di Giancarlo Cerveri
Depressione ricorrente, la terapia e i sintomi neurologici. La terapia per prevenire le recidive va assunta per un tempo lungo così da ridurre il fenomeno delle continue ricadute
Ho 53 anni e da 25 soffro di depressione ricorrente. Ho avuto dieci episodi, della durata di 6/7 mesi. L’ultimo, iniziato ad aprile, non è ancora risolto. I sintomi che mi preoccupano di più sono quelli cognitivi: mancanza di memoria, confusione. Posso sperare di riprendermi anche da questa ennesima ricaduta? Nel corso degli anni ho tentato diverse terapie, tra cui la stimolazione magnetica transcranica e le infusioni di ketamina (quando ero in Germania).
Risponde Giancarlo Cerveri, direttore Unità operativa complessa di Psichiatria, ASST di Lodi (VAI AL FORUM)
Per tutte le patologie mediche esistono due variabili importanti da definire: una è la morbilità associata alla malattia e l’altra è la gravità che la malattia assume in quel soggetto. Per quanto riguarda la depressione ricorrente, esistono forme con un unico episodio che risponde molto bene ai trattamenti proposti e forme con ricorrenze che aumentano in frequenza e gravità e producono un danno enorme all’esistenza di chi ne soffre impedendo, di fatto, la prosecuzione di una vita lavorativa e socio-relazionale. La depressione maggiore ricorrente è una patologia di elevata gravità e va trattata continuativamente con specifici interventi, erogati secondo modalità ordinate. Nella sua lettera emerge un andamento progressivamente ingravescente della malattia. Dal punto di vista dei dati della letteratura scientifica e delle evidenze cliniche, una condizione come la sua va trattata in modo continuativo con un antidepressivo che porti alla remissione del quadro. Tale terapia deve continuare al fine di prevenire l’attivazione di un nuovo episodio.
Se l’intervento non risulta efficace, cioè se nonostante un trattamento continuativo a dosaggi terapeutici si osserva una recidiva, l’indicazione è quella di cambiare classe di antidepressivo e in seguito, se anche questa strategia si rivelasse inadeguata, può risultare utile associare stabilizzatori dell’umore o antipsicotici atipici di seconda generazione. È utile sottolineare che, se una di queste terapie è efficace nel prevenire la recidiva, deve essere continuata per tempi molto prolungati in modo da ridurre quel fenomeno di continua ricaduta che finisce per alimentare un progressivo peggioramento del quadro. Lei fa riferimento a due possibili trattamenti. Il primo è la stimolazione magnetica transcranica (Tms), in cui si producono campi magnetici simili a quelli utilizzati per fare l’esame della risonanza magnetica ma che vengono utilizzati per stimolare alcune aree della corteccia cerebrale. Sono presenti alcuni dati in letteratura di possibile utilità, ma è un intervento che necessita di maggiore approfondimento e comunque non è sostitutivo degli interventi psicofarmacologici.
Infine fa riferimento alle infusioni di ketamina: si tratta di un farmaco anestetico conosciuto da molti anni, diventato celebre al grande pubblico come sostanza d’abuso. È utilizzato in molte cliniche nel mondo (pochissimo in Italia, perché non esiste una indicazione terapeutica riconosciuta dalle Agenzie regolatorie) come terapia antidepressiva, in aggiunta a quella già assunta dal paziente, per le condizioni di resistenza ai trattamenti. Da diversi mesi in Italia è però disponibile una formulazione lievemente diversa, esketamina, con somministrazione spray nasale, che potrebbe essere un’alternativa da sperimentare per la sua condizione. In sintesi mi permetto di darle i seguenti consigli: è necessario ridiscutere con il suo psichiatra una terapia psicofarmacologica che comprenda antidepressivi e stabilizzatori dell’umore in modo continuativo; è utile esplorare con lo specialista la possibilità di utilizzare esketamina come trattamento aggiuntivo e di effettuare interventi psicoterapici specifici.
6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 11:54)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-11-06 11:19:00, Depressione ricorrente, la terapia e i sintomi neurologici. La terapia per prevenire le recidive va assunta per un tempo lungo così da ridurre il fenomeno delle continue ricadute, Giancarlo Cerveri