Mi inserisco anch’io nel dibattito “Manzoni sì/Manzoni no”.
E cito – ovviamente – la sua opera principale: quei benedetti/maledetti “Promessi Sposi” che già mio nonno studiava a scuola.
Onestamente li manderei in pensione. I motivi? Eccoli
1) lo stile. E’ scritto con un periodare pesante e difficile da sostenere, tipicamente “manzoniano”: frasi lunghe e spesso contorte, tanto che quando finalmente si arriva al punto fermo si è già dimenticato buona parte di quello che lo precede. Un modo di comunicare che al giorno d’oggi non esiste più!
2) I contenuti. Dove me li trovate oggigiorno un Renzo e una Lucia che per coronare davanti a Dio il loro sogno d’amore si sottopongono a tali e tante peripezie? In particolare, quante ragazze dei nostri tempi si identificano in una Lucia che arriva addirittura a fare voto di verginità??
Di questi tempi matrimonio e verginità vengono ormai snobbati da molti e hanno comunque un significato molto più vago che ai tempi dell’Alessandro nazionale. E poi… alzi la mano chi a scuola è riuscito a leggere il romanzo sino alla fine!
E se in sostituzione proponessimo “Il Mulino del Po” di Bacchelli? Se non altro ha qualche anno in meno…
Daniele Orla
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