Diamo libertà di scegliere ai docenti di poter lavorare in una scuola non statale. In Italia manca riconoscimento libertà educativa. INTERVISTA ad Anna Monia Alfieri

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La libertà di scelta educativa, come ogni vera libertà, presuppone la responsabilità del singolo nell’esercizio della propria libertà e genera, al contempo, altre libertà. Nel caso specifico, le libertà generate sono due: quella dello studente di apprendere, sentendosi posto al centro e chiamato a farsi protagonista del proprio percorso formativo, e quella del docente di insegnare in una realtà che egli percepisce come conforme alla propria impostazione di pensiero.

Ne parliamo, qui, con Suor Anna Monia Alfieri che ha alle spalle una lotta, ormai decennale, in favore della libertà di scelta educativa dei genitori (art. 30 cost), del diritto di apprendere degli studenti, della libertà di insegnamento (art. 30 cost) superando ogni discriminazione economica (art. 3). La garanzia di questi diritti passa dalle scuole paritarie, che lei considera essere rivolta verso la libertà educativa e per la scuola nel suo senso più generale. Leggiamo fra i suoi numerosi interventi “Una scuola più equa, di qualità aperta a tutti passa dal pluralismo educativo: scuole statali autonome, scuole paritarie libere”.

Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, è tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi, collabora con la Divisione Enti non Profit di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università del Sacro Cuore di Milano, per l’organizzazione dei corsi di Alta Formazione (in management e alta dirigenza scolastica) per gli Istituti Religiosi e per la docenza negli stessi. Dal 2012 al 2018 è stata Presidente regionale della Federazione Istituti di Attività Educativa (FIDAE), che consocia tutte le scuole cattoliche della Lombardia. Dal 2016 fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI. E’ referente per l’Unione dei superiori maggiori d’Italia per il settore scuola. Nel 2020, nell’ambito della emanazione dei decreti di contrasto al covid, ha rappresentato USMI e CISM (Superiori maggiori delle congregazioni religiose) in audizione alla Commissione Bilancio della Camera, riguardo alla gravità della situazione per gli Istituti Paritari e la Scuola pubblica tutta, paritaria e statale.

La libertà di scegliere di lavorare in una scuola che riflette le proprie convinzioni personali e professionali sull’educazione è al centro del dibattito odierno. Cosa significa in maniera chiara?

«La libertà di scegliere di lavorare in una scuola che riflette le proprie convinzioni personali e professionali sull’educazione e, conseguentemente, di partecipare in prima persona al mantenimento del carattere distintivo della propria scuola è, come dice lei, al centro del dibattito. Questo aspetto non significa, ovviamente, creare separazioni o realtà settoriali all’interno nell’educazione dei giovani: al contrario, vuol dire creare ambienti aperti, luoghi di elaborazione del pensiero secondo determinate impostazioni di fondo, dichiarare queste impostazioni e creare le condizioni di un dialogo, nella verità, fra le reciproche posizioni. In fin dei conti, la nostra società, definita fluida, dove tutto è sempre più artificiale, dove domina una impostazione relativistica del pensiero, ha proprio bisogno di questa chiarezza e di questa molteplicità di offerte formative. Ecco il valore della scuola pubblica paritaria».

Lei, Suor Anna Monia Alfieri, ribadisce spesso che in Italia non esiste un effettivo riconoscimento della libertà di scelta educativa. Ciò cosa implica di fatto e in cosa si sostanzia?

