Denuncia di essere stata violentata da due pastori in una roulotte: il primo viene condannato, il secondo assolto

Denuncia di essere stata violentata da due pastori in una roulotte: il primo viene condannato, il secondo assolto

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di Simona Lorenzetti

La vicenda, raccontata in Tribunale a Torino, si sarebbe verificata in un alpeggio sulle pendici dell’Orsiera Rocciavrè

C’è un uomo, un romeno, che sta scontando una pena di otto anni di reclusione per violenza sessuale e riduzione in schiavitù. C’è un secondo uomo, un pastore astigiano additato per anni come complice, assolto per due volte con formula piena. E poi c’è la vittima, una donna romena: in un procedimento — quello contro il connazionale svoltosi con rito abbreviato — i giudici l’hanno ritenuta attendibile; nel dibattimento, che ha come protagonista il pastore, un’altra corte ha stabilito che mente, al punto d’accusarla di calunnia (è già stata rinviata a giudizio insieme con il marito, che risponde di falsa testimonianza). Eppure, la vicenda è la stessa e la storia che lei racconta è identica per entrambi gli imputati. Ieri l’allevatore, assistito dall’avvocato Aldo Mirate, è stato assolto anche dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, che ha disposto l’invio degli atti alla Procura per procedere contro la donna per falsa testimonianza.

Il caso giudiziario va avanti da almeno sei anni, ma i fatti risalgono al 2011. Allora la vittima aveva 32 anni: si invaghisce di un connazionale di 11 anni più giovane e lo segue in Italia, dove lui ha trovato occupazione come guardiano di pecore. Quando arrivano a Torino — è questo che lei racconta — ad attenderli all’aeroporto c’è il datore di lavoro, un pastore di 55 anni. Insieme raggiungono l’alpeggio sulle pendici dell’Orsiera Rocciavrè. Dopo qualche mese, la donna rientra in Romania. Nel 2016 torna in Italia e a quel punto denuncia che cinque anni prima il connazionale e il pastore l’avevano rinchiusa in un’angusta roulotte parcheggiata nei boschi e seviziata per settimane: «Ho taciuto perché mi vergognavo. Nel mio Paese è un disonore». A differenza del romeno, il pastore astigiano sceglie di difendersi in dibattimento dall’accusa che reputa infamante. Le indagini difensive avrebbero messo in luce le contraddizioni e le bugie della donna, forse spinta a mentire da qualcuno che mirava a un cospicuo risarcimento. L’uomo viene assolto. La Procura generale insiste e prova a ribaltare la sentenza in Appello, chiedendo una condanna a 12 anni. La vittima viene nuovamente ascoltata ed emergono ulteriori falle nel suo racconto. Per il pastore astigiano arriva una seconda assoluzione e lei finisce di nuovo nei guai per falsa testimonianza. Intanto il connazionale, che si è sempre professato innocente, sta scontando la condanna.

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22 aprile 2022 (modifica il 22 aprile 2022 | 07:11)

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, 2022-04-22 06:18:00, La vicenda, raccontata in Tribunale a Torino, si sarebbe verificata in un alpeggio sulle pendici dell’Orsiera Rocciavrè, Simona Lorenzetti

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