straordinario come una parola semplice, stabilmente insediata nel nostro (povero) vocabolario di base fin dagli esordi dell’italiano, possa complicarci la vita appena cerchiamo di studiarla un po’ per capirci qualcosa di pi: indagare la dignit un’avventura.
Il primo significato. Molti dizionari concordano almeno sul principale: Condizione di onorabilit e di nobilt morale che deriva all’uomo dalle sue qualit intrinseche o da meriti particolari (De Mauro). E gi ci sarebbe da discutere sull’associazione tra onorabilit e nobilt, visto che nella storia della cosiddetta nobilt di onorabilit non ce n’ molta. Ma, aggiunge il dizionario Treccani il rispetto che per tale condizione gli dovuto e che egli deve a s stesso.
Il dibattito. La linguista Maria Cristina Torchia si occupata di questa parola per l’Accademia della Crusca, osservando che dignit nome astratto correlato all’aggettivo degno, indica quindi “la condizione o la qualit dell’essere degni”. E notando come questa parola che, come tutte le parole che designano concetti, esperienze, qualit che hanno a che fare con la dimensione dell’umano, sono difficili da determinare e, anzi, mantengono inesorabilmente un margine ineliminabile di vaghezza e indeterminatezza.
il momento dell’origine. Prendiamo la preziosa ricostruzione di Maria Cristina Torchia: Dal latino dignĭtas -atis, nella forma dignitatem, deriva dignit (che forma apocopata di dignitate). Dignĭtas, poi, in latino, si costruisce a partire dall’aggettivo dĭgnus, che a sua volta formato con la stessa radice dec- del verbo decēre. Dĕcet vuol dire “si addice, si conf, adeguato, conforme (a qualcosa/qualcuno)”; allo stesso modo, l’aggettivo latino dignus, come il suo continuatore italiano degno, ha un primo significato neutro di “adatto, adeguato, che si addice con cui si istituisce una correlazione fra qualcosa e qualcos’altro che pu avere valore sia positivo che negativo. Cos in italiano: di una persona o di un comportamento possiamo dire che sono degni di lode, ma anche di biasimo e un discorso pu essere degno di attenzione o di critiche.
Un’espressione di valore. Ma evidente che l’aggettivo degno usato senza complementi ha una connotazione positiva, tale da meritare alla persona cui associato una valutazione precisa. Non solo bravo, competente ma adatto, all’altezza” dell’incarico che gli stato affidato. Cos per estensione un’opera realizzata secondo i canoni si pu dire degna e volendo spingerci oltre la serata organizzata dagli amici stata veramente degna delle aspettative.
L’evoluzione politica. un’accezione antica di dignit quella che compare nella cultura latina, in particolare negli scritti di Cicerone – prosegue il ragionamento di Maria Cristina Torchia – in cui la dignitas assume una precisa connotazione sociale e politica poich in diretto rapporto con il possesso delle cariche pubbliche. In questo senso la dignit si configura come la qualit essenziale dell’uomo politico, del singolo uomo che si distingue rispetto agli altri uomini perch possiede quelle qualit morali che lo rendono adatto a ricoprire un incarico preminente nella societ. Da qui, poi, con uno slittamento metonimico, la parola dignitas passa a indicare la carica in s.
Gli altri significati. Torniamo un momento ai significati che i dizionari attribuiscono alla parola dignit: espressione grave e severa (di uno sguardo), bellezza austera (di un edificio). Ma eccoci a carica elevata, alto ufficio: ecco perch chiamiamo dignitari (di corte, al servizio di un monarca), coloro che sono titolari di un alto ufficio e nel diritto canonico sono dignitari i titolari di importanti uffici ecclesiastici. Insomma in Vaticano ci sono molti dignitari che devono la loro qualifica al ragionamento del pagano Cicerone.
Ma insomma innata o si conquista? Le due ipotesi non sono in conflitto. La dignit fa parte del nostro bagaglio naturale in quanto esseri umani, ma la si conquista (e viene riconosciuta) in base al nostro comportamento. Se affronti un dolore con dignit (per esempio senza condividere ogni lacrima sui social), se reagisci a una sconfitta con dignit (per esempio senza dare la colpa ad altri che magari ti hanno preceduto), se reagisci ad un’offesa con dignit (magari evitando di coinvolgere tutti i familiari stretti di chi ti ha offeso). Certo, la dignit si pu perdere, subendo una violenza senza difendersi, accettando un sopruso senza protestare, sottomettendosi ad una costrizione per paura delle conseguenze, adattandosi ad una oppressione per quieto vivere.
Potenza delle negazioni. Tanto forte la potenza della dignit e del rivelarsi degni della nostra vita che abbiamo a disposizione una serie di frecce acuminate per reagire quando sotto attacco. Lo sdegno la forte e viva reazione di risentimento misto a disprezzo, provocata da una grave offesa alla propria sensibilit morale. L’indignazione, una risoluta ribellione a quanto offende la dignit propria o degli altri. Indegno letteralmente quello che immeritato o ingiusto, e indegni non sono solo coloro che non sono ritenuti meritevoli per un determinato ruolo. Ma tutti quelli i cui comportamenti sono contrari alle norme morali che consideriamo insopprimibili.
I tormenti del filologo. Ivano Dionigi, latinista e filologo, non si d pace. Non capisce come la parola dignit sia stata confiscata da una maggioranza e tradotta in un decreto come scrive in Osa sapere, edito nella collana I Solferini nel 2019 (decreto che, per altro, si occupa di lavoro e la dignit del lavoro un’altra storia). Ma la preoccupazione del professor Dionigi potrebbe essere estesa ad una quantit di decreti che la politica ha pensato di identificare con un nome per sfuggire all’anonimato dei numeri. Col risultato che nei primi mesi del 2023 stato approvato in materia di immigrazione un decreto chiamato Cutro, con diretto riferimento al tragico naufragio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, davanti alle coste della Calabria, dove sono morte oltre cento persone, molti dei quali bambini, una delle peggiori tragedie di migranti nel Mediterraneo.
Parole importanti. Sarebbe impossibile elencare quante volte e come la parola dignit compare in documenti ufficiali e in letteratura. Ne citiamo tre.
L’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948): Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignit e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. L’articolo 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Pinocchio, di Carlo Collodi (1881). Quando il burattino viene inghiottito dal grande Pesce-cane e incontra un Tonno. – Ma io non voglio essere digerito! – url Pinocchio, ricominciando a piangere -Neppure io vorrei esser digerito! – soggiunse il Tonno – ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce tonni, c’ pi dignit a morir sott’acqua che sott’olio.
20 settembre 2023 (modifica il 20 settembre 2023 | 09:43)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/23_settembre_20/dignita-limite-valori-che-non-siamo-disposti-cedere-aedaad72-56e2-11ee-a17f-69493a54d671.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Paolo Fallai,