Dario Nardella: «Al Pd servono civici come Manfredi»

verso il congresso Mezzogiorno, 24 novembre 2022 – 08:32 Il sindaco di Firenze: a De Luca e Emiliano chiedo di non spaccare il partito al Sud di Simona Brandolini Sindaco Nardella perché il Pd perde nazionalmente e vince localmente? «Nel mio libro spiego che c’è un fenomeno europeo che riguarda le sinistre e il centrosinistra che perdono nazionalmente e vincono nelle città. Così in Francia, così in Polonia, in Inghilterra, in Germania. Accade perché si è persa la capacità di trasmettere un sogno, una visione. Nelle città vince perché fa la sinistra riformista, che realizza le opere pubbliche, che si occupa delle persone. Per questo la rinascita del Pd non può non passare dalle città». Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, un passato renziano un presente democratico, tanto che potrebbe candidarsi a guidare il Pd, ma non lo dirà (per ora). Infanzia e adolescenza tra Torre del Greco e Napoli. Domani presenta il suo libro con l’amico e collega Gaetano Manfredi. Quindi il Pd ha un problema di leadership?«Sì, ma anche di identità. Le leadership dei sindaci sono forti perché sono inclusive, invece nel Pd sono frutto di accordi tra correnti e spesso non sono riuscite a incarnare un sano pluralismo che deve vivere in un grande partito. E poi c’è il tema dell’identità. Sono convinto che il Pd debba incarnare il partito del lavoro, declinato in tutte le sue forme, è l’unico modo per rappresentare nel Sud un’alternativa ai 5 stelle, che hanno fatto di misure di assistenza la propria bandiera». Ma proprio sul Reddito di cittadinanza e sull’autonomia differenziata il Pd non ha un’unica voce. «È un problema. Il divario tra Nord e Sud sta aumentando, il Pd non può dividersi tra il partito del Nord e del Sud, deve avere la capacità di offrire una sintesi». Come?«Il dibattito sul regionalismo è divisivo, si può superare solo se il Pd presenta una riforma complessiva e coraggiosa delle autonomie dove dentro non ci sono solo le competenze delle Regioni ma anche dei comuni, delle province e delle città metropolitane. Stessa cosa sul Reddito: non possiamo cadere nella trappola o stai con Meloni o con Conte. Sul tavolo serve una nostra proposta che guardi da un lato a nuovi strumenti di sostegno alle povertà e dall’altro a politiche per il lavoro». Lei parla di competenze ai sindaci, quali?«I sindaci hanno grandi responsabilità, ma pochi poteri. Servono competenze in materia socio sanitaria, di sicurezza, perché non possiamo lasciare la bandiera alle destre che la usa con slogan. Altro tema è la tutela del territorio e l’energia. Oggi un sindaco è costantemente in balia delle procedure autorizzatorie dello Stato, tramite le sovrintendenza, anche solo per poter mettere un pannello su un tetto». Lei viene a Napoli, parla con Manfredi, con Sala, con Lepore. Qual è l’obiettivo?«È tenere unito il fronte dei sindaci, condiviso con Gaetano Manfredi, sulle battaglie politiche che abbiamo fatto in questi anni. Andrebbero perse se ci dividessimo in questa gara di candidature». Ma il sindaco De Caro non ha già un accordo con Bonaccini? «In realtà stiamo riflettendo su diverse opzioni, partendo dalla necessità di tenere unito il fronte, senza nulla togliere a Bonaccini che è persona di valore». E a quali temi si riferisce?«Il primo: bisogna dire basta alle liste bloccate, serve una legge elettorale come quella dei sindaci oppure si facciano primarie organizzate e aperte. La seconda proposta è la presenza degli amministratori negli organi dirigenti del partito. Bisogna aumentare fortemente la quota in tutti gli organismi dirigenti proprio per avvicinare il partito al territorio. A Roma domenica parleremo di contenuti, non di nomi. E ci saranno i sindaci civici». Come Manfredi? Che si tiene sempre lontano dalle competizioni interne? Questa volta non lo farà?«Dobbiamo fare un congresso nuovo rispetto al Pd del passato, anche in termini di gruppi dirigenti e di attenzione al Sud. Se sarà vero sarà più facile avvicinare i civici come Manfredi, Sala, Salvemini. Mi auguro che questo congresso sia l’occasione per questi primi cittadini di aderire a un progetto di partito rinnovato, da loro viene una spinta». Ma viene anche dai due governatori del Sud, De Luca e Emiliano. «Il Pd del Sud sarebbe più forte se contribuisse a una leadership nazionale di sintesi invece di rinchiudersi in una candidatura di bandiera, per quanto autorevole. Il Sud può essere un motore di innovazione politica, gli amministratori meridionali lo possono essere. Il Sud non deve rinunciare. Anche perché la sfida coi 5 Stelle e le loro proposte si gioca tutta nel Mezzogiorno». Insomma è una partita sindaci contro governatori?«Nessuna competizione tra sindaci e governatori, io che sono un sindaco del CentroNord con origini meridionali dico agli amici presidenti: costruiamo una proposta unitaria di Paese per essere vincenti». 24 novembre 2022 | 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-24 07:33:00, Il sindaco di Firenze: a De Luca e Emiliano chiedo di non spaccare il partito al Sud,

Pietro Guerra

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