di Candida Morvillo
Già ventunesimo uomo più ricco d’Italia, discusso protagonista delle scalate ad Antonveneta e Bnl, nel marzo 2007 venne arrestato per bancarotta fraudolenta. Nel febbraio 2020 gli è stata confermata in appello la condanna a sette anni
Nei video che in questi giorni sta postando su Instagram, Danilo Coppola si rivolge ai magistrati che a vario titolo lo indagano da 15 anni e in oltre trenta processi. Sfoggia megaville e megayacht e spiega che, «nonostante quello che sta subendo, sequestri compresi», lui e la sua famiglia sono riusciti a comprare altre ville e altri yacht.
La notizia, finora mai uscita, sarebbe che, dall’8 marzo, è ricercato e latitante per una richiesta di ordine cautelare in carcere. Ma Coppola è altrove, e da allora posta video su Instagram da una stanza non meglio identificata. Il 10 maggio, l’immobiliarista filma una villa al mare con prato a sfioro: «Mostro questa villa stupenda per dimostrare ai Pm Cascini, Sabelli e Miele che, nonostante abbiano preso prigioniera la villa della mamma dei miei figli, la mia famiglia è andata avanti e ne ha comprate altre… Questo per dimostrare che nonostante quello che mi è accaduto e i 200 milioni pagati al fisco, mi posso permettere di avere ville, una barca, dei cani che adoro, perché oggi i cani costano molto ve l’assicuro. Io ho un cocker, Pluto, che mi è costato moltissimo». L’ironia non gli difetta neppure in un momento drammatico come questo. Nella fantasmagorica stagione dei cosiddetti «Furbetti del quartierino», di Stefano Ricucci e Gianpiero Fiorani, dei rampanti che scalavano i poteri forti, Danilo Coppola era quello che spiccava per i capelli lunghi e piatti.
Già ventunesimo uomo più ricco d’Italia, discusso protagonista delle scalate ad Antonveneta e Bnl, nel marzo 2007 fu arrestato per bancarotta fraudolenta. Non se ne avevano notizie dal febbraio 2020, quando gli fu confermata in Appello la condanna a sette anni per le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria Spa. Ora, torna con una serie di video, della durata non proprio istantanea, ma lunghi pure un’ora. Nell’ultimo, in maglietta bianca, occhiali scuri, leggermente imbolsito rispetto ai tempi d’oro, spiega perché ha appena postato uno yacht di lusso: «È la barca di famiglia e, nonostante il momento terribile che sto passando, mi fa sorridere: in una delle decine di processi subiti, c’erano, alla Procura di Milano, i dottori Maggio e Clerici e poi c’erano i giudici. Uscì fuori che la mia famiglia aveva questa barca importante e questo fatto fu considerato quasi scandaloso… Addirittura quando emerse che si chiamava Don Pablo, non potete capire gli sguardi fra di loro, sembrava che chiamare Don Pablo la barca, era reato. Erano schifati».
Insomma, sostiene Coppola: «Come si può giudicare qualcuno se si hanno pregiudizi su chi sbaglia il nome di una barca?». E aggiunge, lanciandosi in una lezione di etimologia: «Ho mio padre che si chiamava Paolo… Il don è un segno di rispetto, che deriva da “donno”e da “dominus”: il proprietario, il capo. Invece, a qualcuno è venuto in mente che era un nome delinquenziale». Non è chiaro lo scopo dei video-fiume che vanno accumulandosi da due mesi. Coppola ce l’ha con l’invidia sociale, con l’acrimonia che sente addosso perché – parole sue – è un arricchito. Tuona: «Voi ce li vedete Falcone e Borsellino che erano invidiosi di chi aveva l’aereo o la barca?».
La goccia che innestato la campagna social sembra sia stata una richiesta di custodia cautelare in carcere, partita a marzo, per una presunta estorsione, ma chi ha la pazienza di guardarli fino in fondo, scopre vari appelli per andare a votare al Referendum sulla giustizia del 12 giugno. Coppola, in particolare, è per la separazione delle carriere e, in generale, invita a votare per i Radicali («hanno cambiato la democrazia in Italia»). Molti post sono di Amarcord: titoli d’antan, tipo «Mediobanca, porte aperte a Coppola», «Dai centri commerciali a Bnl, ecco Coppola, finanziere d’assalto», «Coppola costruirà Rai City», «Coppola vuole regalarsi la Roma a Natale». Tempi che non sono più quelli. Restano case e barche, dice lui, più di quelle che aveva prima. «Non è ostentazione», ci tiene a chiarire, «il messaggio che voglio dare è che, se si è in regola, non bisogna vergognarsi di quello che si ha… C’è un insieme di situazioni che permettono che alcune persone riescano e altre no».
Ricorda che molti processi si sono chiusi con assoluzione e ci sono pure i vocali a misteriosi interlocutori, tipo un tale Gianfranco, che deve avergli fatto un torto: «Quando tu spolveravi la scrivania io avevo già tre miliardi e mezzo in Borsa». Pochi i follower, per ora: 767. Solo nove le persone seguite, fra cui Flavio Briatore e una pagina che pubblicizza «i migliori contenuti motivazionali». Di motivazione per far conoscere la sua storia a costo di sottrarsi al carcere gliene serve molta.
20 maggio 2022 (modifica il 20 maggio 2022 | 22:19)
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, 2022-05-20 20:19:00, Già ventunesimo uomo più ricco d’Italia, discusso protagonista delle scalate ad Antonveneta e Bnl, nel marzo 2007 venne arrestato per bancarotta fraudolenta. Nel febbraio 2020 gli è stata confermata in appello la condanna a sette anni, Candida Morvillo