di Monica GuerzoniIl capogruppo Pd: alleati del M5S? Pd incompatibile con la linea Di Battista Quattro buone ragioni (più una) per convincere Mario Draghi a restare. La quinta è quella che sta più a cuore a Graziano Delrio, già ministro e capogruppo del Pd: «Questa crisi politica rischiano di pagarla i più poveri». Da Bruxelles alla Casa Bianca ai sindaci italiani, le pressioni su Draghi sono fortissime. Che deve succedere perché il premier ci ripensi? «Il lavoro del presidente è stato eccellente, grazie anche al suo prestigio l’Italia ha cominciato a risollevarsi. La pandemia non è finita e ci sono da affrontare le emergenze causate dalla guerra in Ucraina. Se lo invitiamo a restare è anche perché in gioco c’è la credibilità internazionale dell’Italia. Questo Paese ha bisogno di Draghi». È giustificata la durezza con cui ha dato il benservito ai partiti? «Capisco l’amarezza di chi si sente provocato su obiettivi irraggiungibili, come lo scostamento di 50 miliardi chiesto da Salvini a sei mesi dalla fine della legislatura. Una cosa inverosimile. Purtroppo conosciamo i posizionamenti tattici da vecchia politica e le polemiche ad arte per guadagnare mezzo punto nei sondaggi, ma ci sono almeno quattro buoni motivi perché Draghi ci ripensi». Il primo motivo «La finanziaria è l’occasione per rimettere in tasca ai lavoratori uno stipendio che sia adeguato al caro vita, al caro energia e all’inflazione». La legge di bilancio non può farla il prossimo premier? «La finanziaria fatta da Draghi è più credibile, più seria, più forte. Il secondo motivo è che a dicembre abbiamo una rata del Pnrr da 20 miliardi da riscuotere e la crisi di governo può mettere in enorme difficoltà la capacità di raggiungere gli obiettivi che l’Europa ci chiede. Il terzo è la credibilità dell’Italia e il suo ruolo per costruire un’Europa più forte». A Mosca hanno esultato per le dimissioni di Draghi. «Mi riferisco anche a quello. Il quarto motivo è che Draghi, Macron, Scholz e Sanchez possono essere protagonisti di una mediazione europea sulla pace, quanto mai urgente e necessaria. È la guerra la causa dei mali che stiamo vivendo». Nella politica italiana c’è chi non vuole la mediazione di Draghi per la pace. «Purtroppo è un sospetto fondato, viste le relazioni che alcuni partiti hanno tenuto con il Cremlino. Anche per questo sugli obiettivi che ho elencato gli italiani si giocano un pezzo del loro futuro. La povera gente ha bisogno di un governo autorevole. Draghi dovrebbe ascoltare non tanto i mercati, il Fondo monetario internazionale o le borse, quanto il grido che sale dai poveri, che rischiano di diventare sempre più poveri. Il mio appello non è ai partiti, è a guardare la realtà». La realtà è che Conte potrebbe ritirare i ministri e Salvini non ha chiesto a Draghi di restare. «Questo è il punto. Draghi ha saputo fare la sua parte, mentre alcuni partiti negli ultimi mesi sono tornati ai vecchi vizi. Noi abbiamo chiesto un’agenda sociale e il taglio del cuneo, ma non abbiamo detto “o così o non votiamo”. Su questo Draghi ha ragione, non si sta lì se non si governa compatti». Può nascere un Draghi bis senza i contiani del M5S? «Se c’è ancora una maggioranza importante in Parlamento si deve andare avanti. Se poi la destra vuole anticipare di sei o sette mesi le elezioni se ne assumerà la responsabilità davanti al Paese e questo vale anche per Conte». È credibile la mediazione del Pd, un partito che ha una «fronda» contiana che va da Orlando a Boccia? «Il Pd guarda agli interessi degli italiani e se qualche tentazione tattica eccessiva sui 5 Stelle c’è stata, con la nuova segreteria è stata abbandonata». Avete abbandonato l’idea di allearvi con il M5S? «Il mio punto di vista personale è che non si possono fare alleanze con partiti che accarezzano la pancia della gente sbandierando proposte irrealizzabili. Se la deriva è tornare al populismo per guadagnare punti nei sondaggi l’alleanza per noi è indigeribile. Rispetto molto la discussione nel M5S, ma va fatta definitivamente chiarezza. La linea di Di Battista non è compatibile con la linea del Pd». Molti credono che Conte sia mal consigliato. «Non so se la svolta sia dovuta ai sondaggi o a cattivi consiglieri. Questa crisi non si può giustificare, spero che una riflessione in extremis sia fatta». Il Pd è pronto alle elezioni, o è solo tattica? «Se bisogna vivacchiare meglio andare a votare. Il risultato alle Amministrative mostra che con una proposta forte si vince. Noi non abbiamo paura». 16 luglio 2022 (modifica il 16 luglio 2022 | 23:49) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-16 21:14:00, Il capogruppo Pd: alleati del M5S? Pd incompatibile con la linea Di Battista, Monica Guerzoni