarà andata avanti, la nave potrà essere mandata via», spiega Cingolani. Una soluzione di emergenza che si unisce ad investimenti più stabili come il rafforzamento della Tap, il gasdotto che solo nel 2021 ha trasportato 7,2 miliardi di metri cubi, le energie rinnovabili e il progetto EastMed-Poseidon. Quest’ultimo gasdotto, a conduzione italiana e greca, punta a trasportare in pochi anni 10-12 miliardi di metri cubi di gas per 1.900 chilometri, dal bacino Israele-Egitto-Cipro fino ad Otranto. La Regione Puglia accoglie le novità con toni molto positivi. Sono davvero lontani i tempi di proteste e sit-in contro ogni infrastruttura dedicata alla produzione energetica. Michele Emiliano, già fiero avversario della Tap, oggi è in prima linea per il suo potenziamento, e vede di buon occhio anche i parchi eolici, anche perché, proprio come le navi in arrivo per il gas, «una pala quando non ti serve più, la smonti con facilità». Sembra prevalere finalmente un approccio più equilibrato, in cui gli investimenti in tecnologie che occorrono a tutto il Paese vengono ripagati con due monete: l’attenzione all’impatto ambientale e una concreta ricaduta in termini di occupazione, sia diretta sia nell’indotto. Dice Ugo Patroni Griffi, presidente dell’autorità portuale dell’Adriatico Meridionale: per i rigassificatori fissi mancano sia gli spazi sia la sicurezza rispetto alla distanza dai siti produttivi, ma «un impianto mobile su nave si può fare, e alimenterebbe anche un indotto economico per la manutenzione e i traffici». Opere e occupazione pulite, quindi, come contropartita per città che hanno già pagato prezzi altissimi alle cattedrali nel deserto del passato: lavoro provvisorio e sempre in diminuzione e in compenso inquinamento permanente. 12 aprile 2022 | 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-12 07:25:00, l’editoriale Mezzogiorno, 12 aprile 2022 – 09:24 di Sergio Talamo Taranto e Brindisi stanno per vincere un altro premio-fedeltà alla causa dell’economia italiana. Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha scelto Bari per l’annuncio: una nave-rigassificatore del gas liquido – la cosiddetta Fsru (floating storage and regasification units) – sarà ormeggiata sin dal primo semestre 2023 nei porti dove c’è un allacciamento alla rete Snam. In gioco cinque miliardi di metri cubi annuali di gas. Per avere un’idea, la fornitura che l’Italia sta trattando con l’Algeria per liberarsi della dipendenza dalla Russia è di nove miliardi. «A differenza dei rigassificatori fissi – dice Cingolani – la nave la ormeggi dove c’è un tubo del gas e in Italia ci sono diversi punti di innesco: puoi farla a Brindisi, Taranto o a Piombino… Potrebbe essere collocata a Taranto dove c’è pescaggio e allaccio diretto alla rete». La nave-rigassificatore funziona in modo semplice: è attraccata in porto o a poca distanza, riceve il gas liquido da altre navi, lo trasforma e lo immette con un tubo nella rete nazionale. Il dibattito “guerra o condizionatori” si rivela quindi per ciò che è, una provocazione per smuovere le coscienze dei cittadini, sfibrate da due anni di pandemia. La realtà è che l’Italia, non potendo influire direttamente sulla guerra, procede in modo spedito verso un nuovo modello di approvvigionamento energetico, per fare a meno dei trenta miliardi di metri cubi annui che arrivano da Mosca (sui 70 totali di cui il Paese ha necessità). E di questo modello, la Puglia è asse centrale. Del resto, il ricorso ai rigassificatori off shore consente la necessaria duttilità e un impatto minore sul territorio: «Quando la transizione sarà andata avanti, la nave potrà essere mandata via», spiega Cingolani. Una soluzione di emergenza che si unisce ad investimenti più stabili come il rafforzamento della Tap, il gasdotto che solo nel 2021 ha trasportato 7,2 miliardi di metri cubi, le energie rinnovabili e il progetto EastMed-Poseidon. Quest’ultimo gasdotto, a conduzione italiana e greca, punta a trasportare in pochi anni 10-12 miliardi di metri cubi di gas per 1.900 chilometri, dal bacino Israele-Egitto-Cipro fino ad Otranto. La Regione Puglia accoglie le novità con toni molto positivi. Sono davvero lontani i tempi di proteste e sit-in contro ogni infrastruttura dedicata alla produzione energetica. Michele Emiliano, già fiero avversario della Tap, oggi è in prima linea per il suo potenziamento, e vede di buon occhio anche i parchi eolici, anche perché, proprio come le navi in arrivo per il gas, «una pala quando non ti serve più, la smonti con facilità». Sembra prevalere finalmente un approccio più equilibrato, in cui gli investimenti in tecnologie che occorrono a tutto il Paese vengono ripagati con due monete: l’attenzione all’impatto ambientale e una concreta ricaduta in termini di occupazione, sia diretta sia nell’indotto. Dice Ugo Patroni Griffi, presidente dell’autorità portuale dell’Adriatico Meridionale: per i rigassificatori fissi mancano sia gli spazi sia la sicurezza rispetto alla distanza dai siti produttivi, ma «un impianto mobile su nave si può fare, e alimenterebbe anche un indotto economico per la manutenzione e i traffici». Opere e occupazione pulite, quindi, come contropartita per città che hanno già pagato prezzi altissimi alle cattedrali nel deserto del passato: lavoro provvisorio e sempre in diminuzione e in compenso inquinamento permanente. 12 aprile 2022 | 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,