Destra e Sud, la reciproca diffidenza

Destra e Sud, la reciproca diffidenza

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Mezzogiorno, 4 gennaio 2023 – 09:02 di Paolo Macry Da decenni, Napoli e l’intero Mezzogiorno non hanno familiarit con le destre politiche. I tempi del qualunquismo di Guglielmo Giannini o dei monarchici di Achille Lauro sono lontani. E le destre che hanno caratterizzato, in seguito, la Seconda Repubblica (destra liberale, o conservatrice, o populista, cio destre molto diverse tra loro) hanno origine – tutte – nel Nord, non nel Sud. Il che vale per le esperienze di Silvio Berlusconi, poi di Umberto Bossi, poi di Beppe Grillo. Questo non significa peraltro che il Sud abbia un tessuto sociale orientato a sinistra, alla maniera delle regioni rosse. Storicamente, anzi, il Sud ha costituito la riserva elettorale della Dc, ha dato i suoi suffragi al Cavaliere, ha coltivato nicchie di postfascismo sociale (i napoletani ricorderanno Alessandra Mussolini). Ed tuttora il terreno d’elezione del grillismo, quello di destra delle origini, quello riverniciato di sinistra da Giuseppe Conte. Il Sud cio ha spesso scelto i partiti di governo, stato ministeriale, ha protestato la propria condizione di ritardo rivendicando assistenza da chi di volta in volta occupava la stanza dei bottoni. Oggi (forse) le cose cambiano e propongono sfide inusuali. Il partito di Giorgia Meloni – cio il socio di maggioranza dell’esecutivo – sembra avere ben poche parentele con la destra sociale d’antan. Del vecchio Msi – radicale, socializzante, diverso – di Giorgio Almirante, il partito di Fratelli d’Italia conserva soltanto la fiamma. E, liberatosi da quelle radici che spesso erano state forti proprio nel Sud, appare intenzionato a battere strade assai diverse rispetto a quelle che sono le preferenze elettorali – e gli umori – delle regioni pi fragili del Paese. Parla di politiche attive e attacca il reddito di cittadinanza. Promette l’agenda del regionalismo differenziato. Insiste sulla meritocrazia della formazione, sul produttivismo d’impresa, sulla rete delle partite Iva. Fa balenare una riforma della giustizia garantista. Ora, se si considerano le opzioni espresse dal Sud (e da Napoli) nelle ultime politiche, e cio il successo a man bassa conseguito da un partito come il M5s, facile concludere che il governo intende muoversi in direzione opposta. Meloni sembra voler piantare le tende di un classico partito conservatore. Con ricette che fatalmente smentiscono l’assistenzialismo, l’egualitarismo sociale, la priorit della coesione territoriale, le spinte antimercatiste che – non da oggi – provengono dagli elettori meridionali. Una sfida che non pi quella nordista di una Lega in evidente declino, ma la sfida complessiva – direi organica – di un conservatorismo orientato a preferire lo sviluppo dei territori pi forti rispetto alla difesa dei territori pi fragili, che vuole dare spazio agli animal spirits pi che concentrarsi sulle fasce sociali deboli. E che al Sud – implicitamente ma ruvidamente – si limita a ricordare l’utilit (non immediata, per) che pu venirgli dalla crescita del Paese. Una prospettiva difficile da digerire, al di sotto del Garigliano, per ragioni obiettive – strutturali – e anche per questioni di mentalit, di aspettative, di consuetudini. con questa destra – intenzionata a durare almeno cinque anni – che il Mezzogiorno dovr misurarsi. Che dovranno misurarsi le sue classi dirigenti, il suo ceto politico, i suoi amministratori. Che dovranno misurarsi i cittadini. Non baster chiudersi in difesa, non se ne avrebbe neppure la forza parlamentare. Servir un progetto meridionalista che si integri concretamente e fattivamente con il progetto conservatore, ovvero una strada mai battuta. Questo il punto. Non sar sufficiente e non cambier le cose ripetere che senza una soluzione del dualismo non si avr neppure una crescita delle regioni forti. Oggi le regioni forti – le loro imprese, i loro ceti medi, i loro lavoratori, i loro giovani – hanno una sponda (al momento) invincibile nel governo Meloni. Toccher alle classi dirigenti e all’opinione pubblica delle regioni fragili prendere atto della realt e rispondere in modo adeguato, cio in modo costruttivo. Non baster soltanto la protesta. 4 gennaio 2023 | 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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