Difesa del «radical» Mughini  e dei buoni libri in tv

Difesa del «radical» Mughini  e dei buoni libri in tv

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MERCOLEDÌ 30 MARZO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

il 27 marzo Fabio Fazio ha ritenuto di iniziare la puntata di «Che tempo che fa» facendoci entrare nell’opulenta casa di Giampiero Mughini che ha discettato per 10 minuti di design e arte anni 50 di cui il suo salotto è e rappresenta per tutti gli italiani un fulgido e inimitabile esempio. Naturalmente tutto serviva a pubblicizzare l’ultimo libro di Mughini. Quando poi il conduttore ha augurato un grande successo al volume, Mughini si è affrettato a sottostimare il volume di vendite, spiegando che se dovesse fare affidamento sull’italiano medio, starebbe fresco. Trovo che lo spettacolo dato dalla prosopopea della borghesia radical italiana abbia toccato il fondo. E che la distanza fra questo mondo e la realtà sia ormai abissale. O è moralismo, il mio?

Giovanni Ricciardi, Roma

Caro Giovanni,

Sì, lei sbaglia. La casa di Mughini raccoglie una collezione di prime edizioni, carte originali, capolavori di design, quasi tutti italiani, che altrimenti sarebbero andati dispersi o sarebbero finiti all’estero. Nel suo nuovo libro, intitolato non a caso «Il Muggenheim» — così, con autoironia, l’autore definisce la propria casa-museo —, Mughini racconta appunto come le grandi biblioteche, i musei, le collezioni americane stiano saccheggiando tesori di cui noi italiani medi non siamo appunto consapevoli. Giampiero Mughini è una delle prime persone che andai a trovare, quando mi trasferii a Roma per lavoro, oltre ventidue anni fa. Aveva scritto un libro sugli anni 70 che mi era piaciuto molto, «Il grande disordine». Le assicuro che è un uomo del tutto diverso da come lei lo descrive. Con l’italiano medio condivide grandi passioni, dal calcio alle donne. Poi certo ha un gusto raro per gli oggetti, per le carte, per le cose. I radical chic non li ama proprio. Nel 1987 ha scritto un libro che gli è costato molto, «Compagni addio», per prendere le distanze dalla sua generazione e dagli eccessi ideologici. Come tutti ha dei difetti, ma senza i suoi difetti non sarebbe lui. E in lui, come nei suoi libri, ho sempre trovato una profonda compassione per le sofferenze degli uomini, e un senso di ammirazione per la grandezza e la nobiltà d’animo che è una delle attitudini che mi ha trasmesso mio padre. Bene ha fatto Fabio Fazio a dargli spazio, in una puntata impreziosita dalla presenza di Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha denunciato la propaganda di Putin. E poi di libri, gentile signor Ricciardi, in tv si parla pochissimo, e comunque mai abbastanza.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Superbonus, la burocrazia blocca il mio fotovoltaico»

È chiaro a tutti oramai che la pandemia prima e la guerra poi, hanno cambiato il mondo e lo hanno fatto in maniera irreversibile. Una delle cose che tutti dovremmo aver imparato da queste due pesantissime sberle è il rispetto per il Pianeta (volendo dare per scontato il rispetto verso gli altri esseri umani) e, di conseguenza, l’attenzione al risparmio energetico e all’utilizzo di energia pulita. Sono uno di quei fortunati incoscienti, che nel corso del 2021 è riuscito, non senza enormi disagi causati da impreparazione di alcuni e improvvisazione di altri, ad usufruire del superbonus 110%. Una misura che, mi si conceda, consideravo e continuo a considerare «smisuratamente generosa». Ciò detto, grazie al superbonus ho realizzato sul tetto di casa mia un impianto fotovoltaico da 6KW con 6KW di accumulo e, a metà ottobre scorso, ho avviato per il tramite del mio progettista, l’iter per il collegamento dell’impianto in rete. Nel momento in cui scrivo, 17 marzo, quindi a 5 mesi dalla richiesta, il mio impianto non può ancora funzionare perché seppure correttamente installato è in attesa dell’iter burocratico di completamento della richiesta di connessione. Chiedo, anzi suggerisco, al ministro Cingolani e lo faccio con il massimo rispetto e con grande ammirazione nei suoi confronti, essendo stato tra l’altro un suo (indegno) studente un po’ di anni fa quando era professore di Fisica alla facoltà di Ingegneria presso l’Università di Lecce, se quei cinque mesi si potessero ridurre a due. Se fosse stato così io oggi userei già energia pulita e avrei risparmiato anche un po’ di denaro.

