di Simona BrandoliniHa presentato da poco Unione popolare e da domani sarà alle prese con la raccolta delle firme. Per le elezioni si presenterà in cinque collegi plurinominale Quando nel 2013, al teatro Eliseo di Roma, Luigi de Magistris lanciò il Movimento arancione, l’ambizione era quella di evitare «l’inciucio Bersani-Udc» e di affossare il nemico dell’epoca, il professore Mario Monti. Testimonial, poi candidato alle Politiche, l’ex magistrato Antonio Ingroia, che via Skype dal Guatemala, modello LaChapelle, santo laico con palme alle spalle stile Miami Vice, arringava: «Facciamo la nostra rivoluzione civile». Ebbene quel matrimonio (con Verdi, Idv, comunisti) durò come un gatto in tangenziale. Tant’è che l’ex sindaco di Napoli oggi dice: «Lo sostenni per amicizia, ma nessuno della mia squadra fu impegnato in quell’operazione». Che superò di poco il 2%. Ma de Magistris è un raro caso, come da autodefinizione, di «rivoluzionario di governo». In trincea, sempre, dentro e fuori dai Palazzi. Si tratti delle istituzioni giudiziarie o di quelle politiche poco importa. Per essere un pacifista convinto (è per il disarmo e per il superamento della Nato, per esempio) è un collezionista di nemici. Monti e poi Matteo Renzi (come dimenticare «Renzi c…ti sotto» o «Napoli città derenzizzata»), passando per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, o per quello della Regione Vincenzo De Luca. Per arrivare ad oggi, a Mario Draghi, incarnazione del «capitalismo guerrafondaio che umilia i deboli». Ed è antidraghiana la sua nuova creatura: Unione popolare , lista con Rifondazione comunista, il suo partito DemA e Potere al popolo. Nel simbolo, con sfondo arcobaleno, campeggerà anche il nome del leader: de Magistris appunto. Da domani sarà alle prese con un primo, non facile, scoglio da superare: la raccolta delle firme. I banchetti sono pronti. Il rivoluzionario, senza più bandana, si presenterà per la prima volta alle Politiche, annuncia, in cinque collegi plurinominali: nei due di Napoli, nella sua seconda patria la Calabria, a Roma, a Milano e nel collegio uninominale del Vomero. Con lui ci sarà, per esempio, anche Piera Aiello, testimone di giustizia, eletta con il M5S e ora nel gruppo Misto. Con i 5 Stelle i rapporti sono sempre stati altalenanti. Figli entrambi di una cultura antisistema, non si sono mai amati fino in fondo, anche se i grillini lo fecero volare in Europa da candidato indipendente nelle liste di Di Pietro nel 2009, il più votato dopo Silvio Berlusconi. Anche questa volta de Magistris ha lanciato un appello a Giuseppe Conte: «Se è vero che hai rotto col draghismo e con il Pd, se è vero che proponi un’agenda sociale diversa, apri un dialogo con noi, che siamo quelli dell’acqua pubblica, della democrazia partecipativa». La risposta? «Un silenzio totale». Come anche i Verdi di Bonelli e la Sinistra di Fratoianni: «Due saltimbanchi. Se Bonelli è verde allora la Meloni è di sinistra, vanno con chi è per il nucleare e gli inceneritori»; insomma non l’ha proprio presa bene. Al grido di «ambientalisti e pacifisti d’Italia non vi fate incantare», de Magistris punta a superare la soglia del 3%. Un po’ il modello Napoli da esportazione: «In Calabria ci è riuscito, non si era mai visto un polo civico prendere il 17% e eleggere due consiglieri, che sono l’unica vera opposizione a Occhiuto». È risaputo che un suo grande amico sia Michele Santoro : «Che sta facendo un lavoro prezioso, un playmaker, ma autonomo». Se gli si chiede se è atlantista o filoputiniano risponde: «Sono mediterraneo, distinzione all’interno dell’idea di un’Europa forte nella politica estera, nei diritti, che crea un nuovo rapporto con la Russia, ed è amica degli americani ma non subalterna». 6 agosto 2022 (modifica il 6 agosto 2022 | 22:42) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-06 20:43:00, Ha presentato da poco Unione popolare e da domani sarà alle prese con la raccolta delle firme. Per le elezioni si presenterà in cinque collegi plurinominale, Simona Brandolini