«In Italia, a causa del mancato riconoscimento della libertà di scelta educativa, la libertà di insegnamento rimane solo sulla carta. Infatti, il docente, di qualsiasi ordine e grado, che decide di prestare servizio presso una scuola paritaria, deve accettare, a parità di titolo con il collega della scuola statale, uno stipendio inferiore. Infatti, le scuole paritarie, dovendo pagare di tasca propria i docenti e dovendo fare i conti con i bilanci che devono consentire la continuità dell’opera, applicano contratti che prevedono condizioni economiche inferiori rispetto al contratto collettivo nazionale in essere per chi lavora nella scuola statale. È un sistema, pertanto, che danneggia tutti. Si tratta di una condizione chiaramente iniqua, frutto di un paradosso: la Costituzione prevede la libertà di scelta educativa della famiglia e la libertà di insegnamento per i docenti, la legge 62/00 afferma che la scuola paritaria svolge un servizio pubblico e che il Servizio Nazionale dell’Istruzione è formato dai due rami della scuola statale e della scuola paritaria, entrambe pubbliche, eppure la realtà è ben diversa da quello che è scritto sulla carta. Così non avviene nella maggior parte dei paesi del mondo, laicissima Francia compresa dove i crocifissi sono stati tolti dalle aule ma la libertà di scelta educativa è garantita e i docenti sono pagati dallo Stato. Lo Stato, quindi, non è gestore pressoché unico del servizio di istruzione, garante di esso e controllore di se stesso, ma è gestore, accanto ad altri, e garante del servizio di istruzione. A monte del discorso, però, occorre capire il valore della scuola paritaria, in particolare della scuola paritaria cattolica».

Perché è giusto che il settore istruzione non sia unicamente nelle mani dello Stato?

«La risposta è semplice: perché lo Stato che indossa le vesti di unico gestore del servizio di istruzione è lo stato totalitario, ossia quello che vuole indirizzare le menti dei suoi cittadini più giovani, cittadini adulti del domani. Non è un caso che le Costituzioni dei paesi dell’Est Europa, nati dopo la caduta dei regimi comunisti, abbiano posto, tra i principali diritti da garantire, quello della libertà di educazione e che tale diritto sia stato attuato. Questi paesi hanno capito, facendone diretta e drammatica esperienza, che l’educazione dei giovani è considerata come strumento al servizio del potere, da sempre. Guardiamo in casa nostra: nel corso degli anni Trenta, Pio XI dovette lottare fermamente contro le ingerenze del regime fascista nella scuola e nella formazione dei giovani. Nella Divini illius magistri, la sua enciclica sul tema dell’educazione, così si esprimeva: “Non si deve mai perdere di vista che il soggetto dell’educazione cristiana è l’uomo tutto quanto, spirito congiunto al corpo in unità di natura in tutte le sue facoltà, naturali e soprannaturali, quale ce lo fanno conoscere la retta ragione e la Rivelazione”. Allora affermare il diritto alla libertà di scelta educativa vuol dire creare le condizioni per la nascita di più realtà educative, più prospettive sulla realtà, vuol dire che le scuole tutte potrebbero elaborare molteplici progetti educativi da proporre a famiglie, docenti e studenti: una simile libertà porterebbe ad un aumento della qualità dell’offerta formativa, frutto anche di un confronto costruttivo tra docenti, studenti e famiglie. E sarebbe un’offerta formativa accessibile a tutti, senza alcuna discriminazione economica. Non è un caso che in quelle regioni dove sono state avviate politiche di sostegno alla libertà di scelta educativa, gli standard di apprendimento degli studenti, così come ci dicono i dati INVALSI, siano superiori alla media nazionale e siano in linea con gli standard europei».

Come creare le condizioni, ricalcando un po’ cosa ribadisce spesso lei, che il diritto alla libertà di scelta educativa sia garantito, nei fatti, in Italia così come in ogni parte del mondo?

«Dobbiamo fare sì che il diritto alla libertà di scelta educativa sia garantito, nei fatti, in Italia così come in ogni parte del mondo, vuol dire creare le condizioni affinché vi sia una formazione realmente integrale della persona, in un ambiente aperto e rispettoso, unica alternativa possibile per un reale cambiamento della società. La scuola tutta, statale e paritaria, deve trasmettere dei valori che rendano l’uomo più uomo, in grado di abitare consapevolmente il mondo della possibilità. La scuola paritaria cattolica, fedele ai propri mandati di fondazione, può contribuire enormemente a migliorare la nostra società, a concorrere alla sua rigenerazione, cosa di cui si avverte sempre più il bisogno. Ecco ulteriormente definito il valore della scuola paritaria. Questa è la sfida che il mondo della politica deve impegnarsi a sostenere, con lo sguardo libero e sgombro da ogni interesse di parte».

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