Didattica, docenti e diritto allo studio: gli interventi prioritari degli studenti per Istruzione e Università

Didattica, docenti e diritto allo studio: gli interventi prioritari degli studenti per Istruzione e Università

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Cosa chiedono gli studenti ai nuovi ministri dell’Istruzione e dell’Università? A provare a dare una risposta a questa domanda è il portale specializzato Skuola.net, che alla vigilia delle elezioni politiche aveva chiesto a circa 1.568 giovani elettori di scuola e università di indicare le questioni più urgenti da risolvere sul fronte Istruzione e su quello Università e Ricerca. Per Giuseppe Valditara, titolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito, il compito prevede essenzialmente un nuovo modello didattico, un legame più stretto col mondo del lavoro, una “rinfrescata” al corpo docenti. Ad Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, si chiede di arginare la fuga dei cervelli, garantendo nel contempo agli studenti più risorse per il diritto allo studio e più opportunità lavorative una volta terminato il percorso di studi.

In cima alla lista delle priorità, gli studenti mettono i programmi scolastici. Per 1 su 4 è infatti necessario procedere a una ristrutturazione della didattica, intesa come insieme del cosa e del come si apprende a scuola. Mentre al secondo posto emerge la richiesta che la scuola “si apra al lavoro”: circa 1 su 5 vorrebbe che gli istituti allestissero attività concrete per preparare al post-diploma, soprattutto in ottica primo impiego; una valida riforma dei PCTO è una delle cose che viene subito in mente. Una quota simile (20%), invece, lavorerebbe più sul corpo docenti, manifestando l’esigenza di avere degli insegnanti meglio formati e costantemente aggiornati.

Meno urgente, ma assolutamente necessaria è una verifica generale delle strutture scolastiche, per renderle sicure, efficienti e confortevoli: la mette in prima linea il 13% degli intervistati. Richiesto inoltre uno sforzo maggiore sul tema dell’orientamento, fondamentale per il 9%. Ci vorrebbe infine anche una riflessione sull’offerta formativa, che si focalizzi sugli indirizzi di studio e sulla loro durata e più dialogo tra le scuole e il loro territorio di riferimento (lo dice, in  entrambi i casi, il 6%).

Trattandosi di giovani che si trovano proprio nella fase più delicata della loro vita – tra chi si sta per diplomare e presto dovrà fare una scelta sul post-maturità, chi sta frequentando l’università e chi è in cerca di lavoro – è sembrato opportuno chiedergli di inviare un “messaggio” pure all’altro Ministro che potrebbe fare di più per loro: la neo-ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Qui le richieste ruotano soprattutto attorno alla disponibilità di fondi: per il 22% del campione l’impegno più forte dovrebbe essere profuso nell’arginare la cosiddetta “fuga dei cervelli”, aumentando le risorse per la ricerca.

A seguire, per gli studenti, ci vorrebbe un potenziamento del diritto allo studio: il 20% auspica che le voci del bilancio pubblico destinate a borse di studio o altre forme di sussidio per gli universitari, specie se fuori sede, siano più consistenti. Per il 15%, invece, particolare attenzione andrebbe data alle politiche attive per il lavoro, per aiutare davvero i giovani a trovare un’occupazione in linea con le loro aspettative una volta usciti dal periodo di formazione.

Nella stessa ottica si muovono quelli che vorrebbero un’offerta maggiore di percorsi alternativi all’università (come ITS o corsi di terziari professionalizzanti): sono il 13%. La stessa platea (13%) preferirebbe invece un allargamento dei posti disponibili negli atenei, in particolare nei corsi a “numero chiuso”. Per finire, ci sono pure quelli (9%) che si concentrerebbero su stage e tirocini, rendendoli obbligatori ma anche più “performanti”. E quelli (8%) che lavorerebbero a monte, disegnando un’offerta formativa universitaria più orientata all’occupabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , Pubblicato da Redazione Tuttoscuola
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