Pierpaolo Patruno, Lecce

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-03-29 22:39:00,

MERCOLEDÌ 30 MARZO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

il 27 marzo Fabio Fazio ha ritenuto di iniziare la puntata di «Che tempo che fa» facendoci entrare nell’opulenta casa di Giampiero Mughini che ha discettato per 10 minuti di design e arte anni 50 di cui il suo salotto è e rappresenta per tutti gli italiani un fulgido e inimitabile esempio. Naturalmente tutto serviva a pubblicizzare l’ultimo libro di Mughini. Quando poi il conduttore ha augurato un grande successo al volume, Mughini si è affrettato a sottostimare il volume di vendite, spiegando che se dovesse fare affidamento sull’italiano medio, starebbe fresco. Trovo che lo spettacolo dato dalla prosopopea della borghesia radical italiana abbia toccato il fondo. E che la distanza fra questo mondo e la realtà sia ormai abissale. O è moralismo, il mio?

Giovanni Ricciardi, Roma

Caro Giovanni,

Sì, lei sbaglia. La casa di Mughini raccoglie una collezione di prime edizioni, carte originali, capolavori di design, quasi tutti italiani, che altrimenti sarebbero andati dispersi o sarebbero finiti all’estero. Nel suo nuovo libro, intitolato non a caso «Il Muggenheim» — così, con autoironia, l’autore definisce la propria casa-museo —, Mughini racconta appunto come le grandi biblioteche, i musei, le collezioni americane stiano saccheggiando tesori di cui noi italiani medi non siamo appunto consapevoli. Giampiero Mughini è una delle prime persone che andai a trovare, quando mi trasferii a Roma per lavoro, oltre ventidue anni fa. Aveva scritto un libro sugli anni 70 che mi era piaciuto molto, «Il grande disordine». Le assicuro che è un uomo del tutto diverso da come lei lo descrive. Con l’italiano medio condivide grandi passioni, dal calcio alle donne. Poi certo ha un gusto raro per gli oggetti, per le carte, per le cose. I radical chic non li ama proprio. Nel 1987 ha scritto un libro che gli è costato molto, «Compagni addio», per prendere le distanze dalla sua generazione e dagli eccessi ideologici. Come tutti ha dei difetti, ma senza i suoi difetti non sarebbe lui. E in lui, come nei suoi libri, ho sempre trovato una profonda compassione per le sofferenze degli uomini, e un senso di ammirazione per la grandezza e la nobiltà d’animo che è una delle attitudini che mi ha trasmesso mio padre. Bene ha fatto Fabio Fazio a dargli spazio, in una puntata impreziosita dalla presenza di Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha denunciato la propaganda di Putin. E poi di libri, gentile signor Ricciardi, in tv si parla pochissimo, e comunque mai abbastanza.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Superbonus, la burocrazia blocca il mio fotovoltaico»

È chiaro a tutti oramai che la pandemia prima e la guerra poi, hanno cambiato il mondo e lo hanno fatto in maniera irreversibile. Una delle cose che tutti dovremmo aver imparato da queste due pesantissime sberle è il rispetto per il Pianeta (volendo dare per scontato il rispetto verso gli altri esseri umani) e, di conseguenza, l’attenzione al risparmio energetico e all’utilizzo di energia pulita. Sono uno di quei fortunati incoscienti, che nel corso del 2021 è riuscito, non senza enormi disagi causati da impreparazione di alcuni e improvvisazione di altri, ad usufruire del superbonus 110%. Una misura che, mi si conceda, consideravo e continuo a considerare «smisuratamente generosa». Ciò detto, grazie al superbonus ho realizzato sul tetto di casa mia un impianto fotovoltaico da 6KW con 6KW di accumulo e, a metà ottobre scorso, ho avviato per il tramite del mio progettista, l’iter per il collegamento dell’impianto in rete. Nel momento in cui scrivo, 17 marzo, quindi a 5 mesi dalla richiesta, il mio impianto non può ancora funzionare perché seppure correttamente installato è in attesa dell’iter burocratico di completamento della richiesta di connessione. Chiedo, anzi suggerisco, al ministro Cingolani e lo faccio con il massimo rispetto e con grande ammirazione nei suoi confronti, essendo stato tra l’altro un suo (indegno) studente un po’ di anni fa quando era professore di Fisica alla facoltà di Ingegneria presso l’Università di Lecce, se quei cinque mesi si potessero ridurre a due. Se fosse stato così io oggi userei già energia pulita e avrei risparmiato anche un po’ di denaro.

Pierpaolo Patruno, Lecce

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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, Aldo Cazzullo

Pietro Guerra

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