Dopo la pausa estiva il Governo inizierà a pensare concretamente alla prossima manovra di bilancio. Come ogni anno c’è molta attesa, anche per la scuola, anche se già sappiamo che, come al solito, sarà caccia alle risorse, motivo per cui si agirà per macro-priorità.
Sicuramente si interverrà sulle pensioni, anche se non in modo strutturale, come già spiegato. La maggioranza discuterà di alcune novità a partire dalle norme attuali. In primis la Lega insiste per Quota 41, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro anticipato con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Le stime del governo parlano di circa 3,7 miliardi in tre anni per finanziare Quota 41 ma dal 2027 il calo degli importi degli assegni farebbe risparmiare circa 900 milioni l’anno. Strada dunque non facile ma potenzialmente percorribile.
A proposito di pensioni, Forza Italia punta al rafforzamento delle pensioni minime dopo il primo innalzamento a 600 euro in vigore da 1° luglio di quest’anno.
Ad ogni modo, eventuali risorse extra per quanto riguarda la previdenza saranno dirottate a giovani e donne, partendo dalla proroga di Quota 103, Ape Social e Opzione Donna. Lo ha confermato anche la Ministra del Lavoro Calderone.
Taglio del cuneo fiscale
Tuttavia, la vera priorità del Governo Meloni è scongiurare lo stop a partire dal 1° gennaio 2024 al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con retribuzione lorda fino a 35mila euro.
La misura, introdotta prima dal Governo Draghi e poi prorogata dall’esecutivo attualmente in carica, è stata senza dubbio una buona notizia anche per i lavoratori della scuola.
Basti pensare che a partire dal mese di agosto 2023 i lavoratori docenti e ATA hanno ottenuti benefici da tale misura.
Nel dettaglio, il taglio del cuneo fiscale, previsto nei sei mesi da luglio a dicembre 2023, salirà al 7% per 335mila dipendenti con retribuzione lorda mensile inferiore a 1.923 euro. Per altri 860mila che guadagnano meno di 2.692 euro lordi mensili, il taglio sarà del 6%.
Per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte che impattano sul costo del lavoro. In sostanza è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda che lo assume e quanto lo stesso dipendente incassa, al netto delle tasse, in busta paga. In Italia questo valore è da sempre molto alto con effetti sul potere d’acquisto.
La proroga di un anno del taglio del cuneo fiscale richiederebbe da sola 10 miliardi ed eviterebbe una riduzione dai 40 ai 110 euro netti in busta paga.
Tuttavia, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti appare possibilista sulla percorribilità dell’azione proprio in virtù dell’importanza che il taglio del cuneo fiscale ha per i lavoratori dipendenti.
La scuola: occhi sul nuovo contratto. Ma occorre essere realisti
La scuola ovviamente resta fortemente interessata alla manovra, anche se, bisogna ammetterlo, non bisogna farsi troppe illusioni: la difficoltà delle risorse da mettere in campo già per le misure già elencate porta a pensare che se per il settore istruzione qualcosa ci sarà non sarà certamente una misura dal forte impatto.
L’attenzione particolare alla legge di bilancio è rivolta verso il prossimo rinnovo contrattuale: una volta chiuso il CCNL 2019-2021, adesso si guarda al prossimo triennio. I sindacati hanno già iniziato la pressione in tal senso:
Il Ministro per la Pubblica amministrazione Zangrillo sta già lavorando con il MEF a tal proposito, “la voce retributiva è una di quelle che compongono il set di azioni che serve per avere una pubblica amministrazione motivata”.
“Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che per un aumento adeguato degli stipendi pubblici di miliardi ce ne vogliono almeno 16, perché l’inflazione del 2022 è di 7,2% punti a dispetto dell’1,5% stanziato dal Governo Draghi e dell’altro 1,5% stanziato dall’attuale Governo Meloni“.
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